Separazione coniugale: l'importante ruolo dell’Avvocato per evitare conflitti
La separazione coniugale è un evento decisamente traumatico che incide profondamente sull’esistenza dei singoli interessati. Molto facilmente può portare ad una conflittualità, uno dei motivi per cui la figura dell’avvocato assume un ruolo fondamentale.
Analizziamo insieme il supporto che l’avvocato da nell’affrontare la separazione con equilibrio e dignità.
Il ruolo dell’avvocato durante una separazione
- sapersi orientare nella complessità delle norme giuridiche;
- offrire una soluzione tecnico-normativa;
- saper bilanciare tra la tutela dei diritti del cliente e la ricerca di un dialogo costruttivo tra le parti;
- stabilire un equilibrio tra il rispetto dei diritti e la dignità della persona.
Separazione e gestione del conflitto
Chi sta attraversando una separazione non è di certo nella condizione ottimale per assumere decisioni ponderate sulla sua vita futura. Nelle prime fasi, il soggetto che subisce la decisione è spesso incapace di decisioni ragionevoli anche per i figli.
Spesso entrano infatti in gioco variabili che coinvolgono tutti i soggetti facenti parte del contesto conflittuale. Tra questi:
- vissuti emozionali;
- empatia;
- capacità cognitive;
- eventuali patologie psicologiche.
L’avvocato di diritto di famiglia deve quindi essere in grado di supportare nel raggiungimento di accordi solidi con l’ex partner e di ausilio alla risoluzione del conflitto.
Le prime fasi di elaborazione della separazione sono inoltre connotate da maggior complessità per via delle dinamiche cui è sottoposta la psiche. È necessario del tempo per elaborare correttamente la perdita della persona cara e della propria quotidianità. In questo momento un professionista deve consigliare un accordo transitorio da iniziare ad applicare alla propria vita.
Utilizzando questa soluzione, in vista dell’accordo di separazione definitivo, il precario equilibrio psico-emotivo non viene ulteriormente destabilizzato.
Dopo un determinato periodo di tempo dalla sottoscrizione dell’accordo sperimentale, le parti sono dotate di:
- meno dubbi in merito alla gestione della propria vita futura;
- vissuto nel quotidiano con nuove regole;
- ragionamento più lucido;
- collaborazione corretta con l’avvocato e con le altre parti;
- desiderio di raggiungere condizioni di accordo equilibrate, attenuando la conflittualità.
L’importanza di tale figura professionale
L’avvocato non si occupa solo di separazione ma anche di altre attività come assistenza, consulenza giuridica e rappresentanza legale. Tutto ciò è possibile grazie alle competenze acquisite nel percorso di studi del mondo giuridico e del funzionamento della giustizia.
Dopo il diploma secondario è necessario conseguire una laurea magistrale in Giurisprudenza, requisito essenziale per poter intraprendere la carriera.Tra le materie in oggetto del ciclo di laurea possiamo menzionare:
- varie tipologie di diritto: pubblico, privato, commerciale, costituzionale, civile, penale, amministrativo, ecclesiastico, tributario e del lavoro;
- filosofia del diritto;
- economia politica;
- storia del diritto medievale e moderno;
- lingua straniera;
- informatica.
Dopo aver ottenuto la laurea in giurisprudenza è necessario iniziare il praticantato. Tale tirocinio può essere svolto presso uno studio legale di avvocati. Inoltre il laureato deve iscriversi nel registro dei praticanti presso il Consiglio dell’Ordine, presso il tribunale della circoscrizione in cui si ha la residenza.
La pratica forense ha una durata totale di 18 mesi. In questo tempo sono 20 a semestre il numero di udienze alle quali il praticante avvocato deve partecipare. È però possibile, in sostituzione di un anno di praticantato, ottenere un diploma presso una Scuola di Specializzazione.
Abilitazione ed iscrizione all’Albo
Una volta terminato il praticantato è necessario sostenere l’esame di stato per poter essere abilitati all’esercizio della professione.
L’esame è suddiviso in due prove:
- scritta: redazione di due pareri legali in materie regolate dal codice civile e penale, un atto giudiziario su un quesito a scelta tra tre in materia di diritto privato, penale e amministrativo;
- orale: colloquio davanti a una commissione. In questa sede si discute lo scritto e si risponderà ad altre domande su 5 materie a scelta dell’esaminato.
Una volta superato l’esame c’è il giuramento dell’avvocato, una cerimonia simbolica svolta presso il tribunale, ove il neo avvocato deve pronunciare la formula:
“Consapevole della dignità della professione forense e della sua funzione sociale, mi impegno ad osservare con lealtà, onore e diligenza i doveri della professione di avvocato per i fini della giustizia ed a tutela dell’assistito nelle forme e secondo i principi del nostro ordinamento.”
A questo punto l’avvocato può procedere all’iscrizione alla Cassa Forense, se in possesso di tali requisiti:
- cittadinanza italiana o di Stato dell’UE;
- superamento dell’Esame di Stato;
- domicilio professionale nella circoscrizione del tribunale;
- pieno esercizio dei diritti;
- non avere condanne, pene detentive, misure cautelari e interdittive;
- non trovarsi in condizioni di incompatibilità in base all’art 18.