Sbagliando si impara: vivere l’errore con una prospettiva diversa
Sbagliando si impara è una delle frasi che più spesso viene pronunciata quando si commette un errore. Eppure, nella maggior parte dei casi, l’errore è vissuto come un fallimento, qualcosa di cui vergognarsi e da temere. Ma dov’è la verità?
Andando a guardare il reale funzionamento del cervello umano, sbagliare è davvero un metodo di apprendimento efficace. I bambini imparano facendo tentativi e commettendo errori e gli adulti non dovrebbero essere da meno.
Tuttavia, crescendo, entrano in gioco molti altri fattori che rendono più difficile imparare dai propri errori . Eppure, dagli errori possono venire fuori anche risultati migliori di quanto si sarebbe potuto immaginare, come mostrano alcuni famosi esempi.
Per quanto sbagliare possa generare emozioni negative e la paura di commettere un errore può perfino bloccarci, è qualcosa a cui non si può rinunciare e che permette di diventare più consapevoli di noi stessi e del mondo che ci circonda.
Perché sbagliando si impara
La possibilità di sbagliare e commettere errori può portare angoscia e ansia, rendendo difficile prendere qualsiasi decisione. A volte il timore può essere così forse da bloccare qualsiasi azione. La paura di sbagliare, infatti, è qualcosa che caratterizza la natura dell’essere umano. Sbagliare può significare mettersi in una situazione di pericolo, fisico o emotivo. Tuttavia, l’errore è una fonte di apprendimento inestimabile per il nostro cervello. Questo, infatti, impara molto più velocemente e assimila le nuove informazioni proprio dall’errore.
Durante uno studio dell’University of Exeter in Inghilterra è stata fatta una rilevazione molto interessante. Gli studiosi hanno notato che il cervello dei partecipanti al test apprendeva le informazioni in modo più veloce quando scoprivano che le previsioni formulate non corrispondevano alla realtà dei fatti. Quando, in pratica, si rendevano conto di aver commesso un errore.
In particolare, hanno notato come al momento del riconoscimento dell’errore l’attività nella regione temporale inferiore del cervello aumenta considerevolmente. La regione temporale inferiore del cervello è, infatti, l’area addetta alla memoria visiva a lungo termine e al riconoscimento degli oggetti. Ma in pratica, cosa si impara sbagliando e quali sono i vantaggi dell’imparare dagli errori?
In generale la capacità di imparare dagli errori e non viverli unicamente come fallimento, ma come momento di apprendimento, permette di:
- Leggere il contesto: aver sbagliato in passato permette di cogliere meglio i segnali dell’ambiente circostante e interpretarli nel modo giusto in un tempo molto breve
- Gestione positiva dello stress: la pressione a cui si è sottoposti, come nel momento di una decisione più o meno importante, diventa un fattore positivo che spinge ad agire con maggior efficacia, senza farsi fermare dalle emozioni negative.
- Consapevolezza: sbagliare rende più consapevoli di sé e, di conseguenza, aiuta a capire quale direzione prendere per raggiungere il proprio obiettivo, che sia personale o professionale.
Inoltre, chi ha la capacità di riconoscere i propri errori e di relazionarsi in maniera positiva con essi è anche colui che tenderà a non ripeterli e accettare meglio gli errori degli altri. Chi riesce a trovare l’insegnamento nell’errore è anche colui che riesce a rimettersi in gioco nel modo più veloce e più efficace. Per questo fenomeno c’è una spiegazione scientifica.
Quanto il cervello trova nell’errore l’insegnamento, attiva gli stessi meccanismi della ricompensa, provando una sensazione di piacere. Così come quando si risolve un enigma o si trova la soluzione a un problema.
Cambiare la percezione dell’errore
Sbagliando si impara è proverbio di derivazione latina “errando discitur”. Sebbene siano secoli che si conosce l’importanza dell’errore nell’apprendimento, cambiare la percezione dell’errore da fallimento a momento per imparare non è così semplice come si potrebbe credere.
