Stipendi e inflazione: difficile far quadrare i conti in un contesto di rincari
Un sondaggio condotto dall’Adecco Group riporta quanto gli stipendi in Italia siano decisamente troppo bassi per sostenere le spese quotidiane. È necessario anche considerare i costanti rincari al netto di mancati aumenti salariali.
Analizziamo al meglio la situazione insieme.
Indice
Stipendi: il problema di inflazione e rincari
La maggioranza degli italiani considera i propri stipendi insufficienti per far fronte ai rincari ed inflazione. Alcuni importanti dati emergono da una ricerca condotta dall’Adecco Group dal nome Global Workface.
In base ai risultati:
- 61% dei lavoratori ritiene che l’attuale stipendio non sia sufficiente per far fronte ai rincari causati dall’ inflazione;
- 46% degli intervistati ha scelto il proprio attuale lavoro in base allo stipendio e ai benefit offerti;
- 8 lavoratori su 10 invocano il salario minimo per supportare i redditi più deboli;
- 79% ritiene il salario minimo uno strumento per garantire maggiore equità e favorire l’innalzamento dei redditi più bassi;
- 9% è favorevole al salario minimo ove sia allo stesso tempo incentivata la produttività delle aziende;
- 5% è scettico e reputa il tema di dominio della trattativa con i sindacati attraverso la contrattazione collettiva;
- 7%, e quindi una quota poco significativa di persone, ne è contraria.
Quale potrebbe dunque essere una soluzione? Sicuramente garantire una maggiore progressione nelle carriere per accedere a compensi economici più elevati. E per fare ciò è necessario investire in percorsi di upskilling e reskilling dei lavoratori.
I benefici principali sarebbero molto, tra cui principalmente:
- garantire l’occupabilità nel lungo periodo;
- mettere i professionisti nelle condizioni di crescere;
- permettere una maggior soddisfazione sul proprio loro ambiente lavorativo.
Upskilling e Reskilling come possibili soluzioni
Negli ultimi anni abbiamo assistito a grandi e rapidi cambiamenti nel mercato lavorativo:
- innovazione tecnologica;
- incerto scenario economico e sociale;
- pandemia da Covid-19 e il conseguente sviluppo dello smart working.
In un tale scenario i processi di upskilling e reskilling sono fondamentali.
E quindi:
- adattarsi a tali cambiamenti;
- apprendere nuove skills;
- rivedere ed eventualmente cambiare i propri processi lavorativi
- approcciarsi a nuove tecnologie;
- modificare luoghi fisici di lavoro;
- cambiare le strutture dei business, sempre più improntate verso il digitale.
L’upskilling è un processo volto a migliorare, implementare, sviluppare e riqualificare le competenze del lavoratore. Una sorta di upgrade delle competenze già in possesso del singolo che permetta di aggiornarsi ed adattarsi alla trasformazione del lavoro e dei processi.
Ogni azienda dovrebbero portare avanti con percorsi di formazione continua per i dipendenti. In questo modo:
- la produttività viene migliorata;
- ognuno può svolgere le proprie mansioni in modo più efficiente;
- è possibile ottenere avanzamenti di carriera.
Parliamo invece di reskilling per indicare un processo di apprendimento di nuove competenze ed abilità lavorative al fine di:
- svolgere mansioni e ricoprire ruoli diversi da quelli correnti all’interno della propria azienda;
- mantenere le risorse già presenti trasformando il lavoro e i ruoli;
- supplire alla mancanza di skills tramite corsi appositi.
In questo modo possono essere mantenuti i dipendenti piuttosto che assumerne di nuovi.
Stipendi: i danni dell’inflazione
In linea generale la problematica degli stipendi estremamente bassi è sempre esistita sul suolo italiano. È infatti tra i più bassi d’Europa.
Una ricerca condotta da Eurodice, organo europeo di informazione, ha riportato dati preoccupanti:
- gli italiani guadagnano meno rispetto la maggior parte degli altri lavoratori in Europa;
- l’aumento del salario è un procedimento lento;
- solo dopo aver lavorato per 35 anni si può raggiungere il massimo consentito. Se si raggiunge questo traguardo si ha a disposizione il 50% in più dei primi stipendi.
Ad ogni modo questi dati riportano le reali difficoltà di ottenere uno stipendio adeguato al carico di lavoro e poter mantenere uno stile di vita equilibrato. Anche il tempo per progredire necessario è troppo alto. Per questo motivo in Italia solo un lavoratore su 10 è soddisfatto del proprio salario.
E tra i problemi primari c’è l’inflazione, che è in costante aumento. Così come è in continua crescita di conseguenza il livello di povertà L’inflazione è infatti in salita del 8,6% ed è in previsione previsto un arrivo al 10%. La crisi è la più grave vissuta nell’ultimo triennio e non è destinata a fermarsi.
Il caro vita aumenta sempre di più e le famiglie italiane fanno fatica ad arrivare a fine mese aumentando la gravità dell’emergenza.
Giovani e mondo del lavoro
Le stime parlo chiaro. Nell’ultimo anno la percentuale di persone che ha cambiato lavoro ammonta a 76% di Millennials e 28% di Generazione X.
E nella maggior parte dei casi la retribuzione è stata un fattore decisivo nella scelta. Ma non è l’unica.
La problematica riflette infatti anche un sentiment in risposta al cambiamento di percezione dei valori legati al lavoro. Alla base di questo cambiamento di priorità su come le persone vivono oggi il mondo del lavoro c’è un’evoluzione psicologica. Questa riguarda il rapporto tra la persona e la propria mansione.
Ai giorni d’oggi il lavoro deve soddisfare le proprie esigenze principali tramite più fattori:
- retribuzione: elemento motivante e trainante;
- realizzazione personale: iniziative che aiutino a preservare il benessere delle persone;
- equilibrio fra vita professionale e vita privata
- conferimento di uno scopo alla propria attività lavorativa;
- inserimento del lavoro in un progetto di vita.
Altri fattori prioritari guardati da professionisti nella scelta di un lavoro sono:
- benefit;
- welfare aziendale;
- programmi di formazione;
- possibilità di smart working.
Il cambiamento del mondo del lavoro è accelerato negli anni della pandemia. Ad oggi si procede verso la ricerca della sostenibilità sociale. Obiettivo difficilmente misurabile ma con un impatto notevole a livello economico e organizzativo.
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