Leadership: perché i giovani talenti la rifiutano
C’è una particolare tendenza che si è diffusa, soprattutto recentemente, tra i giovani talenti: si tratta del rifiuto della leadership. Il cambiamento di rotta che si è concretizzato negli ultimi anni appare evidente soprattutto agli addetti ai lavori: i giovani preferiscono carriere di tipo orizzontale.
Questa tendenza, che porta i nuovi talenti a non provare più alcun desiderio verso una carriera verticale, deriva per l’appunto da una sorta di rifiuto verso i ruoli di comando.
Le cosiddette “nuove leve” sono infatti più propensi ad accettare lavori quando le responsabilità previste non sono troppe. Inoltre, anche nei casi in cui, nel futuro, si prospettino possibilità di progressione, i giovani le rifiutano categoricamente.
Eppure, è ovvio che poter essere un leader in azienda ha dei vantaggi non indifferenti. Una figura leader può infatti influire in maniera diretta sull’ambiente di lavoro. Nonostante questa possibilità, sembra proprio che i giovani talenti, di fronte alla possibilità di dirigere un’impresa, tendano a rifiutare.
In questo articolo cercheremo di capire quali sono le motivazioni profonde legate a questa sorta di rigetto verso i ruoli di comando e responsabilità. Molto spesso, in effetti, non vengono adeguatamente valutati i vantaggi del non essere un leader: li scopriremo insieme.
Rifiuto della leadership: la chiave per la crescita professionale
Uno dei vantaggi del rifiuto della leadership è legato strettamente alla crescita personale. I giovani talenti che hanno decidono di rifiutare i ruoli di comando possono infatti apprendere più facilmente, e hanno più occasioni per imparare.
Chi accetta un lavoro, soprattutto in giovane età, sa benissimo che cumulare esperienza è importantissimo. In alcuni casi, è molto più profittevole cumulare un numero di esperienze cospicuo invece che puntare fin da subito alle più alte cariche aziendali.
Insomma, i giovani talenti hanno maggior interesse in ruoli che consentono loro di imparare più che in quelli che consentirebbero loro di diventare un leader in breve tempo. Questa tendenza permette loro di avere una visione più completa del lavoro che andranno a svolgere.
Tra l’altro, un lavoratore che non detiene la leadership, a differenza del leader, può concedersi talvolta di commettere degli errori. E l’apprendimento per tentativi ed errori è una delle forme di apprendimento più efficaci.
La leadership senza aiuto è un ostacolo alla crescita lavorativa
Al contrario, un leader non può permettersi errori: la sua posizione di comando di fatto glielo impedisce. Questo perché, ovviamente, anche il minimo errore potrebbe avere notevole impatto sul futuro dell’azienda.
Inoltre, un leader ricopre un ruolo di comando, e la sua posizione gli impedisce di domandare aiuto. Uno dei vantaggi del rifiuto della leadership è dunque la possibilità di chiedere e ricevere aiuto, possibilità preclusa a chi detiene ruoli di comando.
Un capo non può apparire debole o, peggio ancora, incompetente: al contrario, tutti si aspettano da lui la soluzione ai problemi che si presentano.
In quest’ottica, un leader ha meno possibilità di crescita rispetto ad un lavoratore che, invece, non detiene posizioni di comando. È dunque questo il secondo vantaggio che porta i giovani a rifiutare la leadership.
Specificità delle competenze: un vantaggio competitivo
Terzo vantaggio che porta i giovani a dire di no ai ruoli che abbiano a che fare con la leadership ha a che fare con le competenze specifiche. Ricoprire ruoli che non hanno a che fare col comando a prima vista potrebbe sembrare limitante. Tuttavia, al contrario, questa condizione permette di acquisire competenze specifiche.
A differenza di quanto accade con i ruoli da leader, le carriere orizzontali permettono al lavoratore di diventare competente. Ed è ovvio che una persona competente rappresenta una risorsa preziosa per qualsiasi azienda.
Si tratta di un lavoratore di cui ci si può fidare, che può svolgere il proprio lavoro in modo efficiente e che può contribuire al successo dell’azienda. Quindi, un giovane talento che punta tutto sulla specificità di competenze avrà maggiori possibilità di carriera.
L’avanzamento di carriera non deve necessariamente terminare con l’accettazione di un ruolo di leadership, ma può semplicemente concretizzarsi con condizioni di lavoro migliori. Senza che questo coincida con l’aumento delle responsabilità che, di solito, vengono attribuite ad un leader.
La leadership come ostacolo al rapporto tra colleghi
C’è poi un altro aspetto che porta i giovani a rinunciare ai ruoli di comando senza mezzi termini. Molto spesso, colui o colei che detiene la leadership non ha un rapporto idilliaco con gli altri membri del team.
Ciò deriva ovviamente dal suo ruolo, che si basa generalmente su un rapporto di autorità nei confronti degli altri lavoratori. I nuovi talenti, invece, preferiscono godere del vantaggio rappresentato dalla possibilità di instaurare un rapporto tra pari con gli altri colleghi.
Meglio, cioè, sentirsi a proprio agio in team, instaurando rapporti significativi con gli altri membri, piuttosto che doversi impegnare a dirigerli.
Il ruolo delle motivazioni personali
Fino ad ora, abbiamo analizzato solamente i vantaggi che spingono i giovani lavoratori a rinunciare alla leadership. È ovvio, però, che dietro tale rinuncia potrebbero nascondersi altre motivazioni, di tipo puramente personale.
Queste motivazioni includono:
- scarsa autostima e modestia
- paura di non essere all’altezza
- timore di sbagliare.
Si tratta, ovviamente, di motivazioni che non hanno nulla a che vedere coi vantaggi fino ad ora analizzati. Purtroppo, i giovani devono misurarsi con un contesto culturale che giudica la leadership come una responsabilità pesante e una sfida difficile. È quindi del tutto spontaneo sentirsi intimoriti e rifiutare ruoli di responsabilità che vengono percepiti come impossibili da gestire.
Rinuncia ai ruoli di comando: c’è un prezzo da pagare
È ovvio che rinunciare alla leadership significa anche accettare gli aspetti negativi legati al rifiuto di una progressione di carriera verticale.
Una carriera che si concentra solamente sulla progressione orizzontale, molto spesso, non prevede miglioramenti dei compensi. Indubbiamente, un ruolo di leadership è meglio remunerato, su questo non vi è alcun dubbio.
Eppure, i giovani talenti sono spesso disposti a pagare questo prezzo: accettare ruoli sottopagati e rinunciare al comando, come abbiamo visto, ha innumerevoli vantaggi.
I giovani d’oggi, d’altra parte, sono purtroppo abituati a contesti di lavoro precari. Accettarli significa avere la possibilità di costruire la propria professionalità, per poter aspirare a dei ruoli migliori in futuro, pur rinunciando alla leadership.