Lavoro in Europa: record di posti vacanti e dimissioni
Uno tra i più gravi problemi del lavoro in Europa è la netta carenza di manodopera. I datori di lavoro ad oggi faticano molto a trovare profili con competenze ed abilità adeguate da assumere.
Analizziamo al meglio insieme la situazione.
Indice
Lavoro in Europa: situazione attuale
Imprese ed aziende nel 2023 incontrano sempre più difficoltà nel trovare dipendenti adeguati alle richieste del mercato. A complicare la situazione è necessario anche affrontare la problematica delle dimissioni volontarie. Nel 2022 c’è stato infatti un boom che ha toccato soprattutto Italia, Spagna e Francia.
L’indagine dello European data journalism network ha evidenziato come la pandemia di COVID-19 abbia a che fare, e molto, con la situazione.
Gli europei dopo la pandemia non vogliono più lavorare come prima. Il Covid-19 ha cambiato sia le modalità in cui si lavora sia in cui si pensa al lavoro.
Il tasso di posti di lavoro vacanti è ai massimi storici nell’intera zona europea. Dati dell’Eurostat sulla situazione del lavoro in Europa riportano che il
3,1% dei posti di lavoro non occupato alla fine del 2022.
Il segno è evidente: le tensioni sul mercato del lavoro. si stanno moltiplicando. Il dibattito sulla carenza di professionisti con competenze adeguate ha sostituito il dibattito sulla disoccupazione di massa.
In realtà, come analizzeremo a breve, l’elevato numero di dimissioni diventa è un mero indicatore di dinamismo del mercato del lavoro. Ed esso potrebbe tramutarsi in migliore organizzazione del lavoro all’interno delle aziende stipendi più alti.
Lavoro in Europa: un po’ di dati
Ma entriamo nello specifico e analizziamo la situazione del lavoro in Europa paese per paese:
- Germania: l’indice Iab sulla carenza di lavoratori ha registrato ad inizio 2023 un aumento consecutivo. Le difficoltà nel coprire i posti vacanti delle agenzie per l’impiego tedesche sono molte. E le cause vanno anche a ricercarsi nel progressivo trend di calo demografico rilevato nel Paese;
- Spagna: i posti vacanti a fine 2022 registrano carenze soprattutto nell’industria e nelle costruzioni. Ma, purtroppo, non solo. Degni di nota è l’aumento di carenze del 150% nel settore dei trasporti, del 111% nella pubblica amministrazione e del 91% nelle attività professionali e tecniche;
- Francia: a fine 2022, la percentuale di aziende industriali che dichiaravano difficoltà di assunzione raggiungeva il 67%. Un livello così basso non era stato registrato dal 1991;
- Paesi Bassi: ha registrato in media, da inizio 2023, 123 posti vacanti ogni cento disoccupati.
Infine, per le imprese italiane, la situazione non è di certo più rosea. Aziende e imprese del Paese ad inizio 2023 registravano una ricerca di lavoratori pari a oltre mezzo milione. Inoltre, ben il 45,8% dei datori segnalava difficoltà ad assumere, rispetto al 38,6% dell’anno precedente.
La problematica delle dimissioni volontarie
A complicare la situazione delle problematiche del lavoro in Europa si aggiunge quello delle dimissioni volontarie di massa. Queste sono infatti in aumento in vari Paesi:
- Francia: con un massimo storico di chiusura di più 2,16 milioni di contratti di lavoro su richiesta del lavoratore. Il tasso di dimissioni si è così attestato sul 2,7% ad inizio 2023. Cifra molto simile a quella degli Stati Uniti dove, le cosiddette grandi dimissioni hanno raggiunto l’altissimo picco del 3%;
- Italia: nel 2022 sono state registrate all’incirca 2,2 milioni di dimissioni. In percentuale il 13,8% in più rispetto all’anno precedente
- Spagna: si segnalano circa 70mila lavoratori con contratti a tempo indeterminato che hanno rinunciato al loro impiego.
A proposito della situazione il ministero del Lavoro francese dichiara che
«Il tasso di dimissioni è un indicatore ciclico. È basso durante le crisi e aumenta durante i periodi di ripresa, tanto forte quanto la ripresa economica è rapida».
La verità è infatti proprio questa. Durante le fasi di espansione economica si presentano nuove opportunità di lavoro che portano le persone alla dimissione di massa.
Turn over: il lato positivo
Come abbiamo analizzato insieme la situazione europea in queste zone, in base ai dati raccolti, non è tra le più favorevoli. Ma in altri Paesi europei, per fortuna, è radicalmente opposta:
- Olanda: ad inizio 2023 ben 1,9 milioni di professionisti hanno iniziato un nuovo lavoro. Circa 400mila in più rispetto all’anno precedente;
- Germania: presenta un numero record di lavoratori alla ricerca di nuovi impieghi. Nota negativa: 4 su 10 smetterebbero del tutto di lavorare se potessero permetterselo.
È infatti necessario sottolineare che, contro l’elevato numero di dimissioni, c’è un rapido ritorno al lavoro.
All’ incirca otto lavoratori su dieci che si dimettono da un contratto a tempo indeterminato tornano nel mondo del lavoro entro sei mesi.
Più che parlare di “grandi dimissione”, si dovrebbe quindi utilizzare il termine “grande turnover”. Il livello di occupazione infatti, sia maschile che femminile, è tornato ai livelli pre-pandemici nella maggior parte d’Europa. Il trend positivo registrato dall’ indice dei nuovi occupati parla chiaro.
È sufficiente un esempio per rendere concreto il fenomeno. Durante la pandemia, molte persone si sono dimesse settore della ristorazione per trasferirsi in altri settori. Soprattutto di vendita al dettaglio, trasporti e logistica.
I lavoratori si sono quindi semplicemente ricollocati altrove.
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