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Scuola in Italia: professori in aumento ma alunni in diminuzione

Scuola in Italia: professori in aumento ma alunni in diminuzione

Scuola in Italia professori in aumento ma alunni in diminuzione
  • Sara Elia
  • 9 Giugno 2023
  • Scuola e università
  • 4 minuti
  • 12 Giugno 2023

Scuola in Italia: professori in aumento ma alunni in diminuzione

Le notizie sulla situazione attuale della scuola in Italia sono bivalenti.

Il comparto docenti guadagna infatti ben 9mila posti rispetto all’anno precedente. D’altra parte invece il numero d’iscrizioni 2023/24 è calato di ben 130mila alunni.

Analizziamo la situazione insieme al meglio.

Indice
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Scuola in Italia: netto aumento delle cattedre

L’anno scolastico 2023/24 non è partito bene per quanto riguarda il calo del numero di iscrizioni. La scuola è in Italia infatti decisamente più vuote rispetto l’anno precedente. Complice il calo demografico, sono stati perduti altri 130mila studenti. 
 
Una buona notizia però c’è. Le cattedre non sono diminuite, anzi. I posti in organico ammontano a ben circa 9mila in più rispetto al 2022/23. 
 
Rispetto al decennio precedente i posti da docente statale sono aumentati di ben 4mila unità. Nello specifico di 3.967 con un incremento percentuale dello 0,6%.
Un po’ di dati:
 
  • docenti della secondaria di II grado: quasi 20mila unità;
  • scuole dell’infanzia e del primo ciclo: circa 16 mila unità;
  • scuola primaria: flessione di quasi 10 mila docenti. 
I risultati nei vari paesi d’Italia, sono estremamente differenti. È necessario riportare infatti un quadro aggiornato delle diverse aree:
  • Nord Ovest: aumento di 3.183 posti (+2,1%);
  • Nord Est: aumento di 4.059 (+4,1%);
  • Centro aumento di 3.961 (+3.3%);
  • Sud: decremento di 4.740 posti comuni di docente (-2,7%);
  • Isole: decremento di 2.496 (-3,1%). 
Nel complesso ne ha guadagnato il rapporto del numero di alunni per docente. Se fino a dieci anni fa era di 12,58 (7.858.077 alunni con 624.874 docenti), ad oggi è arrivato 11,78 (7.405.014 alunni con 628.841 docenti).
 

Il problema della crisi demografica

Purtroppo da numerosi anni l’Italia sta attraversando una fase costante di invecchiamento della popolazione. Questo uno tra i motivi principali del netto calo di iscrizioni nelle scuole in Italia.
 
Il tasso di natalità è diminuito: secondo dati ISTAT la media di figli per donna è, tra il 2018 e il 2021, di 1,32 cadauna. Tale numero è in continua netta diminuzione dal 2008.  Sono invece in forte aumento la longevità, i miglioramenti in campo medica e la qualità della vita. 
Il mutamento della struttura e la crisi demografica conseguente sono ormai un dato di fatto. 
 
Tale considerazione è molto importante sia dal punto di vista analitico che pratico. 
Il problema principale della crisi demografica si ripercuote innanzitutto in ambito educativo. Secondo i dati ISTAT l’effetto del calo demografico ha già avuto profonde conseguenze. Nei prossimi venti anni è previsto che la popolazione giovane diminuisca fino a diventare l’85% di quella del 2021. Inoltre, la quota degli alunni in età scolastica potrebbe ridursi a 260.000 persone. Proseguendo con previsioni ancora a più lungo termine, possiamo affermare che entro il 2040 potrebbero non esserci più iscritti. 
 
La zona del Sud Italia è quella più sensibile alla crisi demografica. Già ad oggi la presenza scolastica è minore rispetto al resto dell’Italia.
 

I trasferimenti all’estero

Le iscrizioni nella scuola in Itala sono in calo per un altro importante motivo. La maggior parte dei giovani ambiscono ad un futuro lavorativo al di fuori dei confini. E chi invece, immagina di restare, lo fa unicamente per la scarsità di mezzi economici dettati dal contesto familiare.
 
Varie ricerche riportano che la maggior parte di studenti annovera l’idea di trasferirsi all’estero, con una percentuale del 39%. Solo il 17% la esclude, mentre il 44% la considera come una tra le alternative da valutare con attenzione.
 
La fase più indicata per farlo sarebbe quella immediatamente successiva alla scuola. Dati riportano che:
  • 43%: vorrebbe formarsi all’estero per poi cercare un’occupazione stabile nel Paese d’accoglienza;
  • 41%: vorrebbe studiare in Italia per poi trasferirsi all’estero nella speranza di avere maggior opportunità di crescita professionale;
  • 16% studierebbe all’estero per poi rientrare in Italia tornare con un bagaglio più ricco di esperienza. 
Questa analisi fa emergere una realtà molto preoccupante.
La maggior parte dei giovani desiderano trasferirsi all’estero senza immaginare un possibile ritorno in patria, nemmeno sul lungo periodo:
  • 20%: desidera rimanere fuori dai confini nazionale per sempre;
  • 43% tornerebbe in patria solo nel caso in cui l’esperienza fosse particolarmente deludente;
  • 37%: considera di poter pensare in un futuro di rientrare in Italia.

Scuola in Italia: i cambiamenti del 2023

Una notizia positiva per gestire meglio la situazione della scuola in Italia è l’approvazione della  Riforma Bianchi e con essa cambiamenti importanti per il reclutamento dei professori.
 
La Riforma Bianchi, in vigore dal 30 giugno 2022, ha cambiato le regole su:
  • accesso alla carriera di insegnante
  • formazione obbligazione per la docenza, sia iniziale che continuativa;
  • reclutamento;
  • concorsi ed accesso al ruolo;
  • abilitazione.
Il fine ultimo di questo regolamento è quello di:
  • introdurre dei percorsi di formazione per insegnanti certi e univoci;
  • definire in modo chiaro obiettivi e modalità di docenza durante l’intero percorso lavorativo;
  • introdurre concorsi annuali per far si che sia costante il reclutamento del personale;
  • favorire l’accesso all’insegnamento ai giovani. 
La Riforma Bianchi prevede inoltre una fase di transizione che durerà fino al 2024. In questa tempistica si prevede l’assunzione di 70 mila docenti tramite concorsi annuali. A tali inserimenti si sommano gli altri 50.000 programmati per il 2022 dal MIUR. In totale si prospetta quindi un numero di assunzioni pari a 120mila nel prossimo triennio. 
 
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Sara Elia
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