Psicologia delle folle e manipolazione mentale
Nel 1895 Gustave Le Bon presenta il primo manuale sulla manipolazione mentale di massa dal titolo Psicologia delle folle, letto dai grandi leader politici della storia, da Hitler e Mussolini a Trump.
Scopriamo che cos’è la psicologia delle folle e l’intenso legame del tema con il concetto di manipolazione.
Indice
Che cos’è la psicologia delle folle
La psicologia delle folle è una branca della psicologia sociale che si occupa dello studio del comportamento e dei processi psicologici di grandi gruppi sociali. E nello specifico di:
- modalità d’interazione ed influenza reciproca tra persone appartenenti a grandi gruppi (manifestazioni, concerti, eventi sportivi, etc);
- modellamento dei singoli processi psicologici, e quindi emozioni, credenze e valori, dal contesto sociale;
- influenza delle strutture sociali e culturali sul comportamento di gruppo e viceversa, influenza degli individui sulle dinamiche di gruppo;
- comprensione della formazione di atteggiamenti e comportamenti collettivi.
Con il termine folla, si indica un insieme di individui che si riuniscono in un luogo specifico senza avere necessariamente:
- identità o idee condivise;
- obiettivi e standard comuni;
- pianificazione o coordinamento precostituiti.
Nonostante le masse abbiano interazioni superficiali ed effimere, esse agiscono spesso in modo simile, influenzati dalle emozioni e dagli impulsi del momento.
In effetti, l’aspetto più importante che caratterizza la psicologia delle folle è la formazione di una sua specifica anima collettiva che fa sentire, pensare e agire le persone in modo completamente differente da come penserebbero, agirebbero e opererebbero se prese singolarmente.
In effetti, l’aspetto più importante che caratterizza la psicologia delle folle è la formazione di una sua specifica anima collettiva che fa sentire, pensare e agire le persone in modo completamente differente da come penserebbero, agirebbero e opererebbero se prese singolarmente.
Le intuizioni da questa prospettiva, ad oggi, sono applicate in diversi campi, tra cui politica, pubblicità, religione, istruzione, sicurezza pubblica e molto altro.
Gustave Le Bon: il pioniere della psicologia delle folle
Lo psicologo francese Gustave Le Bon viene considerato il pioniere della psicologia delle folle per il suo grande apporto al tema contenuto nella sua opera Psicologia delle folle del 1895.
Il volume cerca di comprendere come emozioni, valori ed atteggiamenti collettivi influenzano la percezione e il comportamento delle persone, al fine di persuaderle o influenzarle. E per farlo analizza nel dettaglio i processi psicologici che avvengono nelle masse e le caratteristiche che le definiscono. Nello specifico afferma che:
- caratteri apparentemente uguali possono rivelarsi completamente differenti se inseriti in contesti diversi;
- ciò che guida le masse è il mero istinto, mentre l’individuo possiede capacità tali da permettergli di dominarlo;
- il loro pensiero è guidato da immagini semplici ed esagerate evocate dai leader affinché siano velocemente assimilate. In questo senso, la folla vede le cose nell’insieme senza vie di mezzo;
- tutto dipende dalla forza dei diversi input ricevuti che influenzano la volontà migliaia di individui annullandone pensiero critico e capacità di analisi e di ragionamento.
Come risulta quindi evidente, per Le Bon, la singola personalità cosciente svanisce nell’anima collettiva ed assume modelli di pensiero e di comportamento propri del gruppo in cui si è inseriti. Sentimenti ed idee si orientano così in una stessa direzione.
Il rapporto con la manipolazione mentale
Nella storia, diversi casi evidenziano come il rapporto tra psicologia delle folle e manipolazione mentale sia molto forte.
Emblematico di certo quello del regime nazista in Germania durante la Seconda Guerra Mondiale.
In questo frangente fu infatti utilizzato verso le masse uno stile di comunicazione basato su:
In questo frangente fu infatti utilizzato verso le masse uno stile di comunicazione basato su:
- ripetizione di messaggi;
- appello alle emozioni;
- creazione di un’immagine di nemici esterni e interni.
A livello generale, le principali tecniche di manipolazione utilizzate dai dittatori, spesso combinate insieme, sono:
- creazione di un clima ansiogeno che permetta di far si che le persone agiscano come gli viene ordinato e conseguente sottomissione per paura;
- imposizione di limiti e divieti, come coprifuochi, impossibilità di esprimersi liberamente e di manifestare, controlli minuziosi e intrusivi;
- pubblicizzazione di sanzioni, quali esecuzioni pubbliche, repressioni, torture;
- fabbricazione di un colpevole ideale: creazione di un nemico contro cui lottare, ad esempio minoranze etniche, politiche/religiose o ideologie. In questo modo è possibile canalizzare la rabbia del popolo verso altro che non sia il regime in atto, che assume invece funzione salvifica;
- manipolazione dell’informazione tramite i mass media, che concentrano l’attenzione su un determinato tema o avvenimento (malavita organizzata, terrorismo, etc);
- isolamento. Non avendo accesso ad altre forme di informazioni per comprendere la propria situazione, la massa si sottomette all’unica realtà che conosce, la propaganda di regime.
Mondo contemporaneo e masse digitali
Come abbiamo visto insieme finora, paura e disinformazione tendono a manipolare la folla.
Mantenere il popolo nell’ignoranza senza permettergli di accedere a fonti d’informazione diverse e diversificate, fa si che esso non sviluppi una visione globale e uno spirito critico.
Mantenere il popolo nell’ignoranza senza permettergli di accedere a fonti d’informazione diverse e diversificate, fa si che esso non sviluppi una visione globale e uno spirito critico.
In quest’ottica, se le capacità di analisi e dell’uomo, potevano essere messe in dubbio un secolo fa senza l’ausilio dei moderni mezzi di informazione, è facile immaginare quanto l’ausilio dei nuovi mezzi di comunicazione, nelle mani di pochi, possa fare.
Casi di cronaca recente hanno visto l’attuale governo di destra tentare di controllare canali d’informazione, come la RAI, oscurando contenuti non attinenti alla propaganda di partito.
Allo stesso tempo, il centrale ruolo che i social network hanno guadagnato nell’era contemporanea ha contribuito, se non creato, alla manifestazione di potere online. Se, nel dopoguerra, le manifestazioni di piazza erano un ottimo mezzo per contarsi, farsi sentire, o semplicemente mandare un messaggio, oggi tutto ciò avviene sul web.
In questo contesto, la massa agisce attraverso il potere della ripetizione affinché si generi il potere della condivisione nel quale l’individuo perde la propria individualità ed acquisisce quella della folla.
Come abbiamo visto insieme, il problema della manipolazione applicato alla psicologia delle folle è un problema ancor’ oggi attuale.
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