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Precariato: in Italia 1 insegnante su 4 vive in incertezza

Precariato: in Italia 1 insegnante su 4 vive in incertezza

Scuola italiana e dramma dei precari 1 insegnante su 4 vive in incertezza
  • Sara Elia
  • 30 Maggio 2023
  • Scuola e università
  • 4 minuti

Precariato: in Italia 1 insegnante su 4 vive in incertezza

Il dramma del precariato è ad oggi un problema estremamente attuale. In Italia un docente su 4 è precario. Nel 2022 si è arrivati a 225mila insegnanti con contratto a termine su 900 mila totali complessivi. 

Cerchiamo di analizzare insieme al meglio la situazione attuale.

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Precariato: un problema sempre più attuale

Il fenomeno delle cattedre libere, coperte da supplenti precari, è ad oggi fuori controllo.
E gli effetti, anche sugli studenti, sono inevitabili, in particolare su quelli fragili con necessità di sostegno. Si stima infatti che la percentuale di studenti con disabilità che ha dovuto cambiare insegnante sia salita al 59%.
 
Gli insegnanti vivono dunque all’insegna del precariato. Vengono infatti riconfermati di anno in anno, spesso in scuole diverse.  Analizzano i dati ufficiali pubblicati nel portale ministeriale scuola per il 2021/22 emerge che:
 
  • nel 2022 il numero di contratti a tempo determinato è arrivato a 225mila, su un totale di circa 900mila posti di docente assegnati;
  • 25%: questo il tasso di precarietà raggiunto nella scuola italiana;
  • 1 su 4: il numero di docenti precario. 
In questo quadro, a rimetterci di più sono gli studenti più fragili. Già nel 2017, gli alunni con disabilità che avevano cambiato docente di sostegno erano stati 100mila, cioè il 43%.  Una cifra già elevata. Ma da allora le cose sono addirittura peggiorate.
Ad oggi infatti gli alunni con disabilità che si sono visti cambiare l’insegnante di sostegno è salita addirittura al 59%.
Secondo i dati registrati dal ministero sui dati nelle scuole statali gli alunni con disabilità raggiungono la cifra di 290.009. Ed in stima sono più di 171mila quelli presenti in istituti didattici privati. 
 

Precariato: errori del passato e soluzioni del presente

Questi numeri segnano in modo evidente come, finora, tutti i tentativi di arginare il fenomeno precariato siano falliti.
Un’ esempio su tutti il Buona Scuola, maxi piano di assunzioni e stabilizzazioni del 2015/16. 
Nonostante la quasi 100mila stabilizzazioni fatte, dai 100.277 posti del 2015/16 si è passati l’anno dopo a 125.832. Per poi procedere in un crescendo continuo fino ad arrivare ai 224.958 del 2021-22, ovvero più 224%.
 
Nel 2022/23, procedendo in questo modo, si rischia di sfiorare la cifra di oltre 240mila. Come è evidente quindi, non sono stati raggiunti i risultati sperati. E ad oggi è urgente e non più rinviabile affrontare in maniera strutturale il tema reclutamento nella scuola italiana.
Necessario quindi rivisitare regole e meccanismi delle supplenze.
 
Ad oggi il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, è in attesa di un via libera dall’Europa sul nuovo sistema di reclutamento. Questo prevederebbe l’avvio del maxi piano di assunzioni e stabilizzazioni di 70mila docenti previsto dal Pnrr. Di questi circa 20mila sono previsti per il prossimo settembre, e in parte riservati ai docenti precari.
 
L’impegno per trovare una soluzione dunque c’è. Si tratta di un primo passo a cui ne devono seguire ancora molti altri.
 

Sindacati in difesa degli insegnanti

Come è evidente è necessario che qualche ente si rivolga in supporto degli insegnanti per combattere le varie problematiche, come il precariato.
 
Tra i principali dobbiamo di certo citare il più storico: la Gilda Nazionale dei Comitati di base degli Insegnanti. Si tratta di uno dei pochi sindacati scuola che si rivolge solo e unicamente alla figura del docente.
 
Gilda pone l’accento su:
  • valorizzazione del sistema di insegnamento pubblico;
  • slegato da concezioni politiche,
  • valorizzazione della figura del docente;
  • difesa della specifica categoria professionale;
  • lotta contro il precariato e una non degna retribuzione;
  • restituzione del valore di una figura professionale di tale importanza come quella del docente.
L’intento primario è quello di evitare la delega della propria protesta ai classici sindacati in quanto:
  • non riconoscono la specificità e la qualità del lavoro dell’insegnante;
  • generalizzano racchiudendo ogni reparto sotto il termine “scuola”;
  • non riconoscono valori individuali del corpo insegnante;
  • si fanno guidare solo da ideologie politiche.
La Gilda sottolinea anche che la Costituzione garantisce la posizione dell’insegnante, in quanto privo di superiori. Proprio per questo merita una contrattazione differente da quella utilizzata per gestire il restante personale scuola.
 

Il problema degli stipendi docenti

Un altro problema grave da affrontare al più presto è quello a riguardo dello stipendio docenti. In linea generale la problematica è sempre esistita sul suolo italiano. È infatti tra i più bassi d’Europa.
 
Una ricerca condotta da Eurodice, organo europeo di informazione sull’istruzione, ha riportato dati preoccupanti:
  • i docenti italiani guadagnano meno rispetto gli altri d’Europa;
  • l’aumento del salario è un procedimento lento;
  • solo dopo aver lavorato per 35 anni si può raggiungere il massimo consentito. Se si raggiunge questo traguardo si ha a disposizione il 50% in più dei primi stipendi. 
Ad ogni modo questi dati riportano le reali difficoltà per un insegnante di ottenere uno stipendio adeguato. Anche il tempo per progredire necessario è troppo alto. Per questo motivo in Italia solo un docente su 10 è soddisfatto del proprio salario.
 
Uno tra i problemi primari è l’inflazione in continuo aumento. In continua crescita di conseguenza il livello di povertà per insegnanti e ATA. 
L’inflazione è infatti in salita del 8,6% ed è in previsione previsto un arrivo al 10%. La crisi è la più grave vissuta nell’ultimo triennio e non è destinata a fermarsi.
 
Il caro vita aumenta sempre di più e le famiglie italiane fanno fatica ad arrivare a fine mese aumentando la gravità dell’emergenza.
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Sara Elia
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