Motivazione del personale: il vademecum per non perdere talenti
La motivazione del personale è un aspetto chiave per il buon funzionamento di un’attività, grande o piccola che sia. Che si abbiano molti dipendenti o solo qualche collaboratore è fondamentale che questi si sentano spinti a dare il proprio meglio. In questo modo, l’intera azienda potrà beneficiarne e raccoglierne i frutti grazie alla maggiore produttività, energia e dinamicità profusa nel lavoro.
L’employee retention, ovvero la fidelizzazione del dipendente, è di grande importanza anche per limitare il fenomeno della Great Resignation (grandi dimissioni) che si sta diffondendo negli ultimi anni. Il motivo di questo abbandono di massa delle posizioni lavorative è anche la mancanza di un legame con l’azienda, la sensazione di essere solo una rotella di un meccanismo più grande che non riconosce meriti e non valorizza i successi e competenze.
Come poter motivare il proprio personale? Cosa stimola i dipendenti e i collaboratori a fare del proprio meglio? Per aumentare la motivazione e la fidelizzazione di un dipendente bisogna innanzitutto fare attenzione ai suoi bisogni.
Esistono 7 strategie specifiche da poter attuare e alcuni aspetti da dover considerare. Una volta applicate e inserite nelle abitudini della vita dell’azienda e nell’attività dei manager, possono fare sì che anche il dipendente più demotivato possa ritrovare l’entusiasmo perduto. Queste soluzioni strategiche sono di varia natura e vanno dalla maggiore attenzione alla retribuzione all’ambiente di lavoro.
1. Retribuzione adeguata
Quando si parla della motivazione del personale non bisogna dimenticare che quello svolto dai dipendenti è un lavoro e come tale richiede un compenso. Per quanto oggi molto spesso si cerchi un impiego non soltanto per il tipo di stipendio che offre, ma anche per interesse, comunione di intenti e molto altro, la retribuzione resta un punto chiave.
Quindi, se i livelli di retribuzione non sono adeguati è possibile che il collaboratore non sia spinto a dare il meglio di sé per svolgere il proprio compito, poiché non ne vede nessun ritorno personale. Quando poi questo non è in linea con le competenze, la posizione e l’anzianità, la mancanza di motivazione può trasformarsi in una vera e propria condizione di scontentezza e portare il collaboratore a cercare nuove opportunità altrove.
2. Feedback e partecipazione del manager
Oltre alla ricompensa economica, non va sottovalutata quella che potremmo definire una “ricompensa emotiva” ovvero il feedback. E’ molto importante che manager, capi di reparto e responsabili diano dei riscontri per il lavoro svolto, in negativo e in positivo.
Avere le attenzioni di un proprio superiore. infatti, ha un ruolo positivo nella motivazione del personale per tre ragioni:
- Nel cervello umano, l’assenza di feedback corrisponde a un feedback negativo e questo potrebbe portare a spegnere l’entusiasmo del dipendente e disorientarlo.
- La comunicazione con i superiori è un ottimo modo per indicare che l’impegno messo nel proprio lavoro non è andato perso e questo può spingere il lavoratore a continuare a impegnarsi
- Il dipendente si sentirà parte dell’azienda ed è probabile che vorrà prendersene maggiormente cura
In questo caso è importante che i manager abbiano delle ottime capacità comunicative ed empatiche, in modo da potersi relazionare con i collaboratori nel modo migliore, sia in caso di elogi che delle critiche.
Questo aspetto, poi, è ancora più evidente nel caso del lavoro da remoto. Senza un continuo rapporto con superiori e colleghi, l’isolamento e la sensazione di abbandono potrebbero intensificarsi ulteriormente. Ma attenzione, anche l’estremo opposto, il continuo controllo, potrebbe essere ugualmente dannoso, portando il lavoratore a sentire un’eccessiva pressione che potrebbe farlo scappare.
3. Valorizzazione delle competenze per una migliore motivazione del personale
Strettamente legato al discorso appena concluso è la valorizzazione delle competenze. Quando si parla della motivazione del personale non bisogna mai dimenticare l’importanza del riconoscimento del lavoro svolto e dell’impatto sull’azienda.
Vanno riconosciute le qualità professionali dei collaboratori, assegnando loro dei compiti adeguati alle loro attitudini. Questo porterà non solo a un reale aumento della motivazione, ma anche a un lavoro effettivamente svolto in maniera più puntuale ed efficiente.
