Smart working: risparmiamo il 40% di CO2 per lavoratore
Lo smart working ha avuto un grande impatto sulla vita dei lavoratori e non solo. La sua introduzione, infatti, ha comportato un radicale cambiamento dello stile di vita di molte persone e questo cambiamento ha avuto una ricaduta anche sull’ambiente.
Se era già facile supporlo, a confermarlo è stato il report di Enea, pubblicato nel febbraio 2023. Lo studio dell’ Agenzia nazionale ha analizzato come siano cambiate le città di Roma, Torino, Bologna e Trento per tasso di inquinamento e consumo dei carburanti. Il periodo di tempo preso in considerazione è il quadriennio dal 2015 al 2018.
Stando ai dati, permettendo di lavorare da remoto si è evitato di emettere circa 600 chilogrammi di anidride carbonica all’anno, ovvero il 40% in meno. Inoltre, sono state evidenziate forti riduzioni anche di gas-serra e Pm10 e di Pm2,5: sostanze altamente inquinanti e dannose. Tutti questi miglioramenti si ricollegano al mancato utilizzo di mezzi gommati come auto e moto. Vetture e motocicli privati sono, infatti, il mezzo di trasporto preferito dei lavoratori per compiere il tragitto casa-lavoro-casa, ma anche la principale causa di inquinamento urbano.
Smart working e impatto ambientale: la ricerca di ENEA
Nel febbraio di quest’anno Enea ha pubblicato in un articolo i risultati di uno studio che ha analizzato i benefici dello smart working in ambito di sostenibilità e riduzione dell’inquinamento urbano. Come si legge sul sito ufficiale, Enea è l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, ovvero un ente di diritto pubblico che ha come obiettivo la ricerca e l’innovazione tecnologica nei settori dell’energia, dell’ambiente e dello sviluppo economico sostenibile.
Lo studio si è concentrato sull’impatto del lavoro agile sull’ambiente nell’arco di tempo ristretto che va dal 2015 al 2018 e, nello specifico, nelle città di Roma, Torino, Bologna e Trento.
Come ha dichiarato Bruna Felici, ricercatrice ENEA dell’Unità Studi, Analisi e Valutazioni, le ragioni per cui sono state selezionate queste quattro città sono sostanzialmente due: il territorio e la disponibilità dei volontari.
Queste città, infatti, per il loro profilo storico e territoriale sono state considerate degli esempi in grado di offrire risultati diversificati e mostrare un quadro variegato e chiaro di come le diverse città hanno risposto all’introduzione del lavoro agile.
L’altro fattore è di natura puramente pratico: la disponibilità dei volontari e il gran numero di risposta accumulate ha fatto sì che lo studio potesse contare su un campione molto più ampio e quindi fare stime e valutazioni più precise.
Per comprendere a fondo il report di Enea è importante specificare che Il campione preso in considerazione è un gruppo formato da 1.269 dipendenti della pubblica amministrazione. Tra le loro caratteristiche si distinguono la presenza delle sedi di lavoro in una queste quattro città e la possibilità di lavorare da casa 2 giorni alla settimana, per un totale di 100 giorni l’anno. Inoltre, sono soliti spostarsi con mezzi privati come auto e moto.
I risultati del report
Dalla ricerca è emerso che lo smart working ha notevolmente diminuito il tasso di inquinamento nelle città prese in esame. In particolare le emissioni si sono ridotte del 40% per ciascun lavoratore rimasto a casa. Questo corrisponde a 600 kg di anidride carbonica l’anno. Le cifre contano all’incirca 8000 tonnellate di CO2 in meno.
Inoltre, l’analisi ha mostrato anche una forte riduzione come i gas serra e inquinanti atmosferici ossido di azoto (dai 14,8 g di Trento ai 7,9 g di Torino), monossido di carbonio (da 38,9 g di Roma a 18,7 g di Trento), nonché il particolato atmosferico sottile e ultra-sottile Pm10 e Pm2,5 (rispettivamente da 1,6 g di Roma a 0,9 g di Torino e da 1,1 g di Roma e Trento a 0,6 g di Torino)
La ragione di questo drastico calo in realtà è piuttosto semplice e dipende dal minor utilizzo di mezzi di trasporto privati, come auto e moto. Queste, infatti, sono le soluzioni preferite dai lavoratori che possono così avere la massima flessibilità e indipendenza. In Italia l’utilizzo delle automobili è un vero e proprio problema, infatti, il trasporto su gomma è responsabile del 25% delle emissioni totali nazionali di gas-serra.
Mobilità dei lavoratori e inquinamento
L’utilizzo di mezzi privati è particolarmente diffuso nelle città con mezzi di trasporto pubblici inadeguati al soddisfacimento delle esigenze dell’utenza oppure perché totalmente assenti. I lavoratori per compiere il tragitto casa-lavoro-casa preferiscono affidarsi ai trasporti gommati di proprietà che affidarsi ai servizi pubblici.
In particolare è stato calcolato che la distanza media percorsa è di 35 km al giorno, ma in alcuni casi può superare anche i 70 km. Il tempo corrispondente è di circa 1 ora e 30 minuti. Il report di Enea ha stimato che ogni persona trascorra circa 82 ore l’anno bloccata nel traffico. Le conseguenze di questo stile di vita sull’ambiente sono sconfortanti.
Lo smart working, limitando o eliminando questi spostamenti, si è rivelato essere un modo efficace per migliorare la qualità dell’ambiente e la sua vivibilità. La sua diffusione nel corso dei quattro anni presi in analisi ha contribuito ad abbassare i livelli di inquinamento e congestionamento delle arterie urbane. La possibilità di restare a casa, inoltre, ha dato modo ad alcuni quartieri-dormitorio di rianimarsi e tornare a essere vissuti.
Una buona parte dei partecipanti allo studio ha dichiarato che nel tempo libero, quindi nel tempo extra rispetto a quello dello smart working, ha scelto anche alternative più sostenibili per spostarsi. In questo modo i circa 260 litri di benzina a persona risparmiati sono aumentati ulteriormente.
Il ruolo dello smart working negli interventi futuri
Che cosa si può dedurre da questo report? Innanzitutto è interessante notare che l’arco di tempo preso in considerazione è precedente a quello della pandemia da Covid-19. Le chiusure e la trasformazione “forzata” di molte posizioni lavorative in lavori da remoto, quindi, non sono state prese in considerazione. Questa spinta e apertura obbligata al lavoro agile si inserisce in un processo già avviato negli anni precedenti, rafforzandone le conclusioni.
Il lavoro agile sta chiaramente diventando un’opzione che va presa in considerazione non solo nell’interesse dei lavoratori, ma anche dell’ambiente. Negli ultimi tempi, infatti, il lavoro da remoto e la digitalizzazione vengono inclusi quando si parla di sostenibilità.
Se fino a questo momento, infatti, le energie si erano concentrate sul creare strade più grandi oppure sul rendere meno inquinanti le auto, adesso si sta trovando nello smart-working un valido alleato. I benefici per l’ambiente offerti dal lavoro da remoto, sono chiari e inequivocabili che offrono l’occasione di trovare alternative innovative e attente alle reali esigenze dei lavoratori e del territorio.