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Peer education: metodologia e vantaggi dell’educazione tra pari

Peer education: metodologia e vantaggi dell’educazione tra pari

peer education - educazione tra pari
  • Alessia Seminara
  • 22 Dicembre 2024
  • Scuola e università
  • 5 minuti

Peer education: il processo di educazione di stampo democratico

La peer education, chiamata anche peer learning e tradotta in italiano con “educazione tra pari” è una metodologia didattica sviluppata tra gli anni ’60 e ’70. Si basa su una visione dell’educazione di stampo democratico, dove i discenti non sono visti come dei soggetti passivi. Gli allievi diventano, al contrario, partecipanti attivi del processo di educazione.

In sostanza, questa metodologia didattica stravolge il metodo di insegnamento tradizionale. La dicotomia insegnante – allievi viene sovvertita e abbattuta, e gli alunni diventano parte integrante del processo di apprendimento. Sebbene, inizialmente, si sia sviluppata in contesti quali le associazioni giovanili, oggi la peer education si è diffusa anche in contesto scolastico. Analizziamone i fondamenti e gli ambiti applicativi.

Indice
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Cos’è la peer education

Alla base della peer education c’è la concezione secondo cui gli allievi possono aiutarsi reciprocamente nell’apprendimento.

Questa metodologia didattica prevede infatti, come la traduzione italiana permette di comprendere, l’educazione tra pari. Gli allievi, tramite la condivisione di insegnamenti e conoscenze, si educano a vicenda, partecipando attivamente all’insegnamento.
Il gruppo dei pari, ossia gli studenti, diventa il fulcro dell’apprendimento: ciò permette agli alunni di sviluppare diverse abilità.

Tra quelle fondamentali, le abilità sociali e comunicative. Inoltre, tramite la peer education, gli studenti possono aumentare la propria autostima.

All’epoca della sua prima introduzione negli USA a partire dagli Anni 70, poi, si è notato che questa metodologia permette di prevenire fenomeni quali il bullismo scolastico. Questo perché il peer learning favorisce la fiducia reciproca e la collaborazione tra gli studenti.

I principi dell’educazione tra pari

Perché funzioni adeguatamente, la peer education deve basarsi su alcuni principi chiave. Senza tali principi, gli studenti non verranno adeguatamente coinvolti nell’educazione tra pari.

Innanzitutto, lo scambio deve essere alla base di questa metodologia didattica: i soggetti che apprendono non sono spettatori passivi, ma attivi. Devono, cioè, sia apprendere che trasferire conoscenze.

Strettamente collegato allo scambio, dunque, abbiamo un secondo principio, quello della partecipazione. I fruitori passivi non sono previsti: tutti gli allievi devono discutere, condividere conoscenze e proporre alternative.

Altro principio fondamentale di questa metodologia è quello del learning by doing. In sostanza, gli allievi imparano attraverso l’azione, e questo è uno dei maggiori punti di forza della peer education.
Diversi studi hanno infatti permesso di comprendere come il learning by doing sia uno dei migliori metodi per apprendere, soprattutto quando si tratta di concetti complessi.

Ma il vero assunto di base del peer learning è che la conoscenza deve trasmettersi tra pari. Coloro che apprendono devono essere dei pari: avere la stessa età, ma anche lo stesso status o gli stessi problemi. Questa similarità consente di sviluppare fiducia tra i vari membri del gruppo. I membri, in altre parole, vengono percepiti come affidabili, credibili.

Vantaggi e svantaggi del peer learnig

Come ogni metodologia didattica, anche la peer education possiede i suoi pro ed i suoi contro. I vantaggi del peer learning sono molti ma, se si intende applicare la metodologia, anche gli svantaggi devono essere chiari.

Vantaggi della peer education

I vantaggi di questa metodologia, in un certo senso, li abbiamo già citati indirettamente nel corso dei paragrafi precedenti. È bene però chiarirli ulteriormente.

La peer education è ottima per sviluppare le competenze sociali di chi apprende. Delle competenze che si rivelano fondamentali sia in ambito scolastico e, successivamente, nel mondo del lavoro, che nella vita di tutti i giorni.
Rispetto ad una classica lezione docente – alunni, questa metodologia didattica permette inoltre di coinvolgere maggiormente i discenti. Gli allievi sono portati ad essere attivi, in quanto si accende il desiderio di apportare un contributo significativo al gruppo.

L’educazione tra pari, poi, consente agli allievi di sentirsi più a proprio agio. Dato che la dicotomia insegnante – allievi viene meno, le difficoltà tra gli alunni diventano comuni e questo favorisce il supporto reciproco.

Svantaggi del peer learning

Purtroppo, questa metodologia didattica non è esente da svantaggi, come anticipato.

Innanzitutto, non tutti gli allievi sono uguali: quelli meno intraprendenti potrebbero limitarsi ad un apprendimento passivo. Inoltre, uno dei rischi maggiori del peer learning è che potrebbero circolare informazioni non corrette, incomplete o inaccurate.
Tuttavia, si tratta di svantaggi che possono essere arginati. Come vedremo a breve, il ruolo dell’insegnante è infatti contemplato anche quando si applica la peer education.

Il ruolo dell’insegnante

In base a quanto detto fino ad ora, in effetti, potrebbero esserci dei dubbi in merito al ruolo dell’insegnante nella peer education.

Eppure, docenti e adulti continuano ad essere fondamentali affinché il processo di apprendimento si svolga correttamente. Infatti, resta comunque necessario il ruolo di un supervisore, che controlli e guidi il processo di apprendimento.
L’educatore o l’insegnante, inoltre, devono comunque favorire gli apprendimenti, agendo da facilitatori. Inoltre, come detto, il peer learning ha come svantaggio quello della diffusione di informazioni che potrebbero essere inaccurate.

E qui entra in gioco l’insegnante, che dovrà monitorare il passaggio di eventuali informazioni scorrette, proponendo quelle giuste.

Come applicare questa metodologia didattica

Ma come applicare la peer education, nella pratica?
Esistono diversi modi per applicare questa metodologia didattica.

Innanzitutto, è possibile avviare delle attività di tutoraggio, che possono contemplare gruppo della stessa età, o configurarsi in gruppi a età incrociate.

Nel primo caso, si possono organizzare gruppi di lavoro secondo il principio del cooperative learning. Si propongono, cioè, progetti di gruppo alla classe, durante i quali gli studenti devono collaborare per realizzare una presentazione.

Il peer tutoring, invece, generalmente prevede che uno studente più grande, di solito dell’ultimo anno, venga coinvolto per aiutare gli altri discenti più giovani. Spesso, cioè, gli studenti che frequentano l’ultimo anno organizzano attività, non solo didattiche, per aiutare i più piccoli ad ambientarsi o ad apprendere nuove conoscenze.

Altra tipologia di applicazione della peer education, infine, prevede il supporto da parte degli studenti maggiormente preparati. In questo caso, chi ha ottenuto migliori risultati viene invitato a realizzare attività di sostegno nei confronti di chi, al contrario, ha ottenuto risultati non proprio brillanti.

Molto spesso, questa metodologia permette a chi è rimasto indietro di recuperare e di acquisire concetti che non aveva ben compreso. Il tutto con l’aiuto dell’educazione tra pari.

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Alessia Seminara
Copywriter e web editor. Dopo la formazione universitaria, ho deciso di intraprendere vari percorsi formativi che mi hanno consentito di iniziare a lavorare per il web. Collaboro con diverse testate giornalistiche online e mi occupo di copy e scrittura per vari siti web.
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