Il quadro giuridico dell'ordinamento degli enti locali
Quando si parla di ordinamento degli enti locali, si intende il sistema di leggi atte a disciplinare la Pubblica Amministrazione che opera su base territoriale. Sebbene buona parte delle norme sugli enti locali si possa rilevare già all’interno della Costituzione, il quadro giuridico si è evoluto negli anni, dando origine al TUEL, il Testo Unico Enti Locali, datato 2020.
Inoltre, recentemente è stato adottato un aggiornamento dell’ordinamento professionale che riguarda i dipendenti che lavorano nella PA locale.
L’ordinamento degli enti locali in Italia
Nel nostro Paese si parla di ordinamento degli enti locali per distinguere la Pubblica Amministrazione che opera a livello territoriale dai cosiddetti enti pubblici nazionali.
Esiste infatti una sostanziale differenza tra gli enti pubblici, che vengono suddivisi in nazionali e locali.
Gli enti nazionali sono quegli enti che operano per perseguire interessi validi sull’intero Paese. Gli enti locali, invece, svolgono la loro azione per preservare e perseguire gli interessi locali. Operano, cioè, entro i confini del proprio territorio di riferimento.
Il concetto di territorio diventa così fondamentale. Infatti, perché si possa parlare di ente locale, è necessario che esista un territorio di competenza.
Secondo l’ordinamento degli enti locali, infatti, per esiste un ente locale deve essere caratterizzato da:
- territorio, il limite geografico entro il quale l’ente stesso può svolgere la propria azione;
- popolazione, ossia coloro che risiedono entro i confini territoriali dell’ente;
- patrimonio, termine che indica beni (sia mobili che immobili) di cui l’ente locale è titolare.
Gli art. 5 e 114 della Costituzione
Come abbiamo già anticipato, troviamo indicazioni sull’ordinamento degli enti locali già nella Costituzione.
Nell’art. 114, vengono indicati come enti locali Comuni, Province e Regioni. Come vedremo successivamente, comunque, il TUEL e la riforma del Titolo V della Costituzione hanno provveduto a definire e citare più dettagliatamente gli enti locali italiani. Le Regioni, inoltre, secondo il Testo Unico non possono essere considerate amministrazioni locali.
All’interno della nostra Costituzione, comunque, troviamo indicazioni di basilare importanza in merito alle cosiddette autonomie degli enti locali.
In dettaglio, all’Art. 5 la Repubblica è definita come una e indivisibile, ma si stabiliscono le autonomie locali. L’ente locale deve cioè dotarsi di organi di indirizzo politico e amministrativo, indirizzo che può discostarsi da quello statale.
L’autonomia permette inoltre l’elaborazione di programmi che abbiano come obiettivo la realizzazione degli interessi dell’ente.
Ciascun ente locale possiede funzioni normative e amministrative, che permettono di realizzare il decentramento autarchico.
Gli enti locali godono di autonomia statutaria, regolamentare, organizzativa, normativa, impositiva e finanziaria.
Ordinamento degli enti locali: il TUEL
Sebbene, per quanto concerne le fonti di riferimento ordinarie che hanno a che fare con gli enti locali, bisogna far riferimento alla Costituzione, nonché a diverse leggi risalenti agli Anni Novanta, la normativa di maggior rilievo è rappresentata dal TUEL.
Noto anche come Decreto Legislativo n. 267/2000, il Testo Unico degli Enti Locali contiene indicazioni su organizzazione, funzionamento, norme contabili e istituzionali degli enti locali in Italia.
Il TUEL è diviso in quattro parti. Nella parte prima sono contenute indicazioni sull’ordinamento degli enti locali dal punto di vista istituzionale.
La seconda parte del Testo Unico, invece, riguarda l’ordinamento finanziario e contabile.
Nella parte terza e nella parte quarta, infine, vengono dettagliate le associazioni di enti locali, le disposizioni transitorie e le abrogazioni.
L’ordinamento istituzionale degli enti locali
Il Testo Unico sull’Ordinamento degli enti locali in Italia ha individuato, in dettaglio, sei differenti tipologie di enti locali:
- Comuni
- Province
- Città metropolitane
- Comunità montane
- Comunità isolane
- Unioni di comuni.
Ciascun ente locale è dotato di autonomie e competenze specifiche che possono essere espresse all’interno dei confini territoriali.
Comuni
L’ordinamento degli enti locali definisce il Comune come l’ente che “rappresenta la propria comunità, ne cura gli interessi e ne promuove lo sviluppo”.
Ogni Comune è dotato di funzioni proprie, funzioni fondamentali e funzioni conferite con legge.
L’art. 36 del TUEL indica, tra gli organi istituzionali del Comune, il Sindaco, il Consiglio comunale e la Giunta.
Province
La Provincia è stata definita dal Testo Unico sull’ordinamento degli enti locali come l’ente “intermedio tra Comune e Regione”. Anche le Province rappresentano le comunità locali, ne curano gli interessi e ne promuovono e coordinano lo sviluppo.
Gli organi della provincia sono il Presidente, il Consiglio provinciale e l’Assemblea dei sindaci.
Città metropolitane
L’ordinamento degli enti locali italiano è stato arricchito con le Città Metropolitane grazie alla riforma costituzionale del 2001.
Questo ente locale è caratterizzato da un territorio vasto: lo scopo principale è quello di perseguire lo sviluppo strategico del territorio.
Gli organi delle Città Metropolitane sono il Sindaco metropolitano, il Consiglio Metropolitano e la Conferenza metropolitana.
Comunità montane e isolane
L’art. 27 del TUEL prevede anche l’esistenza di Comunità montane e isolane all’interno dell’ordinamento degli enti locali italiani.
Al fine di valorizzare le zone montane o isolane, i Comuni possono unirsi per l’esercizio delle proprie funzioni. In questo modo, si costituisce un ente locale unico.
Unioni di Comuni
Per contenere la spesa pubblica, l’ordinamento degli enti locali italiano prevede infine che, nel caso di piccoli comuni, si possano esercitare funzioni in forma associata.
Le Unioni di Comuni rappresentano a tutti gli effetti un ente locale unico, dotato di autonomia statutaria e regolamentare.
L’ordinamento professionale
L’ordinamento degli enti locali prevede, all’interno del personale assunto, una specifica classificazione professionale.
Con il Contratto Collettivo sottoscritto nel 1999, il personale era suddiviso in quattro diverse categorie: A, B, C e D.
Tuttavia, il CCNL Funzioni Locali 2019 – 2021 ha riformulato l’ordinamento professionale. Sono oggi previste quattro differenti aree:
- operatori, cioè i dipendenti che svolgono attività di supporto. Possono accedere a questo tipo di mansioni coloro che hanno completato l’istruzione obbligatoria;
- operatori esperti, i lavoratori che svolgono parte di processi produttivi o integrati nell’erogazione dei servizi. Oltre alla scuola dell’obbligo, per diventare operatore esperto di solito è richiesta una specifica qualifica professionale;
- istruttori, ossia i lavoratori inseriti strutturalmente in processi tecnici, amministrativi e/o contabili. Possono accedere a queste mansioni coloro che possiedono un diploma conseguito in scuola secondaria di secondo grado;
- funzionari EQ (Elevata Qualificazione), quei dipendenti pubblici coinvolti in ruoli fondamentali all’interno dell’amministrazione. Per accedere a quest’area è richiesta almeno una laurea, talvolta accompagnata dall’iscrizione a uno specifico albo professionale.