Voglio insegnare? Ecco le possibilità per diventare docente
Se sei un neolaureato, o magari ti sei diplomato da poco, e il tuo obbiettivo è quello di insegnare, allora questo è l’articolo che fa per te. Ti è mai capitato di dirti, con convinzione, voglio insegnare questa materia alla quale sono così appassionato/a? Se la risposta è sì, allora sei il candidato giusto per diventare docente.
Diciamoci la verità, per essere un bravo insegnante ci vuole molto di più che la semplice conoscenza della propria materia: si tratta, come dicono in molti, e giustamente, di una vera e propria vocazione. Si, perché la pratica dell’insegnamento non consiste soltanto nella ripetizione di nozioni ad un gruppo di automi. Un insegnante degno di questo nome sa che ha a che fare con degli esseri umani, soprattutto se giovani o giovanissimi, con i loro alti e bassi, con le loro differenze a livello di apprendimento e di personalità. Un bravo insegnante non comunica solo dei fatti, bensì è in grado di trasmettere le sfumature della materia che insegna, il suo entusiasmo per essa, è insomma in grado di ispirare anche negli studenti un grado di comprensione, se non addirittura interesse o passione, per quello che insegna.
Se pensi che insegnare faccia per te, allora devi sapere che ci sono iter specifici da seguire per iniziare ad esercitare questa professione nel territorio italiano. A seconda che tu voglia insegnare nella scuola dell’infanzia, primaria o secondaria, tali iter differiscono leggermente; di seguito, potrai trovare più dettagli riguardo le diverse fasi di entrambi i percorsi di abilitazione all’insegnamento.
Come fare per insegnare nella scuola dell’infanzia o primaria
Va innanzitutto specificato che, a partire da una legge entrata in vigore nel 2017, vi è una distinzione fra nido, scuola dell’infanzia e scuola primaria. Tale differenziazione si riflette nelle tipologie di titoli necessari per poter insegnare presso le tali: se per diventare maestri di asilo nido è necessaria la laurea triennale in Scienze dell’educazione, per la scuola dell’infanzia e primaria è necessaria la laurea specialistica in Scienze della formazione primaria. In alternativa, sono validi anche i diplomi di istituto magistrale o di liceo socio-psico-pedagogico ottenuti entro l’anno scolastico 2001-2002.
Per ottenere una cattedra presso una scuola primaria, bisogna passare attraverso specifici concorsi indetti a livello nazionale. Una volta che si possiedono i requisiti specificati qui sopra, va presentata una domanda al MIUR tramite la loro piattaforma Polis. In seguito, bisogna superare due prove, una scritta e l’altra orale, nelle quali ci si accerta che il candidato possieda le conoscenze teoriche e pratiche per esercitare la professione di insegnante. In caso di superamento delle prove e di assegnazione, il candidato completa poi un periodo di prova di un anno, seguito, con esito positivo, dall’assunzione.
Come fare per lavorare come supplente
Sia per le scuole primarie che per le secondarie, non è necessario passare attraverso i concorsi pubblici per insegnare come supplenti. Nonostante, come sarà esposto in seguito, gli istituti attingano da graduatorie di insegnanti che sono passati attraverso i concorsi per assegnare alcune supplenze, è anche possibile presentare una domanda presso uno o più istituti per essere potenzialmente chiamati. Attraverso tali domande, e potenziali incarichi, è possibile anche accumulare punti relativamente alle graduatorie per l’assegnazione delle cattedre, per un massimo di dodici punti all’anno.
Come fare per insegnare nella scuola secondaria
L’iter da seguire per insegnare presso una scuola secondaria, di primo o secondo grado, è per certi versi molto simile a quello per la primaria. La prima differenza sostanziale si ritrova nell’esistenza delle cosiddette classi di concorso: a seconda del proprio percorso di studi, e più precisamente dei corsi ed esami di specifiche materie all’interno di un percorso universitario, un candidato può iscriversi ad una o più di esse, e sostenere le prove di concorso relative.
Altra differenza importante si trova a livello di requisiti per partecipare ai concorsi: insieme al diploma (Isef, di istituto tecnico o pratico, oppure accademico) o alla laurea (magistrale o specialistica, di vecchio o nuovo ordinamento), il candidato deve essere in possesso di 24 CFU (Crediti Formativi Universitari) ottenuti tramite appositi corsi ed esami. Si tratta di corsi che vertono sulle discipline antro-psico-pedagogiche, e sulle metodologie e tecnologie didattiche.
Una volta in possesso di tutto ciò, un aspirante insegnante può iscriversi ad un concorso pubblico quando esso viene indetto dal MIUR. Tale concorso, che si articola su due prove scritte (una sulle materie di interesse, l’altra sulle discipline e tecniche antro-psico-pedagogiche di cui sopra) e una orale (nella quale va dimostrata anche la conoscenza dell’inglese livello B2), viene ritenuto superato con un punteggio di sette su dieci; a seconda della disponibilità, vengono assegnate quindi le cattedre.
Alcuni chiarimenti riguardo le graduatorie
Esistono varie graduatorie nelle quali sono inseriti gli insegnanti, abilitati o meno tramite concorso. Quelle che interessano ad un potenziale nuovo candidato docente, sono tre: quelle di Merito, Provinciali e di Istituto (queste ultime due sono legate fra loro). Nella prima vengono inseriti i docenti che hanno vinto un concorso ma che non hanno attualmente una cattedra, e da essa viene presa parte dei docenti da assegnare alle cattedre libere, mentre le altre due riguardano la chiamata per supplenze. Le graduatorie Provinciali, infine, si suddividono in fascia I e II: nella prima, rientrano i vincitori di concorso che non rientrano nei posti fissi disponibili nelle scuole, mentre nella seconda tutti coloro che non possiedono l’abilitazione ottenuta tramite concorso.
Per maggiori informazioni, come sempre rimandiamo al sito del MIUR.