Il problema del lavoro minorile in Italia
Quando si parla di lavoro minorile, Italia e altri Paesi intendo l’attività lavorativa svolta da minorenni. Questa tipologia di lavoro, in sostanza, prevede l’impiego di bambini e ragazzi che non hanno ancora compiuto i 18 anni.
Il lavoro minorile è un problema globale che affligge molti Paesi, soprattutto quelli in via di sviluppo. In alcuni di questi Paesi, il lavoro minorile non è regolamentato o le leggi esistenti non sono adeguatamente applicate, il che rende i bambini vulnerabili allo sfruttamento.
Tra i Paesi con scarsa regolamentazione del lavoro minorile ricordiamo l’India, l’Afghanistan, il Pakistan e la Repubblica Democratica del Congo, solo per citarne alcuni.
Si tratta di Paesi in cui molti bambini sono costretti a lavorare, spesso in condizioni pericolose, a causa della povertà.
Quando si parla di Paesi appartenenti UE, invece, tale lavoro è ovviamente regolamentato da una normativa abbastanza severa e stringente. Anche l’Italia ha previsto diverse norme per definire regole e limiti del lavoro in cui i giovanissimi sono impiegati. In questa guida ci dedicheremo all’analisi delle norme vigenti, atte a regolamentare il lavoro minorile in Italia.
Lavoro minorile Italia: l’età minima
Quando si parla di lavoro minorile in Italia, innanzitutto, si fa riferimento a due diverse leggi. Regolamentano questa tipologia di lavoro il DL n. 345/1999 e il DL 262/2000.
L’esistenza di regole specifiche atte a normare il lavoro di giovani e adolescenti è fondamentale. Qualsiasi tipo di attività di lavoro potrebbe incidere negativamente, e a più livelli, sullo sviluppo del minore.
Per questo, la legge in Italia prevede un’età minima per il lavoro minorile. Nel nostro Paese, cioè, non tutti i bambini e gli adolescenti possono lavorare.
Infatti, per poter essere impiegati come lavoratori, nel nostro Paese è necessario aver compiuto almeno 16 anni. Ma il requisito dell’età non basta, perché per poter lavorare il minorenne deve anche aver completato la scuola dell’obbligo.
Questi limiti prevedono ovviamente delle eccezioni. Pensiamo, ad esempio, a bambini e adolescenti che lavorano nel mondo dello sport, o dello spettacolo, o impiegati in attività artistiche o culturali.
Si tratta di ambiti che rappresentano delle eccezioni: in questi casi, anche chi ha meno di 16 anni può lavorare, senza incorrere in problemi con la legge.
È ovvio però che queste attività specifiche non dovranno compromettere in alcun modo lo sviluppo (anche sociale ed educativo) del giovane. Per accertare la mancanza di tale compromissione, è necessario ottenere l’autorizzazione da parte dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro.
Limiti al lavoro minorile in Italia
Oltre a quelli appena analizzati, la legge impone diversi limiti al lavoro minorile in Italia.
Innanzitutto, dei limiti orari: ogni settimana, il minore autorizzato può lavorare per un massimo di 40 ore. Ci sono anche degli orari prestabiliti della giornata in cui il giovane non può lavorare.
Nel caso del lavoro minorile, in Italia non è consentito lo svolgimento in orari notturni, dalle 23 alle 7 per chi ha compiuto 16 anni. Nei casi previsti, qualora i minori sotto i 16 anni siano autorizzati a lavorare nei settori analizzati al paragrafo precedente, l’attività deve interrompersi dalle 22 alle 6.
Altra limitazione è legata alle pause dal lavoro. I minori hanno diritto a due giorni di riposo settimanali. La legge prevede inoltre che, ove possibile, questi due giorni di riposo debbano essere consecutivi.
Per chi lavora più di 4 ore e 30 minuti al giorno, poi, è prevista una pausa quotidiana della durata non inferiore ai 30 minuti.
La tutela del minore che lavora
Trattandosi di una questione abbastanza delicata, e per evitare ogni forma di sfruttamento del lavoro minorile, in Italia la vigilanza è serrata.
Spetta all’Ispettorato del Lavoro il compito di vigilare sull’effettivo rispetto delle leggi in merito, al fine di tutelare i giovani. Inoltre, anche i sindacati e le associazioni di categoria vengono chiamati in causa.
In caso di lavoro prestato da minore, alle associazioni e ai sindacati spetta il compito di supportare il giovane lavoratore.
Ad ogni modo, al fine di tutelare la salute del minore che intende lavorare, vengono espressamente vietati alcuni lavori. In particolare, tutte quelle attività che potrebbero compromettere salute e sicurezza del giovane non sono ammesse.
L’elenco di tali mansioni è stato chiaramente stabilito e include il divieto, per minori sotto i 18 anni, di svolgere attività che espongano a:
- agenti fisici
- agenti chimici
- agenti biologici
- piombo
- amianto
I minori non possono essere impiegati, altresì, in attività che comportino la manipolazione di apparecchiature di produzione, di dispositivi e ordigni.
Sono vietati anche lavori in serragli contenenti animali feroci o velenosi, i lavori in mattatoio, quelli su tini, serbatoi, bacini o damigiane contenenti agenti chimici.
Tutti i lavori che prevedono rischi elettrici, di crolli o elettrolitici non possono essere oggetto di lavoro minorile in Italia.
Cosa rischia chi non rispetta la legge?
Il rispetto delle leggi sul lavoro minorile in Italia viene garantito anche grazie alle numerose sanzioni in caso di violazione.
Infatti, la normativa prevede che, in caso di impiego di giovani in mansioni o in condizioni al di fuori previste dalla legge, si possa rispondere sia sul piano amministrativo che su quello penale.
In sostanza, i datori di lavoro che impiegano minori senza rispettare la legge sono soggetti a sanzioni di tipo pecuniario. Inoltre, se il caso è grave, potrebbero anche incorrere in sanzioni penali, come la reclusione.
Per l’impiego di minori che subiscono eventuali danni potrebbe anche comportare responsabilità civile. Il minore, in sostanza, potrebbe anche avere diritto di risarcimento.
La protezione dei giovani in UE
Oltre che grazie alle leggi sul lavoro minorile in Italia, la tutela dei giovani viene garantita anche dall’intenso impegno dell’Unione Europea.
Uno degli obiettivi fondamentali dell’Unione è infatti la protezione dei diritti dei minori, nel rispetto della Carta dei diritti fondamentali.
Con l’obiettivo di monitorare la situazione e verificare l’effettivo rispetto di tali diritti, è stata istituita la figura del Coordinatore per i diritti dei minori. Tale figura, che dal 2019 è ricoperta da Ewa Kopacz, ha il compito di promuovere e tutelare i diritti dei giovani sotto ogni punto di vista. Non soltanto per quanto concerne il lavoro minorile.