Mobility manager: chi è, di cosa si occupa e come diventarlo
Della figura del mobility manager abbiamo sentito parlare sempre più di frequente grazie alle nuove linee guida emanate dal Ministero per l’attuazione e redazione spostamenti casa-lavoro. Nella Legge di conversione Sostegni Bis sono state chiarite nozioni a riguardo del mobility manager.
Entriamo nello specifico e cerchiamo di capire al meglio di cosa si occupa questa figura professionale.
Chi è e cosa fa il mobility manager
La figura del mobility manager ha il compito di aiutare aziende, pubbliche amministrazioni e istituti scolastici nella predisposizione di un piano degli spostamenti casa-lavoro del personale. Il mobility manager è dunque il responsabile della mobilità sostenibile di un’impresa o area territoriale. Tramite il PSCL definisce metodi di spostamento alternativi quali, ad esempio, car o bike sharing e mezzi pubblici.
Il mobility manager si occupa di:
- pianificazione e gestione degli spostamenti casa-lavoro di cittadini lavoratori;
- domanda di mobilità dei singoli;
- rispetto delle norme di sostenibilità ambientale, compreso contenimento dell’inquinamento e spreco di risorse;
- riduzione di uso di macchine private;
- incentivazione di mezzi a basso impatto ambientale;
- eliminazione progressiva di traffico e inquinamento;
- tutela dell’ambiente e dell’ambiente stradale.
Tipologie e macro-aree di attività del mobility manager
Il mobility manager opera in tre diverse aree professionali:
- aziendale: nominato dall’azienda stessa ha come ruolo quello di verifica delle modalità di spostamento casa/lavoro. Suo compito anche quello di avanzare proposte su alternative maggiormente sostenibili;
- scolastica: si occupa degli di spostamenti casa/lavoro del personale e degli alunni. Collabora con altri istituti scolastici presenti sul territorio, si coordina con le aziende di trasporto locale per valutare le offerte maggiormente convenienti. Si occupa anche di segnalare le difficoltà di spostamento casa/lavoro dei disabili agli uffici regionali;
- d’area: nominato da comune, regione o provincia ha il compito di organizzare tutti gli interventi d’ambito mobilità sul territorio. Il mobility manager collabora con strutture preposte al traffico e incentiva utilizza mezzi di trasporto pubblici.
Le tre macro-aree di compiti che tutte le tre tipologie di mobility manager è chiamato a svolgere sono:
- creazione di una rete solida di relazioni: analisi del territorio e delle modalità in cui i soggetti operano, coordinandosi con altre realtà al servizio della mobilità;
- pianificazione strumenti necessari all’operato: creazione del PSCL con possibili soluzioni alternative all’auto;
- presentazione dei servizi definiti e disponibili. In questo modo i cittadini possono decidere se vale la pena o meno cambiare le proprie abitudini di trasporto.
Origine e norma a riguardo
L’origine di questa figura risale in realtà a molti anni fa. È infatti dagli anni novanta, grazie al Decreto Ministeriale 27 marzo 1998 del Ministero dell’Ambiente. Tale figura è oggi in risalto per via del Decreto Rilancio. Proprio tramite questo decreto il mobility manager è diventato obbligatorio per:
- aziende o pubbliche amministrazioni che abbiano più di 100 dipendenti;
- comuni con più di 50.000 abitanti.
Ma non solo! Il Decreto Sostegni Bis ha anche stanziato un contributo per istituti scolastici, imprese aziendali e enti pubblici per aiutare nel predisporre un piano degli spostamenti casa-lavoro del personale. La nomina di tale figura ha come limite inderogabile il 31 agosto 2021, ed è previsto un fondo da 50 milioni di euro. Questa soluzione è stata attuata per alleggerire i lavoratori sui trasporti pubblici urbano ed extraurbano. Tali risorse sono anche per finanziare iniziative di mobilità sostenibile, quali car e bike sharing e così via.
Nel dettaglio, l’iter normativo che ha permesso l’entrata in vigore della legge attuale è il seguente:
- il Decreto Legge n.34 del 19 maggio 2020 (Decreto Rilancio), che ha introdotto l’obbligatorietà figura professionale in imprese e pubbliche amministrazioni con più di 100 dipendenti e in Comuni con più di 50.000 abitanti;
- il successivo Decreto 12 maggio 2021 del Ministero della Transizione Ecologica, che ha definito i requisiti minimi Mobility Manager;
- il recente Decreto Dirigenziale 209 del 4 agosto 2021, che ha ulteriormente specificato le attività del profilo introducendo le “Linee guida per la redazione e l’implementazione dei piani degli spostamenti casa-lavoro (PSCL)”.
Come diventare mobility manager
Non esiste un corso di laurea specifico per diventare Mobility Manager ma esistono molti enti o università che forniscono master e corsi di specializzazione. Tra i corsi di laurea potrebbe aiutare a diventare Mobility Manager quello in ingegneria gestionale.
La formazione deve essere interdisciplinare, sia umanistica che tecnica. Pur essendo sufficiente un diploma, un livello di studio più avanzato magari non può che esser visto come maggior prestigio. I corsi di specializzazione o master in Mobility Managment permettono di acquisire nozioni in:
- comunicazione;
- logistica;
- tutela ambientale;
- marketing;
- organizzazione;
- relazione;
- analisi di contesti.
Le capacità che bisogna acquisire riguardano la comunicazione, il marketing, e la logistica. Il mobility manager deve anche essere bravo nell’integrazione e relazione con le realtà che si occupano di mobilità e sostenibilità circostanti.
Prospettive lavorative e di guadagno
Un Mobility Manager qualificato può cercare occupazione sia nel settore pubblico che privato. Grazie al Decreto Rilancio, come abbiamo precedentemente spiegato, c’è ad oggi l’obbligo di nomina in alcune realtà aziendali e in alcuni enti pubblici.
Ciò comporta una crescita delle opportunità di lavoro per il Mobility Manager sia presso le imprese, che nelle amministrazioni pubbliche. A prescindere legge tale figura professionale ha comunque l’accesso a diversi impieghi, soprattutto in un settore come quello della green economy, in esponenziale crescita. Può lavorare in imprese di ogni settore che vogliano determinare valori green e siano attente ai temi della mobilità aziendale e della sostenibilità ambientale.
Per quanto invece riguarda il guadagno medio di un professionista Mobility Manager non possiamo generalizzare. Lo stipendio cambia infatti in base a:
- dimensioni azienda presso cui si è impiegati;
- livello di inquadramento.
Possiamo dire che un Mobility Manager può arrivare a guadagnare circa 45mila euro annuali, se impiegato presso un’azienda di medie dimensioni, o anche fino a 100mila euro lordi annuali, se riveste alte posizioni in grandi imprese.