Paradosso scuole italiane: diminuiscono gli alunni e aumentano i docenti
Le scuole italiane stanno vivendo una fase paradossale: nonostante il numero degli alunni stia diminuendo a vista d’occhio, la quantità dei docenti è in netto aumento. Una situazione così particolare è legata a diversi fattori e porta con sé conseguenze di vario genere.
Una delle ragioni per cui ci sono meno alunni è il calo di natalità in Italia, che sta portando a una generale diminuzione della popolazione giovane, e quindi, di bambini, ragazzi e ragazze in età scolare.
Di contro, invece, il numero di docenti ha complessivamente un grosso aumento. Il Ministero dell’Istruzione e del Merito, infatti, ha confermato la decisione di voler assumere circa 19 mila nuovi insegnanti di sostegno. A questi, poi, vanno aggiunti anche docenti specializzati nell’educazione motoria nelle classi quarte della scuola primaria e la stabilizzazione degli insegnanti precari. Stando ai numeri attuali e al PNRR, le assunzioni totali dovrebbero essere 70 mila per l’anno scolastico 2024-2025.
Questo cambiamento può avere risvolti positivi che potrebbero avere un impatto molto positivo sulla scuola. Uno di questi, per esempio, è la ridistribuzione degli studenti in più classi e l’eliminazione di quelle che più comunemente vengono chiamate “classi pollaio”. Quest’anno nel nostro Paese se ne contano circa 13.761 in totale.
Tuttavia, se il trend non dovesse fermarsi e la natalità dovesse ulteriormente diminuire, andrebbe ridisegnata completamente la scuola come la conosciamo oggi.
Il calo degli alunni nelle scuole italiane
I numeri parlano chiaro: nelle scuole italiane gli alunni sono in netto calo. Si prevede che per il settembre 2023 i nuovi iscritti ci saranno 127 mila studenti in meno rispetto agli anni scolastici precedenti. Un vero e proprio record da 10 anni a questa parte. Per farsi un’idea della quantità è come se sparisse tutta la popolazione in Sicilia oppure in Veneto.
Quello che possiamo vedere oggi è in realtà il frutto di un trend che ha raggiunto oggi dei valori drammatici. Se prendiamo in considerazione l’ultimo decennio possiamo vedere che nei primi anni il calo è stato piuttosto contenuto. Nell’anno scolastico 2014-2015 c’è stato anche un trend positivo, con 3 mila studenti in più rispetto all’anno precedente.
Nel 2015-2016, invece, il calo ha incominciato a diventare più netto, con 20mila studenti menti in meno. Le perdite sono ulteriormente aumentate con i 75 mila in meno nell’anno 2018-2019 per diventare 100mila nel 2021-2022.
Il motivo per cui il calo di alunni è in così forte calo è dovuto fondamentalmente al calo della natalità. Come è stato rilevato da sociologi e analisti di ogni tipo, la demografia del nostro Paese sta radicalmente cambiando. In breve, nascono sempre meno bambini.
Il dato interessante è che il calo della natalità è strettamente legato alla fuga dei cervelli: molti giovani adulti che potrebbero contribuire al miglioramento demografico del nostro Paese, decidono di espatriare in cerca di opportunità lavorative migliori.
L’aumento del numero dei docenti nelle scuole italiane
Stando allo stato attuale delle cose sono in piano numerose assunzioni tra i docenti di tutti i livelli. Se si rispetterà il piano del PNRR si parla di 70mila nuovi assunti. Tra questi vanno considerati non solo la grande quantità di docenti già presenti nelle graduatorie, ma anche 19 mila nuovi insegnanti di sostegno.
Di nuova acquisizione saranno poi anche docenti specializzati nell’insegnamento dell’educazione motoria. Dopo aver inserito insegnanti specifici per questa materia nelle quinte primarie, adesso si vuole estendere la loro attività anche nelle classi quarte.
A questi numeri, inoltre, vanno aggiunti tutti quelli che già negli anni passati sono entrate nelle graduatorie e sono unicamente in attesa di essere collocati in una delle sedi disponibili. Si sta parlando di circa 56 mila nuovi docenti. Alle spalle di questa nuova e grande immissione di docenti nella scuola italiana ci sono fondamentalmente due ragioni: l’alto tasso di precarietà degli insegnanti e l’età media degli attuali docenti.
La precarietà nel mondo della scuola è una piega della classe docente e un tema che è stato spesso dibattuto e a cui diversi governi hanno cercato di dare una soluzione definitiva. In questo modo si vuole finalmente stabilizzare migliaia di insegnanti che da anni sono obbligate a lavorare tramite le supplenze (più o meno lunghe) e spostandosi continuamente da una scuola a un’altra. In alcuni casi, anche da una città a un’altra.
Il secondo punto riguarda l’età media degli insegnanti. Gran parte dei docenti, infatti supera i 50 anni. Questo fenomeno caratterizza le scuole italiane ad ogni livello: sia nelle classi primarie che secondarie. L’assunzione massiccia di nuove leve, anche di neolaureati, permettà di portare nuova linfa nella scuola con grande vantaggio anche per gli studenti.
Prospettive per il futuro
La diminuzione degli alunni iscritti nelle scuole italiane e l’aumento degli insegnanti può essere l’occasione per avere una scuola diversa e più efficiente. Sono in molti, infatti, che hanno preso questi dati come occasione per riflettere sulla nuova forma che si vuole dare a questa istituzione.
Tra questi di distingue Giuseppe D’Aprile, a capo della Uil scuola, che vede il calo del numero di studenti come l’occasione di risolvere una delle più grandi piaghe della scuola in Italia, ovvero, le classi pollaio. Con questo termine si indicano le classi sovraffollate (come un pollaio per l’appunto).
Se guardiamo la scuola oggi, possiamo vedere che in media un’aula di una prima classe superiore accoglie circa 28-30 studenti per ogni insegnante. Una quantità piuttosto difficile da gestire e seguire con attenzione. Un numero minore di studenti per classe permetterebbe a ogni insegnante di avere modo di dedicarsi con maggiore cura ai bisogni di ogni studente.
Il grande vantaggio di questo cambiamento sarebbe sia per l’insegnante che per lo studente. Il docente, infatti, riuscirebbe a condurre le lezioni con maggiore agilità, soddisfare le esigenze di apprendimento dei propri alunni e poter avere anche una maggiore flessibilità.
Anche per lo studente il vantaggio non sarebbe da meno. In questo modo potrebbe essere accompagnato nell’apprendimento in modo più puntuale, con risultati migliori proprio perché l’insegnamento diventerebbe molto più efficace.
Tuttavia, i tagli previsti per l’organico non sembrano andare in questa direzione. Licenziamenti, accorpamenti e soppressioni degli istituti sembrano favorire i grandi complessi scolastici che accolgono molti studenti nelle loro classi.
A conferma di ciò è anche la contrazione delle deroghe al numero di alunni per classe. Questo vuol dire che se fino a questo momento erano stati fissati dei limiti per il numero degli studenti per classe, questi limiti potrebbero non essere più così forti. Il rischio è quello di aumentare le classi pollaio, invece di diminuirle.