Meritocrazia: la sua importanza per valorizzare il talento
Anche se spesso non si concretizza, la meritocrazia è quanto di più importante possa esistere sul luogo di lavoro.
Si tratta di assumere e, successivamente, promuovere i lavoratori realmente meritevoli. In altre parole, vengono premiati solamente coloro che hanno le prestazioni migliori.
Cerchiamo di capire, con esattezza, i vantaggi e le modalità di promozione di un ambiente meritocratico che valorizzi il talento dei lavoratori.
Un po’ di storia
Sembra proprio che il termine sia stato coniato recentemente: il primo a parlare ufficialmente di meritocrazia fu Michael Young. Col suo libro del 1958, The Rise of the Meritoracy, il termine venne però utilizzato in chiave ironica.
Da quanto Young scrisse e pubblico il suo libro satirico, il concetto ha subito delle modifiche a livello di significato. Non ha infatti nulla a che fare con l’ironia e si riferisce ad un ambiente, prettamente lavorativo, in cui prevalgono le persone di talento.
Insomma, la meritocrazia è un concetto che dovrebbe essere basilare in ogni azienda e, in generale, sul luogo di lavoro. Un’azienda di successo diventa infatti tale solo se riesce a sfruttare le idee migliori. Ed è impossibile sfruttare le idee migliori senza valorizzare il talento dei dipendenti.
Meritocrazia in azienda e sul posto di lavoro
In linea generale, creare un ambiente di lavoro meritocratico non dovrebbe essere poi così difficile.
Si avrà meritocrazia quando i datori di lavoro decideranno di reclutare solo e unicamente le menti migliori, con le adeguate competenze.
Inoltre, la meritocrazia va anche coltivata: le unità di personale più produttive e talentuose, oltre ad essere assunte, vanno anche premiate.
Bisognerà cioè promuovere le persone migliori, in base ai loro talenti.
Un posto di lavoro meritocratico è anche in grado di creare delle strutture che permettano di giudicare prestazioni e abilità dei lavoratori senza distinzioni.
Non ci sono cioè differenza in base al sesso o alla nazionalità. È il solo talento a vincere.
Dunque, quando si parla di ambiente di lavoro meritocratico, è necessario che il talento prevalga su ogni altra variabile.
Infine, in un ambiente che sia realmente meritocratico, ognuno ha la possibilità di esprimersi. È vero che vengono premiate le idee migliori, ma per premiarle è necessario che tali idee vengano ascoltate.
Quali benefici può comportare sul lavoro
Purtroppo, non è difficile capire che ancora oggi siamo ben lontani da questo genere di realtà, soprattutto nel nostro Paese.
Eppure la meritocrazia può essere a pieno titolo inserita tra le modalità migliori per gestire personale e capitale umano.
Comporta infatti numerosi benefici, sia per i lavoratori che per i datori di lavoro. Innanzitutto, premiare coloro che lo meritano aiuta a gratificare i vari membri del personale.
Chi vale, è incentivato a restare in azienda più a lungo. Coloro che invece non vengono premiati perché non apportano valore sono portati ad abbandonare il posto di lavoro.
In questo modo, il datore di lavoro potrà essere sicuro di lavorare solamente coi migliori.
In altri casi, i meno esperti potrebbero cogliere la mancanza di gratificazioni come una sorta di sfida. Se dietro l’inesperto si nasconde un individuo di talento, questo sarà portato ad imparare dai colleghi premiati tramite il meccanismo della meritocrazia.
In questo modo, si promuove lo sviluppo delle competenze e del talento.
Infine, un ambiente realmente meritocratico è in grado di promuovere la parità dei diritti, e questo favorisce efficienza e inclusione.
Meritocrazia: come si promuove
Cerchiamo, in ultimo, di capire come si promuove un ambiente meritocratico. Un ambiente, cioè, in cui gli individui vengono premiati in base alla loro capacità di apportare valore grazie al loro talento.
Lo abbiamo già ribadito: la meritocrazia dovrebbe essere considerata per il bene del posto di lavoro e del datore stesso.
Ecco, dunque, quali sono gli step per creare un luogo di lavoro dove valga realmente la meritocrazia.
Incoraggiare all’ascolto
Per prima cosa, bisognerebbe promuovere la cosiddetta cultura dell’ascolto. In una meritocrazia, le figure al comando dovrebbero essere in grado di garantire che le idee migliori possano emergere.
I dirigenti non devono cioè far prevalere le proprie idee, ma tener conto delle opinioni di tutti. E solo le idee migliori, alla fine, dovrebbero essere scelte e prevalere.
È vero, in questo modo ci saranno tantissime opinioni da analizzare, ed il lavoro potrebbe moltiplicarsi.
Ma si tratta di uno step necessario se il fine ultimo è quello di valorizzare il talento. Inoltre, non è detto che chi sta al comando abbia sul serio le idee migliori. Non incoraggiare l’ascolto significa perdere delle opportunità di crescita preziose.
Potenziare i leader
In quest’ottica, i leader vanno istruiti e potenziati. Ogni datore di lavoro dovrebbe essere in grado di individuare con esattezza i leader del team. Solo sapendo chi sono esattamente i membri del team in grado di dirigere e regolare gli altri si potrà davvero promuovere la meritocrazia.
I leader avranno infatti il compito di dirigere gli altri e, nel momento in cui si realizza lo step precedente (quello dell’ascolto) dovranno agire. Dovranno cioè raccogliere e selezionare le idee migliori, oltre che dare direzione alla discussione.
Un buon leader, poi, influenza positivamente gli altri membri del team, ispira. E l’ispirazione potrebbe portare i veri talenti ad emergere più facilmente.
Incoraggiare e motivare
La meritocrazia necessita che, come già detto, chi ha talento venga premiato. È dunque necessario che i talenti possano capire che in una determinata azienda avranno la possibilità di fare carriera.
Questo li incoraggerà a fare di meglio. Inoltre, promuovere i talenti significa anche che questo talento circolerà all’interno dell’impresa.
Lo sviluppo della carriera motiverà il dipendente e gioverà all’azienda ed al datore di lavoro.
Sviluppare l’empatia
Purtroppo, questo è un aspetto che in tantissime aziende manca, ma si tratta di un deficit che non permette lo sviluppo di un ambiente meritocratico.
In realtà, leader e dirigenti dovrebbero essere empatici e richiedere feedback costanti a dipendenti e collaboratori.
Non può esserci meritocrazia senza empatia: l’inclusività è alla base di un ambiente realmente in grado di premiare il vero talento.