Regime forfettario: in cosa consiste e quando conviene
Per coloro che vogliono intraprendere una nuova attività in proprio, l’apertura di una partita IVA è d’obbligo. E ad oggi, sempre più liberi professionisti decidono di optare per il cosiddetto regime forfettario.
Si tratta di un regime fiscale agevolato, che rappresenta la scelta di elezione per i giovani che vogliono iniziare a lavorare come liberi professionisti.
Ma non solo: non c’è un limite di età per richiedere l’apertura di una partita IVA in regime forfettario. Tale regime rappresenta il regime fiscale proprio delle attività di impresa, artistiche e professionali.
In questa breve guida, analizzeremo tutte le caratteristiche di tale regime agevolato, le particolarità che lo rendono conveniente, ma anche i suoi svantaggi.
Caratteristiche del regime forfettario
Il regime forfettario è stato ufficialmente introdotto nel 2015 per sostituire l’ormai datato Regime dei Minimi.
Quando parliamo di regime forfettario, intendiamo quel regime fiscale cui possono accedere, nel nostro Paese, tutti coloro che intendono lavorare in libera professione.
Questo regime fiscale si caratterizza per varie facilitazioni a livello contabile, ed è il regime proprio di tutte le attività con ridotte dimensioni economiche.
Ovviamente, le agevolazioni si riferiscono solo e unicamente agli aspetti fiscali. Per quanto riguarda i contributi previdenziali, questi dipendono strettamente dal settore e dal relativo Albo di appartenenza.
Per quanto riguarda, invece, le imposizioni fiscali, queste sono pensate per incentivare gli autonomi con volumi d’affari ridotti.
Viene infatti prevista una quota forfait, che può andare dal 15% fino al 5%, a seconda delle caratteristiche della propria attività.
Nello specifico, possono godere di un’aliquota ridotta al 5% le attività per i primi cinque anni di vita. Tutte le altre partite IVA in regime agevolato godranno invece dell’aliquota al 15%.
Differenze col regime ordinario
Soprattutto per attività e professionisti che hanno appena fatto il proprio ingresso nel mercato del lavoro, il regime forfettario rappresenta la scelta migliore.
Si tratta, infatti, del regime fiscale più snello e meno oneroso, cosa che permette di aggirare gli ingenti costi del cosiddetto regime ordinario.
Infatti, attualmente sono due i regimi fiscali che possono essere scelti quando si avvia un’attività. Oltre al regime forfettario, esiste anche il cosiddetto regime ordinario.
Si tratta di quel regime obbligatorio per imprese di grandi dimensioni o per coloro che possiedono una partita IVA attiva da più di cinque anni.
Purtroppo, anche se in questi specifici casi si tratta di una scelta obbligata, il regime ordinario è abbastanza costoso. In effetti, c’è molta differenza col regime agevolato, che prevede un’aliquota che, come abbiamo visto, può scendere fino al 5%.
Nel caso del regime ordinario, invece, la tassazione dipende dal fatturato annuo. Si parte da un’aliquota del 23% fino a 15.000 euro, per salire fino al 43% nel caso di redditi imponibili superiori ai 75.000 euro.
Chi può fruirne
Anche se il regime ordinario potrebbe non essere la scelta più conveniente, non tutti i possessori di partita IVA possono accedere al regime forfettario.
Ci sono infatti dei requisiti di accesso a tale regime, che vanno rispettati rigorosamente.
Il primo requisito richiesto è un fatturato non superiore ai 65.000 euro annui. Ovviamente, per il corrente anno 2022 si fa riferimento all’anno d’imposta 2021. I ricavi entro i 65.000 euro, in altre parole, devono riferirsi allo scorso anno.
Abbiamo poi un secondo requisito, che riguarda le spese effettuate (anche in questo caso, durante l’anno di imposta 2021). Tali spese non devono superare i 20.000 euro lordi.
Tra le spese da considerare inseriamo sia quelle per pagare eventuali lavoratori dipendenti, sia quelle relative ad eventuale lavoro accessorio.
Ultimo limite che potrebbe impedire l’accesso al regime forfettario riguarda eventuali redditi da lavoro dipendente o da pensioni. In questo caso, chi vorrà aprire partita IVA in regime agevolato non dovrà aver superato il limite di 30.000 euro.
Tutti i vantaggi…
Un’aliquota molto conveniente è comunque solo uno dei vantaggi del regime forfettario. Le partite IVA in regime agevolato possono infatti godere di altri benefici.
Innanzitutto, il regime forfettario non ha l’obbligo di tenere contabilità e libro IVA, che sono entrambi obbligatori in regime ordinario.
Un altro vantaggio è rappresentato dal mancato obbligo di pagamento dei seguenti tributi:
- addizionale comunale
- addizionale regionale
- IRAP.
Le partite IVA in regime forfettario, poi, non hanno l’obbligo di addebito dell’IVA sulle proprie fatture. Le fatture in regime forfettario sono quindi esenti da IVA.
…e gli svantaggi del regime forfettario
Tuttavia, non abbiamo ancora elencato i punti di debolezza del regime forfettario. Vero è che si tratta di un regime molto conveniente, ma questo non significa che non possieda degli svantaggi.
I titolari di partita IVA in regime forfettario non hanno la possibilità di richiedere alcuna detrazione in merito alle spese effettuate nell’ambito del proprio lavoro. Ci riferiamo alle detrazioni su materiali e strumenti di lavoro vari.
Detrazioni che, invece, al regime ordinario spettano di diritto. Dunque, nel caso in cui l’attività lavorativa preveda spese ingenti, il regime agevolato potrebbe non essere quello più indicato.
In secondo luogo, poi, c’è uno svantaggio di cui abbiamo già accennato. Stiamo parlando del limite dei ricavi, fissato a 65.000 euro annui.
Regime forfettario: tutte le novità 2022
Concludiamo questa breve guida al regime forfettario agevolato analizzando le principali novità 2022 di recente introduzione.
A partire dall’anno corrente, infatti, è stata introdotta una particolare modifica: quella della fatturazione elettronica obbligatoria.
Fino al 2021, in effetti, l’unico obbligo relativo alla fatturazione nell’ambito del regime forfettario riguardava la numerazione progressiva delle fatture emesse.
Con il recente decreto-legge 36/2022 datato 30 aprile 2022, invece, diventa ufficiale l’obbligo di emissione di fattura elettronica anche per il forfettario.
L’obbligo di fatturazione elettronica è dunque molto recente: la normativa ha stabilito la sua introduzione a decorrere dalla data del 1° luglio 2022.
Ci troveremo comunque a dover fare i conti con una fase di assestamento e transizione, durante il quale non saranno previste sanzioni.
La fatturazione elettronica per il regime forfettario, ad ogni modo, prevede un’eccezione.
Partite IVA con reddito non superiore ai 25.000 euro potranno astenersi dall’emissione di tali fatture elettroniche. Tale eccezione dovrebbe essere confermata almeno fino al prossimo 2024.