La sindrome di Wendy o sindrome della crocerossina
La sindrome della crocerossina, anche chiamata sindrome di Wendy (dalla protagonista della favola di Peter Pan), è un tipo di perfezionismo altruista spesso dannosa per la salute psico-fisica. Si tratta di persone che vivono esclusivamente per il proprio partner, solitamente problematico accudendolo e prendendosene cura in maniera acritica.
Analizziamo al meglio insieme questa dinamica psicologica, implicazioni, cause e sintomi principali!
Indice
Che cos’è la sindrome della crocerossina
La sindrome della crocerossina è una dinamica psicologica, prevalentemente osservato nelle donne, che
- trova soddisfazione e gratificazione nel vedere l’altro, generalmente il partner, trarre beneficio per merito dei propri sacrifici e supporto;
- manifesta eccessive cure e protezioni;
- agisce costantemente orientata verso soddisfazione, gratificazione e giustificazione dell’altro;
- si impegna totalmente nell’altro trascurando propri bisogni e interessi.
Questo comportamento si esprime attraverso atteggiamenti materni e protettivi, mirati a supportare e compiacere. Il prendersi cura dell’altro viene vissuto con incessante impegno consapevole e gioia acritica, poiché la gratificazione personale deriva dal sentirsi utili e necessari.
Questa forma di dipendenza emotiva si radica in una percezione di sé come essenziale e irrinunciabile per la relazione e il benessere dell’altra persona.
La dinamica fondamentale della sindrome della crocerossina consiste nel far coincidere il senso della propria vita con l’essere in grado di offrire cure o salvare qualcuno, la maggior parte delle volte idealizzato. Quest’istinto può di certo esistere solamente nel momento in cui vi è qualcuno da salvare o curare. La propensione è quindi quella di scegliere partner problematici o complicati che necessitano di assistenza, supporto o attenzioni particolari.
La convinzione sottostante a tale atteggiamento riflette una credenza secondo cui l’amore e l’apprezzamento devono essere guadagnati attraverso il sacrificio personale. In questo contesto, l’amore non è quindi un dono gratuito e spontaneo da accettare come incondizionato.
Cause e fattori alla base della sindrome di Wendy
La sindrome della crocerossina deriva da più fattori e cause correlati tra loro. I principali sono
- educazione ricevuta: in quest’ambito il ruolo del caregiver è stato oggetto di di valorizzazione. La persona che soffre di sindrome della crocerossina potrebbe aver subito una sorta di condizionamento o impulso a diventare il pilastro della relazione;
- traumi infantili e adultizzazione precoce: divorzio dei genitori, presenza di un genitore assente o disfunzionale, carico di responsabilità familiari. In questo contesto il bambino ha dovuto prendersi cura di sé stesso o degli altri in maniera prematura. Questa prematura responsabilizzazione ha impedito lo sviluppo di una maturità affettiva adeguata. Ciò ha creato un bisogno di gratificazione interna attraverso l’aiuto rivolto verso gli altri;
- bassa autostima e paura di non essere accettati o amati: la persona cerca compulsivamente l’approvazione degli altri attraverso la prestazione di cura e attenzione;
- influenze culturali che enfatizzano la propensione femminile per cura, ascolto, empatia, sostegno, assistenza e sacrificio. Le origini sono multifattoriali e radicate in vari aspetti dell’esperienza personale tra cui struttura di personalità, stile e circostanze.
Infine, dal punto di vista psicologico, l’esigenza di salvare qualcuno per sentirsi amati, è un tentativo di curare un proprio disagio interiore o compensare una percezione di colpa.
Dinamiche e pericoli di questo disturbo
Chi soffre della sindrome da crocerossina tende a riprodurre involontariamente il medesimo relazionale appreso nell’infanzia. A causa di esperienze emozionali irrisolte, l’amore è percepito unicamente come cura e assistenza. Ciò che la guida non è una scelta consapevole e matura ma un desiderio inconscio di riparazione emotiva.
La persona non è quindi in grado di concepire relazioni affettive adulte basate su desiderio genuino e scambio reciproco. Rimanendo intrappolata in un ciclo di dipendenza affettiva e sacrificio personale, impedisce la possibilità di vivere relazioni sane e bilanciate.
In questa dinamica si tende a cercare un partner che rifletta le caratteristiche di una figura familiare importante e problematica. Il senso di onnipotenza che ne deriva porta a maturare la convinzione di essere speciali rendendo felice e riconoscente il partner da riuscire dove altri hanno fallito.
Come è evidente questo modello relazionale si basa su un’illusione e ignora segnali di pericolo. Annullare sé stessi per investire tutte le energie nel prendersi cura dell’altro diventa un modo per colmare un vuoto affettivo ed esistenziale. In quest’ottica, il prendersi cura dell’altro assume il significato manipolativo tipico delle relazioni basate sulla dipendenza affettiva.
Le estreme attenzioni nascondono il desiderio, seppure inconscio, di legare strettamente l’altro a sé. Tuttavia quest’aspettativa si rivela fallimentare quando il partner, una volta risolti i propri problemi, cerca indipendenza.
Soluzioni e cure
I meccanismi alla base della sindrome della crocerossina, ove non riconosciuti e affrontati, possono persistere per tutta la vita perpetuando un circolo vizioso di dipendenza emotiva e insoddisfazione relazionale.
Per questo motivo è necessario riconoscerli ed affrontarli il prima possibile. Di certo il primo passo da compiere è la consapevolezza.
Spesso chi ne è affetto non si rende conto di essere l’artefice della propria sofferenza e quindi non cerca aiuto. Una volta riconosciuto è possibile affrontare un percorso terapeutico con un professionista. Esso si basa su vari step:
- indagine delle cause sottostanti inconscie che hanno contribuito a sviluppare questo comportamento;
- esplorazione della vita del soggetto per comprendere come si sia formata la convinzione di doversi guadagnare l’amore;
- indagine su eventuali esperienze di abbandono e timori di rifiuto;
- lavoro sulla consapevolezza che niente è è possibile sopravvivere a separazioni dolorose;
- costruzione dell’autostima e dell’idea che le vere gratificazioni derivano dal prendersi cura di sè stessi;
- sviluppo di emozioni positive;
- importanza del saper esprimere i propri bisogni e desideri in modo chiaro e diretto;
- identificazione di passioni e interessi personali.
Spesso risulta molto utile utilizzare un diario personale. In questo spazio protetto risulta più semplice riflettere in modo più aggettivo sui propri comportamenti ed esprimere rabbia e sensi di colpa. Implementare giorno per giorno piccoli cambiamenti nella vita quotidiana contribuisce significativamente al processo di guarigione.
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