4. Responsabilizzazione e autonomia
Un altro passaggio da tenere in considerazione quando si parla di motivazione personale è la responsabilizzazione: dare autonomia e fiducia al dipendente è un modo per lasciargli la libertà di gestire il proprio lavoro, essere creativo e trovare l’alternativa non solo più efficace ma anche la più soddisfacente.
Il vantaggio di dare maggiore autonomia ai propri dipendenti, dunque, sta proprio nella possibilità di lasciare che trovino da sé il modo di portare a termine il lavoro e, magari, anche di mostrare le proprie capacità e nuove competenze acquisite nel tempo.
5. Sviluppo professionale e possibilità di carriera
Formazione continua, progressi nelle posizioni lavorative e possibilità di carriera sono strategie che accrescono la motivazione del personale e stringono la relazione tra il dipendente e l’azienda. Sentendo che l’attività per cui lavora investe su di lui e gli dà fiducia offrendogli la possibilità di migliorare la propria posizione, il dipendente sarà portato a ricambiare con un maggiore impegno.
Inoltre, l’impossibilità di fare carriera e crescere professionalmente si è dimostrato essere uno dei fattori che determinano l’abbandono di una posizione lavorativa a vantaggio di un’altra azienda che, invece, permette di acquisire ruoli sempre più prestigiosi.
6. Ambiente di lavoro favorevole
La buona vivibilità del luogo di lavoro, che sia un ufficio, un cantiere o una stanza virtuale su videochiamata, è un elemento chiave. Dover trascorrere molto tempo con colleghi con cui non si riesce a creare un buon rapporto o superiori distaccati o anche uffici scomodi e poco accoglienti potrebbe intaccare la motivazione del personale. In alcuni casi una situazione poco favorevole può spingere il dipendente non solo a non impegnarsi di più, ma anche a voler cambiare lavoro.
Chi ha un’attività, di qualsiasi tipo essa sia, deve impegnarsi a creare un ambiente di lavoro che permette a tutti i collaboratori di sentirsi a proprio agio, sia intervenendo sugli spazi fisici sia sulle relazioni tra colleghi, qualora fosse necessario.
7. Work-life balance: la motivazione del personale viene dall’equilibrio
Un ulteriore elemento chiave quando si parla di motivazione del personale è la work-life balance, l’equilibrio tra vita lavorativa e vita privata. Non bisogna essere esperti del settore per sapere che la pandemia ha cambiato le carte in tavola su questo tema. La frase che più spesso è stata ripetuta da lavoratori vecchi e nuovi è che il lockdown e il passaggio al lavoro agile ha permesso a molti di loro di riappropriasi del tempo. Pensare oggi di fare azienda senza considerare questo aspetto è del tutto anacronistico.
In molti Paesi europei, oltre alla possibilità di svolgere parte del lavoro in smart working, si sta iniziando a offrire anche la possibilità di lavorare meno giorni alla settimana, introducendo la settimana lavorativa corta.
Offire un buon work-life balance permette al dipendente di non sentirsi oppresso dall’ufficio e dal lavoro. Un buon equilibrio tra vita privata e lavoro permette al personale di provare maggior benessere e non cadere nel burnout. Alcune aziende, poi, li spingono a praticare hobby, anche sul posto di lavoro, crea sale relax dove svagarsi nelle pause e condividere momenti di socialità con gli altri colleghi.
Perché è importante curare la motivazione del personale
Per le attività di oggi la motivazione del personale è un aspetto fondamentale per arrivare al successo e mantenerlo. Le ragioni sono principalmente due:
- Aumento della produttività dei dipendenti con maggiori risultati di successo
- Riduzione dei licenziamenti e del turnover dei professionisti.
Come abbiamo visto, un dipendente riconosciuto nelle proprie capacità e competenze, scelto per attività che è in grado di svolgere al meglio e che gli possano portare soddisfazione sono tutti modi per spingerlo a dare il meglio di sé. Questo perché trova proprio nel suo impegno un riscontro e una ricompensa a cui non è di certo disposto a rinunciare.
In secondo luogo, un dipendente motivato e che trova il senso del proprio lavoro è un collaboratore che difficilmente lascia la propria posizione per qualcosa di diverso. Di conseguenza, l’azienda non dovrà cercare qualcuno che abbia le stesse competenze che sia in grado di sostituirlo e non dovrà spendere energie e denaro per la formazione di un nuovo dipendente. Soprattutto, nelle prime fasi, infatti, potrebbe non essere in grado di portare quei risultati che un lavoro con maggiore esperienza poteva offrire.