Platform Economy: quanto vale l'economia delle piattaforme digital
La platform economy, chiamata anche API, è un modello economico che unisce imprese e tecnologia digitale. La platform economy su basa sulla correlazione e co-dipendenza di chi vuole migliorare il proprio business e applicazioni, siti e piattaforme digitali di vario genere. Queste, unite alle potenzialità dell’intelligenza artificiale, danno una spinta alla crescita di un’impresa come mai prima d’ora.
Questi nuovi modelli economici si applicano a ogni settore, da quello delle consegne a domicilio, a quello delle prenotazioni di alberghi. Questo è possibile perché l’API può essere adottato da qualsiasi tipo di attività che preveda l’acquisto di un bene o di un servizio. Praticamente, qualsiasi tipo di attività.
Del fenomeno della platform economy si possono vedere le tracce già a partire dal 2017. Però è con la pandemia e i lock-down, a partire dal 2020, che c’è stata la vera svolta. In questo periodo, infatti, sono drasticamente aumentati la quantità di applicazioni a cui riferirsi, il numero di attività che hanno deciso di utilizzarle e anche il numero di clienti che fa i propri ordini tramite questi sistemi. Con il ritorno della normalità l’utilizzo di applicazioni e piattaforme per fare acquisti, ordini e prenotazioni non è diminuito. Non solo è diventata un’abitudine comune, ma si suppone che le utilizzeranno sempre più persone.
Come per ogni grande innovazione, però, ci sono pro e contro che vanno presi in considerazione per comprendere e valutare il fenomeno. Infatti, se da una parte l’utilizzo di queste piattaforme ha reso molto più agevole transazioni di ogni tipo, dall’altra parte vuole in cambio un costo non indifferente.
Ma cosa è effettivamente la platform economy e come funziona? Continua a leggere per scoprirlo.
Cosa è la Platform Economy
Anche se il termine platform economy può suonare come nuovo e sconosciuto, in realtà è qualcosa che fa parte della nostra quotidianità. Quante volte è capitato di scaricare un’app sul nostro smartphone per ordinare la cena o prenotare una camera? Per non parlare degli appuntamenti dal medico o dal barbiere. La Platform economy è esattamente questo.
Il termine, infatti, si può tradurre letteralmente con “economia delle piattaforme” e indica un nuovo modo di gestire le attività imprenditoriali. La platform economy si caratterizza per una forte interconnessione tra attività imprenditoriale e tecnologie digitali.
Come è facile intendersi, le applicazioni giocano un ruolo fondamentale. Queste, infatti, sono le intermediare tra cliente e attività e sono direttamente collegate ai sistemi dell’azienda. In questo modo, consentono al cliente semplificare ulteriormente le procedure d’acquisto. Ancora una volta, pensiamo a quanto è facile ordinare una pizza e pagare.
Il ruolo giocato dalle app è così importante che un altro modo per indicare la Platform Economy è API acronimo di Application Programming Interface (traducibile con Interfaccia di programmazione di applicazioni).
Queste piattaforme non avrebbero valore se, però, non ci fosse un sistema di raccolta e analisi dei dati alle spalle. Qualsiasi azione compiuta dal cliente, come sfogliare il menu, guardare le foto di una camera o cercare un determinato servizio, viene “registrata” dal sistema. In questo modo è possibile delineare gusti, interessi e necessità del cliente. In gergo tecnico si direbbe che sono funzionali alla profilazione del cliente.
Le aziende, quindi, possono utilizzare queste informazioni sui propri acquirenti e rendere il proprio business su misura per loro. Possono accedere a dati per creare offerte e servizi davvero in grado di soddisfare i loro bisogni.
Come si sta evolvendo e quanto vale
Per capire quanto valga questa economia possiamo innanzitutto guardare al resoconto di INAPP, presentata a maggio 2023. Inapp, infatti, ha intervistato quasi 300 mila imprese nella ristorazione, nel turismo e nei trasporti e ha rilevato che 1 / 5 utilizza questi sistemi per trovare clienti. Nel settore turistico la percentuale è maggiore con 42,1% di imprese che lavorano grazie alla Platform Economy.
Se volessimo fare una stima precisa, tuttavia, dovremmo tenere in considerazione alcuni limiti che ne impediscono una misurazione puntuale e inequivocabile:
- dimensioni del mercato: le piattaforme attualmente in uso coinvolgono numerose attività in tutto il mondo ed è quasi impossibile tenerne traccia;
- diversità settoriale: le applicazioni possono coinvolgere un’enorme quantità di attività tutte diverse tra loro e può capitare che nonostante la loro diversità esse convivano all’interno della stessa piattaforma, e che operino su mercati diversi, rendendo difficile fare una stima effettiva;
- crescita costante: sia delle attività, sia delle piattaforme stesse che del numero dei clienti.