Per cambiare il proprio rapporto con l’errore è importante riflettere sul modo in cui si è costruita l’idea che abbiamo di esso fin dai primi anni di vita. Sono due i fattori che in questo caso hanno un grande peso: il contesto sociale, inteso in primo luogo quello familiare, ma anche quello amicale, e il contesto scolastico prima e lavorativo dopo. E’ proprio in questi ambienti che si sviluppa il modo in cui viene vissuto l’errore.
Ambienti molto giudicanti o protettivi impediscono di sviluppare una piena e libera autonomia e, quindi, imparare a commettere errori. Se non si ha la libertà di sbagliare e si impara a vivere l’errore solo come sofferenza, cogliere le opportunità e gli insegnamenti da esso diventa molto più difficile.
Un modo per cambiare le cose è sicuramente quello di concentrarsi sull’obiettivo finale che si vuole raggiungere e guardare all’errore come un elemento del processo, non come la fine di esso. Concentrarsi sull’obiettivo è stimolate e avvincente, mentre concentrarsi sull’errore significa fissare lo sguardo all’ostacolo.
Un’altra soluzione è quella di ricordare che sbagliando si impara e si scoprono cose nuove. Non necessariamente un errore deve portare a qualcosa di negativo e se ci si impegna a trovarne l’insegnamento, si può crescere come persone e come professionisti.
Inoltre, l’errore può essere una deviazione che porta a novità inaspettate che possono superare anche le nostre stesse aspettative, come testimoniano molti esempi della storia.
Sbagliando si impara: 3 errori che hanno fatto la storia
Secondo quanto riportato, si dice che James Joyce una volta affermò che: “Gli errori sono i portali di nuove scoperte” e questo non è mai stato più vero come in alcuni momenti della storia dell’uomo. Sbagliando, si impara qualcosa che non avremmo altrimenti potuto imparare.
Come avremmo fatto a imparare a curare lo stafilococco se Flaming non avesse compiuto l’errore di lasciare a casa i suoi vetrini? Fu proprio quella distrazione del tutto involontaria che gli permise di scoprire che la muffa appartenente alla famiglia dei Pennicillum aveva capacità antibatteriche. Se si fosse soffermato unicamente sull’errore, non avrebbe potuto cogliere l’opportunità che gli si era presentata. Alexander Flaming non fu il solo.
Nella metà dell’800 Ascanio Sobrero tentò di sintetizzare la nitrocellulosa, un composto chimico che all’epoca aveva diversi utilizzi. Tuttavia, l’esperimento di Sobrero andò così male che perse il suo laboratorio: lo fece saltare in aria durante l’esperimento. L’ errore nel dosaggio gli costò il laboratorio, ma gli permise di mettere le fondamenta per quella che, molti anni dopo, sarebbe stata nota come “nitroglicerina” e che a sua volta avrebbe permesso ad Alfred Nobel di brevettare la dinamite.
Un altro errore che ha cambiato per sempre il nostro modo di vivere è sicuramente quello che commisero i fratelli Kellogg. A causa di una loro distrazione, infatti, sono nati corn flakes, i fiocchi di mais, che da oltre un secolo sono presenti nelle colazioni di tutti il mondo. Il Dr. John Harvey Kellogg gestiva insieme a suo fratello un sanatorio e voleva trovare per i suoi pazienti un alimento vegano che avesse un buon apporto nutritivo. La storia racconta che i due fratelli misero a raffreddare alcuni semi di grano cotto e poi li lasciarono lì a lungo, dimenticandosene. Quando poi se ne ricordarono, non potendoli buttare, decisero di lavorarli e offrirli ai pazienti. Con loro sorpresa li apprezzarono e da lì a poco, con l’aggiunta di un po’ di zucchero e qualche aroma rispetto alla ricetta originale, furono lanciati sul mercato.
Come queste si potrebbero raccontare molte altre storie che hanno in comune tutto uno stesso principio: sbagliando si impara. Si impara qualcosa su sé stessi o sugli altri, oppure si scoprono cose completamente inaspettate che possono perfino cambiare la storia. Per quanto possa essere difficile è importante riuscire a vedere il potenziale nell’errore, cambiare la propria prospettiva su di esso per poter imparare da lui.