Lavoro autonomo occasionale: requisiti e differenze da prestazione di lavoro occasionale
Cosa si intende con lavoro autonomo occasionale? Si tratta di un sinonimo di prestazione di lavoro occasionale?
Quando ci si trova davanti a prestazioni lavorative saltuarie, i dubbi sono molti.
La terminologia, infatti, prevede delle definizioni che, tra loro, sono molto simili. Eppure, a termini diversi corrispondono tipologie di prestazioni differenti. C’è infatti una grande differenza tra un contratto d’opera e una prestazione occasionale.
In questa guida cercheremo di fare chiarezza, analizzando requisiti e differenze.
Cos’è il lavoro autonomo occasionale
Per comprendere la differenza tra lavoro autonomo occasionale e prestazione di lavoro occasionale dobbiamo partire dalle definizioni.
Il termine “lavoro autonomo”, innanzitutto, indica tutte quelle prestazioni lavorative, relative a servizi o opere, che vengono prestate ad un committente. Non vi è vincolo di subordinazione e il lavoratore, ovviamente, riceve un compenso per l’attività svolta. La disciplina relativa al lavoro autonomo è contenuta principalmente nella L. n. 81/2017 e nel Codice Civile, agli articoli da 2222 a 2238.
All’interno della L. n. 81/2017, vengono chiarite le cosiddette clausole abusive, che rendono il contratto, anche se scritto, privo di efficacia. Le clausole sono tre:
- il committente non può modificare unilateralmente il contratto;
- non è possibile, da parte del committente, recedere il contratto senza preavvisi se la prestazione è continuativa;
- il pagamento pattuito avviene dopo 60 giorni dalla data di ricezione della fattura di pagamento.
Quando parliamo di lavoro autonomo, perché sia di tipo occasionale non deve essere abituale, né professionale. Questa tipologia di lavoro, in sostanza, deve essere saltuaria.
Non esistono limiti di reddito per svolgere questo tipo di prestazione lavorativa. Ci sono, però, alcuni limiti specifici previsti dalla legge.
Ad esempio, in presenza di albo o ordine professionale non è contemplata questa tipologia di lavoro. In questi casi, chi presta l’attività ha l’obbligo di aprire la partita IVA. Un obbligo che vige anche se la prestazione svolta è singola e/o ha carattere di occasionalità.
Neanche i dipendenti pubblici non autorizzati dalla PA di appartenenza e i lavoratori presso enti sportivi legalmente riconosciuti possono svolgere lavoro autonomo occasionale.
Per quanto concerne i committenti, invece, non ci sono particolari limiti. Possono sfruttare questa tipologia di prestazione i datori di lavoro di qualsiasi categoria.
Il contratto d’opera secondo l’articolo 2222 codice civile
Il lavoro autonomo occasionale viene denominato anche contratto d’opera dall’articolo 2222 del codice civile. Secondo tale articolo, possiamo parlare di questa tipologia di lavoro nel caso in cui un soggetto si obbliga a compiere servizi o opere per un committente, dietro compenso. Ovviamente, perché si parli di lavoro autonomo non deve esistere nessun vincolo di subordinazione.
C’è comunque l’obbligo di comunicazione preventiva per svolgere questa tipologia di lavoro. Lo ha previsto il decreto n. 146/2021, noto anche come Decreto Fisco – Lavoro.
Attività senza vincolo di subordinazione: disciplina previdenziale e assistenziale
Il lavoro autonomo occasionale prevede, qualora i compensi derivanti siano superiori a 5.000 euro, l’obbligo di iscrizione alla Gestione Separata INPS.
Nel caso in cui l’importo percepito sia superiore a tale somma, infatti, è necessario versare i contributi alla gestione separata. Il versamento, come di consueto, è da effettuarsi mediante modello F24. Per importi annui inferiori a 5.000 euro, invece, i contributi alla gestione separata non sono dovuti.
Diverso, invece, è il discorso relativo alla disciplina assistenziale.
Per il lavoro autonomo occasionale, il prestatore non gode di assicurazione INAIL, trattandosi di un’attività senza vincolo di subordinazione.
Prestazione di lavoro occasionale: una definizione
Ma il lavoro autonomo occasionale è ben diverso dalla prestazione di lavoro occasionale. In questo caso, viene a decadere l’autonomia del lavoratore, in quanto vige il vincolo della subordinazione.
Infatti, il contratto di prestazione occasionale prevede che venga prestato del lavoro subordinato di tipo saltuario.
Qualora un contratto del genere venga stipulato, è necessario che venga inviata una preventiva comunicazione all’INPS. Si tratta infatti di una prestazione di lavoro subordinato a tutti gli effetti. La mancata comunicazione comporta una sanzione salatissima, dato che si verrebbe a configurare un caso di lavoro in nero.
Possono accedere alla prestazione di lavoro occasionale le seguenti tipologie di committenti:
- professionisti
- lavoratori autonomi o imprenditori con al massimo 10 dipendenti
- enti locali
- onlus
- associazioni abilitate ad utilizzare il lavoro occasionale
- aziende alberghiere e del turismo.
Lavoro autonomo occasionale con carattere episodico: i requisiti
Uno dei requisiti fondamentali del lavoro occasionale autonomo è che si tratta di una prestazione di opera o servizio in proprio. A differenza della prestazione occasionale, quindi, manca il vincolo di subordinazione tra lavoratore e committente. Questo implica che il lavoro possa essere svolto senza coordinamento e, soprattutto, senza requisiti di prevalenza.
Il lavoratore svolge autonomamente la propria attività, utilizzando mezzi propri per la realizzazione della prestazione. Come abbiamo già anticipato, in questo caso non ci sono limiti ai corrispettivi, che possono essere decisi da lavoratore e committente. Non c’è, inoltre, obbligo di stipulare un contratto scritto.
Vige, però, l’obbligo da parte del lavoratore in merito al rilascio di una ricevuta a fronte delle attività lavorative portate a termine. Tale ricevuta, di tipo non fiscale, va sempre rilasciata.
I redditi prodotti in tal modo sono esenti da IVA, ma viene applicata una ritenuta d’acconto del 20%. Nel caso in cui la ricevuta sia superiore a 77,47 euro, inoltre, è necessario apporvi una marca da bollo da 2 euro.
Limiti e requisiti delle prestazioni occasionali
Per quanto concerne, invece, la prestazione di lavoro occasionale, abbiamo dei limiti per quanto riguarda il compenso orario.
È stato stabilito, come limite minimo monetario, quello di 9 euro; inoltre, è obbligatoria l’attivazione per almeno 4 ore al giorno. Sono inoltre previsti specifici limiti annui: il lavoratore non può superare, ogni anno, il limite di 5.000 euro di compensi occasionali.
Il datore di lavoro, invece, può erogare al massimo 10.000 euro, calcolati non sul singolo lavoratore ma sulla totalità dei prestatori occasionali.
Il lavoratore occasionale ha diritto ai contributi previdenziali INPS e ai premi assicurativi INAIL.
Per quanto riguarda, invece, la tassazione lato lavoratore, i compensi sono esentasse. Inoltre, in caso di percezione di sussidi come la NASpI o altra indennità di disoccupazione, la prestazione occasionale non incide sullo status di disoccupato.