Tuttavia, queste difficoltà non impediscono di farsi un’idea generale sul valore delle platform economy e, soprattutto, non impediscono di capire come si sta evolvendo.
Stando a quanto è stato riportato dal Consiglio Europeo, in Europa la platform economy era valutato intorno ai 3 miliardi di ricavi nel 2016,. Nel 2020, però, complice anche la pandemia, i valori sono saliti rapidamente raggiungendo i 14 miliardi. I settori che hanno reso possibile questo incremento sono stati quello degli spostamenti in taxi e del food delivery, con un contributo del 75%. I ricavi delle consegne a domicilio di pranzi e cene ha visto una crescita dei propri ricavi del 125% durante il lockdown del primo anno di pandemia, nel 2020.
Si potrebbe pensare che con la fine del lockdown e la ripresa delle nomarli attività abbia portato a una drastica riduzione di questi servizi e quindi a un ritorno ai vecchi modelli di stile, ma non è così. Per il cliente e per le aziende, queste applicazioni sono ormai di uso comune che sarebbe impossibile tornare indietro. Infatti, nel 2022 i ricavi totali sono stati di 40,2 miliardi di dollari.
Pro e contro della platform economy
Il successo della platform economy dipende dalla capacità di queste tecnologie di offrire delle soluzioni efficaci che semplificano molti processi. Se per ordinare una pizza in passato bisognava prendere il telefono, comporre il numero, aspettare che qualcuno rispondesse dall’altra parte, ripetere più volte quale pizza si desiderava e così via, ora bastano pochi tap sullo schermo e il gioco è fatto. E poi, quanto è soddisfacente vedere sulla mappa il rider che percorre a tutta la velocità le vie della città per portare la nostra cena?
I vantaggi della platform economy sono indubbi e sono diversi per ogni elemento dello scambio economico:
- Le aziende, infatti, riescono a raggiungere nuovi clienti e a posizionarsi nel proprio settore di mercato. All’interno delle applicazioni possono farsi notare con attività di marketing e, inoltre, l’acquisizione di informazioni sui propri clienti permette loro di proporre le offerte più interessanti.
- I clienti, dal canto loro, possono valutare più proposte in linea con i propri desideri, scegliere tra le diverse alternative e, in alcuni casi, perfino sapere cosa ne pensa chi ha già acquistato. Inoltre, grazie ai sistemi di profilazione, si può accedere a proposte su misura e personalizzate.
- Le piattaforme, infine, si trovano esattamente al centro dei due poli. Questa posizione di vantaggio permette loro di raccogliere informazioni da entrambe le parti e creare prodotti e servizi ad hoc, migliorare gli algoritmi che li regolano, migliorare le loro interfacce e, eventualmente, dare vita a collaborazioni con altre piattaforme, rendendosi ancora più allettanti per nuove attività e acquirenti.
Oltre a questi tre protagonisti, c’è un quarto che resta fondamentale per il funzionamento della platform economy: i lavoratori alla base. Grazie all’esplosione di queste applicazioni, aumentate vertiginosamente in tutti i continenti, molti hanno avuto occasione di trovare lavori nell’ambito del digitale. Le possibilità lavorative che sono nate grazie a queste piattaforme, tuttavia, possono trasformarsi in una questione complessa e spinosa, quando coinvolge fattorini, rider e lavoratori a vario titolo con inquadramenti atipici. Le cronache dei giornali nostrani e di tutto il mondo più volte hanno toccato l’argomento.
Diventa chiaro che l’utilizzo di queste piattaforme ha un costo: in alcuni casi è di tempo e di impegno, in altri casi è prettamente economico.
Le imprese, infatti, devono rinunciare a parte del proprio fatturato: nel 2020 la percentuale delle commissioni era del 16,5% mentre nel 2021 è salito al 16,7%.
L’aspetto che forse più lascia perplessi è il rapporto di dipendenza che ormai si è creato tra le imprese e le applicazioni di questo tipo. Una dipendenza sia dal punto di vista tecnico, ma anche pratico. Da una parte, infatti, alcuni accordi presentano delle vere e proprie clausole che rendono l’impresa dipendente dalla piattaforma promotrice del servizio in funzioni chiave come l’incasso dei pagamenti e dall’altra sarebbe impensabile pensare di poter crescere come impresa senza l’aiuto di questi sistemi. Sistemi a cui siamo così abituati che neanche ricordiamo più quasi come si fa a stare senza.