Startup: settore promettente e in grande evoluzione
Quello delle startup è un settore molto promettente e, se vogliamo, anche molto emozionante. Per loro definizione, le startup puntano alla crescita ultrarapida, anche mediante l’adozione di nuove tecnologie.
In particolare, in questi ultimi anni stanno prendendo sempre più piede tutte quelle aziende che hanno come propria base l’intelligenza artificiale. Ad oggi, se volessimo fare un esempio concreto, non potremmo non citare OpenAI, nota al pubblico per il recente successo di chatGPT.
OpenAI è il classico esempio di come l’intelligenza artificiale possa essere adeguatamente sfruttata per fornire soluzioni innovative ed utilissime.
D’altronde da un lavoro nato dal lavoro di esperti del calibro di Elon Musk, noto per essere il CEO di Tesla ed il fondatore di SpaceX, non ci aspettavamo meno di questo.
Nei piani di coloro che l’hanno creata, Musk compreso, OpenAI svilupperà tecnologie avanzate che impiegheranno l’intelligenza artificiale in modo responsabile e sostenibile, con l’obiettivo di aiutare a creare un futuro migliore per l’umanità.
Un obiettivo che è riuscito anche ad attirare l’attenzione di Silicon Valley e, addirittura, di Big-G.
Stando alle ultime notizie (e ad alcune news condivise dal Wall Street Journal), Musk e soci starebbero pianificando la vendita di azioni di chatGPT oltre che della società stessa, ovviamente.
Un affare da ben 29 miliardi di dollari, che tramuterebbe la startup in una delle più quotate e meglio pagare nella storia delle aziende di piccole dimensioni.
In questo articolo cercheremo di capire come le startup, come la già citata OpenAI, stanno cambiando il mondo degli affari e degli investimenti.
Ma non solo: vedremo anche come come l’intelligenza artificiale sta diventando sempre più importante per la creazione di soluzioni innovative, in grado di destare l’interesse negli investitori.
OpenAI: 29 miliardi per la startup che sta cambiando il mondo dell’AI
Lo accennavamo in apertura: OpenAI sta per andare avanti con un’OPA, ossia un’Offerta di Pubblico acquisto, che rischia sul serio di far valutare la startup ben 29 miliardi di dollari.
La fonte che ha riportato tale notizia è abbastanza attendibile, dato che stiamo parlando del Wall Street Journal.
Secondo la fonte americana, in questo modo OpenAI farà il salto di qualità, rendendo monetizzabile il celebre chatbot, che nelle ultime settimane ha riscosso particolare successo e ha attirato l’attenzione a livello globale, sia degli esperti in tech e AI, sia dei meno esperti.
Si tratta di un’OPA colossale che, se dovesse concretizzarsi, porterebbe OpenAI ad equiparare il debutto in borsa di altre startup ugualmente di successo.
Solo per fare qualche esempio AirBnB, ormai piattaforma di affitti brevi di alloggi vacanza, e Mobileye, produttrice di tecnologie di visione artificiale per la guida autonoma e la sicurezza stradale.
Non solo OpenAi: un settore promettente ed in continua evoluzione
Comunque, OpenAI non è l’unica tra le startup a voler sfruttare l’intelligenza artificiale per cambiare il mondo. E, soprattutto, per fornire risposte in formato testo.
D’altro canto, i chatbot esistono da anni, lo sappiamo tutti. E vengono utilizzati da moltissime aziende, soprattutto di grandi dimensioni, come ausilio al loro piano di marketing digitale.
È dunque ovvio che, ancora prima di OpenAI, altri imprenditori abbiano fiutato l’opportunità enorme offerta da questo tipo di tecnologia.
Non tutti sapranno però che, poco tempo fa, era stato rilasciato un chatbot di proprietà di Google che aveva caratteristiche simili a chatGPT. Si chiama LaMDA e non è altro che un modello di linguaggio sviluppato da Google AI.
Addestrato su un grande dataset di conversazioni per generare risposte naturali in una varietà di contesti di conversazione, LaMDA è stato progettato per essere utilizzato in applicazioni di conversazione, come chatbot e assistenti vocali, per generare risposte più naturali e appropriate alle domande degli utenti. LaMDA è stato rilasciato come una API di Google Cloud nel 2020 ed è stato utilizzato in diverse applicazioni, come assistenti virtuali per la gestione della casa, conversazione con un agente virtuale e generazione di scrittura creativa.
Anche Google è dunque attivo in questo tipo di settore, anche se ovviamente a livelli diversi, dato che non si tratta di una startup ma di un colosso della tecnologia.
Eppure, il fatto che Google si sia reso conto che questo settore sia in evoluzione non basta agli investitori. Molto spesso, si rinuncia a sostenere le piccole aziende che si occupano di migliorare il mondo attraverso l’AI.
È quanto accaduto anche ad OpenAI, che si è vista rifiutare fondi da alcune società di venture capital. In particolare, in molti non sono concordi nell’attribuire una valutazione miliardaria alla piccola startup, nonostante le promettenti premesse.
OpenAI: i limiti da superare
I dubbi mossi da parte dalle società di venture capital sono più che leciti. In effetti, molti sono i progressi e altrettante le sfide che OpenAI dovrà affrontare nei prossimi mesi.
Gli utilizzatori di chatGPT, ossia tutti coloro che hanno già provato ad interagire con questo chatbot dalle mille potenzialità, ne conosceranno benissimo i limiti.
Il più grande è quello che riguarda il suo saper rispondere solo ad interrogativi o a eventi che hanno avuto luogo fino al 2021. Chi sperava di poter utilizzare questo tipo di tecnologia sfruttando informazioni più aggiornate è sicuramente rimasto deluso. Al momento, tutto ciò non è affatto possibile.
Inoltre, cosa forse ancor meno incoraggiante, anche moltissime informazioni datate prima del 2021 non vengono restituite in maniera corretta. Capita, dunque, di interrogare chatGPT su un argomento o avvenimento pre-2021, ma di ricevere risposte non corrette.
Startup tech e grandi acquisizioni
In ogni caso, i limiti evidenti potranno sicuramente essere superati. Si tratta comunque di un periodo d’oro per le starup come OpenAI.
Lo testimoniano le grandi acquisizioni avvenute negli ultimi anni. Solo per fare qualche esempio, Activision Blizzard è stata acquisita da Microsoft nel 2022 per 69 miliardi di dollari; Bungie è costato a Sony 3,6 miliardi di dollari.
E, solo due anni fa, la piattaforma per comunicazioni di lavoro tra colleghi Slack è stata acquistata da Salesforce, nota impresa statunitense attiva in ambito tech.