Adblock: è legale utilizzare questi software in Italia?
Le pubblicità in rete interrompono la fruizione dei contenuti cercati e sono spesso ridondanti ed è proprio per questo motivo sono stati creati gli Adblock. Cerchiamo di capire insieme cosa sono e il loro possibile utilizzo.
Che cos’ è e come funziona
Adblock è un’ estensione nata per bloccare la pubblicità, limitare le schede pop up e filtrare i contenuti sul web. Consente dunque agli utenti di impedire la visualizzazione di alcuni elementi che causano disturbo o provocano un’ interruzione della navigazione, come le pubblicità.
Il meccanismo di funzionamento è molto semplice. Il software, grazie a una serie di procedure, riconosce l’Url da bloccare. Adblock, quando il contenuto viene caricato, ne impedisce la visualizzazione tramite javascript, un linguaggio di programmazione web.
Chi naviga in rete può decidere se bloccare gli annunci commerciali solo in determinati siti oppure renderlo permanente per tutti. Grazie ad un filtro disponibile, il blocco viene personalizzato mediante la redazione da parte dell’utente di una “white list”, siti su cui è consentita la riproduzione di spot, e una “black list”, dove al contrario non è permessa. Di solito, quando Adblock viene installata, è già presente una lista di filtraggio compilata in automatico dall’azienda sviluppatrice, modificabile dal singolo in base alle proprie esigenze.
Aspetti di legalità di Adblock in Italia
Dal momento che in Italia non esistono precedenti legislativi possiamo analizzare le norme che vigono nel resto d’Europa.
Queste applicazioni sono regolate dalla disciplina della corte d’Amburgo, ad esempio, che si è espressa su una causa portata avanti da una serie di aziende tedesche contro la società produttrice Adblock Plus. Il risultato ottenuto è stato la legalità di tale soluzione. Questi software permettono alle aziende di pagare una cifra per inserire i propri siti nelle cosiddette “liste bianche”, in cui la riproduzione di pubblicità a chi naviga in rete è consentita. Questa dinamica è stata considerata opportuna ed autorizzata in via ufficiale dalla Corte. L’accusa di favoreggiamento della concorrenza sleale è stata negata.
In Italia gli Adblock per bloccare le pubblicità online sono di ampio utilizzo ma non regolati da una chiara normativa. Anche qui però presso le aziende che producono tali software si fanno pagare per permettere alle pubblicità clienti di comparire sulla white list.
Lati positivi e vantaggi
L’utilizzo di tali estensioni ha un alto numero di vantaggi, tra cui possiamo principalmente citare:
- l’ eliminazione degli spot pubblicitari che interrompono la ricerca di materiale sul web o la visualizzazione di un video;
- la limitazione degli annunci e delle finestre pop up, che non solo si aprono automaticamente, ma è anche difficile trovare il modo corretto per chiuderli;
- la capacità di caricamento delle pagine più rapida e il consumo dei dati minore;
- la sicurezza dell’utente. Capita infatti a volt che, cliccando erroneamente su una pubblicità apertasi all’improvviso, vengano installate app o abbonamenti a pagamento a servizi non richiesti. Il rischio di cadere in spam, malware (software dannosi che infettano il computer) o in frodi come il phishing (tramite finzione di identità si induce l’utente a consegnare dati sensibili) è sempre molto alta.
Gli Adblock sono disponibili per computer, tablet e smartphone.
Conseguenze: cosa comporta utilizzare Adblock?
In realtà, non esistono solo lati positivi nell’utilizzo di queste app sia per il sito ospitante sia per l’utente che naviga nel web. Questo perchè senza l’esistenza delle pubblicità anche il sito stesso rischia di scomparire.
Chi ha o sta avviando una attività su Internet può, per via degli Adbock, subire gravi danni. Tramite le pubblicità infatti, non solo si genera un profitto personale ma si ottiene anche un beneficio alla collettività, mettendo in luce la necessità di creazione di nuovi posti di lavoro. Chi limita la libertà del web nascondendo determinati elementi pubblicitari, limita anche la fruizione di contenuti.
Ma non solo! Va anche contro il principio stesso del web, nato in quanto portavoce della libertà d’opinione, d’informazione e di espressione. Internet detiene infatti il primato più vantaggioso per i suoi utenti: la fruizione dei suoi contenuti in maniera gratuita. Ad oggi è possibile accedere ad ogni tipo di informazione o necessità in modo indipendente ed autonomo. Il costo delle aziende che creano contenuti digitali sono sostenuti in toto dalle pubblicità grazie alla possibilità di inserzione di banner durante la navigazione in rete. La mancanza di pubblicità porta dunque a una mancanza di elementi di condivisione e ad una minore possibilità di crescita per chi vuole rendere noto il proprio servizio, prodotto o azienda.
Inoltre, immaginando una rete in cui non è consentito guadagno dalle informazioni, anche la qualità dei contenuti sarebbe più scadente. È vero quindi che spesso le interruzioni sul web sono disturbanti ed invasivi, ma sono anche ciò che consente di accedere liberamente alle informazioni. Infatti, senza il fattore economico che deriva dagli spot e pop up, solo chi è prettamente legato al mondo della politica avrebbe concessioni particolari e l’accesso a finanziamenti pubblici.
Limitando l’informazione a una determinata nicchia di prodotti e di idee non sarebbe più libera.