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Startup: scendono del 35% gli investimenti nel 2022

Startup: scendono del 35% gli investimenti nel 2022

Startup scendono del 35 per cento gli investimenti nel 2022
  • Nausicaa Tecchio
  • 14 Marzo 2023
  • News
  • 4 minuti

Startup: scendono del 35% gli investimenti nel 2022

I dati presentati da CB Insights relativi agli investimenti per le startup parlano chiaro. A livello globale hanno visto un calo del 35% durante il corso del 2022, abbassandosi in tutto di 223,9 miliardi di dollari. Quello che in parte rassicura è che i deal sono variati di poco(-4%) e che quindi questo apparente crollo sia dovuto prevalentemente alla circolazione di somme meno importanti,

In questo panorama globale però l’Italia mostra una tendenza in contrasto perché al contrario gli investimenti in startup nel nostro paese sono decisamente in crescita. Vediamo perciò di analizzare la situazione in modo più dettagliato.

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Uno sguardo diviso per continenti sugli investimenti 

Una delle zone dove appare più evidente questo trend al ribasso sono gli Stati Uniti, dove i capitali investiti sono arrivati a 198,4 miliardi di dollari in tutto. Rispetto al 2021 si tratta di un calo del 37% a livello monetario che va in parallelo con un -7% per quanto riguarda i deal effettuati. Non si tratta però della situazione peggiore perché è un triste primato che spetta all’Asia.

Qui infatti gli investimenti hanno registrato un drastico crollo del 40%, anche se per i deal la situazione è rimasta più contenuta, con una diminuzione del 5%. Per quanto riguarda invece i paesi in via di sviluppo la tendenza invece si è invertita, almeno per alcuni stati dell’Africa. Qui il confronto con il 2021 appare positivo, anche se occorre ricordare che si parte da una situazione diversa. 

In Sudafrica c’è stata una risalita delle somme investite per le startup del 32%, uno dei risultati migliori nel continente. Anche la Nigeria e il Kenya però hanno registrato dei trend positivi, rispettivamente del 17% e del 18%. In tutto per l’Africa gli investimenti dello scorso anno hanno raggiunto i 991 milioni di dollari. 

In Europa la tendenza è in ribasso ma meno evidente che in America, dato che il calo registrato è di circa la metà (-17%). I deal qui hanno registrato un timido rialzo del 2%. Una situazione che appare più incoraggiante rispetto agli altri continenti dell’emisfero Nord. 

La situazione delle startup in Italia 

Nello stato italiano gli investimenti e i deal conclusi nel 2022 hanno decisamente affermato una situazione di controtendenza rispetto al trend globale. I soldi investiti a fine anno risultavano 2,1 miliardi di euro (in dollari 2,25 miliardi). Rispetto al quadro di tre anni fa dove si registravano poco meno di 650 milioni di euro la quota è dunque triplicata. 

Questo scenario così roseo si può spiegare innanzitutto per il fatto che il settore delle startup in Italia è ancora “nuovo”, non espletato come in altri paesi. Si trova anzi nel pieno periodo di crescita perché non ha ancora raggiunto la fase di saturazione del mercato. In futuro molto probabilmente la tendenza si stabilizzerà.

Gli incentivi

Inoltre vanno considerate le agevolazioni fiscali che il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha predisposto per le startup innovative. Per ottenerli ci sono dei precisi requisiti ed esiste una specifica sezione nel Registro delle Imprese a cui fare riferimento. Anche gli investimenti in queste giovani realtà risultano agevolati del 50% fino alla somma di 100.000 euro.

In questa categoria rientrano le giovani imprese che puntano sulle tecnologie all’avanguardia, soprattutto per quanto riguarda il campo dell’informatica. Inoltre devono avere tra il personale almeno 1/3 del totale che sia in possesso di un dottorato di ricerca, o in alternativa 2/3 con la laurea magistrale. 

I fattori legati al calo degli investimenti

Ormai la pandemia inizia a diventare un ricordo rispetto ai primi mesi del 2020 ma questo non vuol dire che l’anno che si è concluso da poco sia stato più semplice.
 
 Il conflitto russo-ucraino che ha avuto inizio ufficialmente il 21 febbraio scorso ha contribuito notevolmente alla crisi dei materiali in Europa. Qui è stato soprattutto il settore tech a soffrirne, sia i brand affermati che le startup.
 
L’inflazione sulle materie prima in Europa e USA non ha certo incentivato gli investimenti, ma in parallelo sono cresciute le richieste di servizi digitali. Le giovani imprese che hanno puntato su questo settore infatti sono quelle ad essere riuscite a rimanere a galla e anzi ad avviare un periodo di crescita. 
 
A causa della crisi sono stati registrati migliaia di licenziamenti, solo nel campo tecnologico  a livello globale hanno perso il posto in 200.000. In Europa è avvenuto il 7% del totale dei casi registrati.
 
 In tutto a dover ricorrere a tagli ingenti sono state più di 1.000 imprese, anche se quelle recenti hanno mostrato un trend meno accentuato da questo punto di vista. 
 
Curiosamente le startup ucraine invece mostrano di far fronte alla situazione bellica in modo eccellente. Verso fine anno molte avevano ristabilito una situazione pari a prima dell’inizio del conflitto. Anzi, Unstoppable Domains è riuscita ad attirare finanziamenti pari a 241 milioni di dollari. Si occupa di creare domini protetti da blockchain. 
 

Gli “unicorni” fra le startup

Usare il nome di una creatura mitologica che secoli fa molti ritenevano essere reale anche se estremamente rara è perfetto anche per certe startup. Si utilizza questa espressione quando ci si trova di fronte a un’impresa giovane che tuttavia registra a livello di valutazione di mercato (e di investimenti) cifre altissime. Per la precisione sopra il miliardo di dollari. 
 
La definizione di startup unicorno è nata nel 2013 dalla fondatrice di Cowboy Adventures. Si arriva a parlare di fenomeno degli unicorni quando simili realtà compaiono in breve tempo in un settore economico specifico. In fondo pare che le probabilità di diventare un mostro simile siano rarissime, di gran lunga inferiori allo 0,001%.
 
Dato il trend in calo del 35% degli investimenti nelle startup naturalmente anche la nascita delle imprese di questo tipo ne ha risentito lo scorso anno. Per usare una figura retorica è stato molto raro vedere unicorni nel 2022. Rispetto al 2021 si registra un calo del 52%.
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