Occupazione: esperienza internazionale registra +15,4% di valore aggiunto
Nonostante le difficoltà causate dalla pandemia e dall’attuale conflitto Russia – Ucraina, per favorire l’occupazione le esperienze in un Paese diverso dal proprio rappresentano comunque un plus. Chi decide di studiare, formarsi o svolgere uno stage o tirocinio all’estero può vantare in curriculum un’esperienza che potrebbe fare la differenza.
Per favorire l’occupazione, infatti, le esperienze in stato estero sono l’ideale: è quanto confermato da un recente rapporto a cura di AlmaLaurea, che ha di recente analizzato i profili di tutti gli ex studenti che sono riusciti a trovare un impiego.
Anche negli anni in cui nel mondo imperversava la crisi dovuta all’emergenza sanitaria i viaggi studio e i tirocini all’estero non si sono fermati del tutto.
In particolare, gli studi a cura di AlmaLaurea hanno messo in luce come i laureati che hanno svolto una qualsiasi esperienza di studio e/o formazione all’estero hanno una probabilità maggiore di trovare lavoro. In questo articolo analizzeremo insieme i dati con esattezza e commenteremo dettagliatamente i risultati. Il tutto per comprendere come lo studio e la formazione all’estero possono impattare positivamente sull’occupazione.
Esperienze all’estero e occupazione: un valore aggiunto pari al 15,4%
Secondo il report realizzato da AlmaLaurea, un periodo di studio all’estero, nei dettagli, è in grado di garantire una migliore possibilità di trovare un’occupazione.
In termini numerici, i laureati con esperienza all’estero hanno il 15,4% in più di possibilità di trovare un impiego, se paragonati a chi ha conseguito lo stesso titolo di studio, ma non può vantare un percorso formativo all’estero.
I risultati sono migliori anche se paragonati ad un tirocinio nazionale. Chi ha studiato all’estero, rispetto a chi ha semplicemente svolto un tirocinio in Italia, ha il 7,6% di possibilità in più di trovare un impiego.
Chi sono i laureati che trovano più facilmente un’occupazione
Grazie ai dati condivisi da AlmaLaurea, possiamo anche tracciare una sorta di identikit dei giovani laureati che, grazie ad un percorso di formazione all’estero, hanno trovato lavoro con più facilità.
Nel 2021, la percentuale dei nostri laureati che ha avuto modo di aggiungere al proprio curriculum un’esperienza estera è pari all’8,5%. Una percentuale che comunque risulta più bassa rispetto agli anni pre-pandemia. Infatti, nel 2020 la percentuale era superiore. In quell’anno, l’11,3% dei laureati aveva riportato in curriculum un’esperienza all’estero, con risvolti positivi sull’occupazione.
Ci aspettiamo dunque che il numero dei futuri laureati che decidono di avviarsi ad un’esperienza formativa fuori dall’Italia possa aumentare ancora. Ora che la pandemia ha concesso di darci tregua, infatti, ci si aspetta che il trend torni ad essere positivo.
Non abbiamo ancora modo di confermare tali supposizioni mediante i dati, ma entro i prossimi mesi del 2023 sapremo con più certezza se la percentuale è tornata a salire o meno.
Occupazione e formazione all’estero: le competenze acquisite
I dati messi a disposizione da AlmaLaurea parlano chiaro. Ci sono vari corsi di laurea che sembrano più predisposti a partire rispetto ad altri.
Innanzitutto, gli studenti che studiano in corsi di primo livello sono meno propensi a partire rispetto a chi, invece, frequenta un corso di laurea magistrale. Se i laureati magistrali a ciclo unico possono vantare il 14% di studenti che, nel tentativo di migliorare la prospettiva di occupazione, decidono di partire per un’esperienza all’estero e se l’11,2% dei frequentanti un corso magistrale biennale è dello stesso avviso, i più giovani partono meno.
Infatti, solo il 5,8% degli studenti iscritti ad un corso di laurea triennale di primo livello vanta un’esperienza all’estero.
Dei giovani che decidono di dedicarsi del tempo all’estero per incrementare le proprie possibilità future di occupazione, l’84,8% dichiara di aver sostenuto uno o più esami del proprio corso proprio all’estero, per poi richiederne la convalida al proprio ritorno nel nostro Paese.
E c’è anche chi afferma di aver svolto gran parte del proprio lavoro di tesi proprio all’estero: il 20% dei laureati ed il 33,6% di chi possiede una laurea magistrale di tipo biennale.
Una delle competenze che sicuramente fanno la differenza nel futuro dell’occupazione dei laureati che parlano è l’acquisizione di competenze avanzate in lingua straniera. Circa il 90% degli studenti che hanno avuto un’esperienza formativa all’estero può infatti vantare un livello B2 o addirittura superiore.
Un percentuale altissima, se consideriamo che in generale i laureati che possiedono tali competenze e non hanno cumulato esperienze estere riconosciute rappresentano poco più del 59% del totale dei laureati.
Quali sono i programmi più scelti dai laureati?
Quanto ai programmi scelti per organizzare l’esperienza formativa all’estero, vince a mani basse il programma Erasmus+. Programma che, come sappiamo, negli ultimi anni ha vantato un crescente numero di adesioni.
In ogni caso, l’Erasmus+ non è l’unico programma scelto: ad esso si affiancano altri progetti europei ed extraeuropei, quali Overseas e progetti per redigere la tesi di laurea in uno Stato straniero.
Occupazione e viaggi studio: gli Atenei maggiormente coinvolti
I risultati dello studio condotto e realizzato da AlmaLaurea, infine, hanno messo in luce quali sono gli Atenei italiani che, maggiormente, danno spazio alle esperienze di studio all’estero per promuovere la futura occupazione.
È vero che, come abbiamo detto, la percentuale di studenti laureati che vanta un viaggio studio è pari all’8,5% in generale. Ma nel particolare abbiamo delle differenze tra Ateneo e Ateneo.
Il primato se lo aggiudica l’Università di Siena stranieri: il 34,8% degli studenti ha partecipato ad un programma di mobilità estera. Al secondo ed al terzo posto troviamo, con il 34,3% ed il 23,5%, rispettivamente Aosta e LIUC.
Bene anche Bolzano, Perugia e Venezia, con IUAV e Ca’ Foscari, che registrano percentuali tra il 20 ed il 13%: ben sopra la media nazionale.
Cos’è AlmaLaurea
Dato che ne abbiamo parlato nel corso dell’articolo, concludiamo con qualche informazione su AlmaLaurea e sul suo impatto sull’occupazione dei futuri laureati.
Si tratta di un consorzio tra le varie università italiane, che ha il compito di analizzare i dati su studenti, lauree e occupazione dei laureati italiani.
Il suo scopo è quello di fornire utili indicazioni non solo agli Atenei, ma anche alle aziende e alle imprese in cerca di giovani impiegati da poco laureati.