Infermieri: sottopagati e introvabili, ne mancano 70.000
Gli infermieri sono una delle categorie professionali più ricercate all’interno delle nostre strutture sanitarie, ma a causa degli stipendi bassi e di altre problematiche se ne trovano sempre meno.
Colonne portanti di ospedali, cliniche e strutture private, hanno avuto un ruolo cruciale anche nella pandemia di Covid-19, ma stando alle statistiche, è sempre più difficile trovare ragazzi che vogliano intraprendere questa strada professionale. Come mai?
In questo articolo scopriremo le cause di questa emergenza e proveremo a capire per quale motivo fare l’infermiere è un lavoro sempre meno ricercato e poco ambito.
Perché mancano infermieri?
Italia: quanti infermieri mancano?
Nel nostro paese mancano circa 70.000 infermieri, questo è quello che emerge dai dati allarmanti degli ultimi tempi in tema di professioni sanitarie, ma da cosa dipende? Le ragioni sono da ricercarsi in diversi contesti, il primo è sicuramente di natura economica: gli stipendi sono troppo bassi in relazione al carico di responsabilità e di impegno che richiede questo lavoro.
Quanto è lo stipendio di un infermiere?
Il salario medio di un infermiere in Italia si aggira intorno ai 1700 euro e stando a questi numeri gli infermieri italiani si posizionano soltanto al 25° posto fra i paesi Ocse. La retribuzione è ferma da circa 8/10 anni e questo porta moltissime persone a cercare lavoro in paesi come la Svizzera, dove si sfiorano circa 56.000 euro annui.
In secondo luogo, vi sono la mancanza di avanzamento di carriera e i rischi di violenza in corsia, che colpiscono un infermiere su 3.
A causa di queste problematiche le carenze di personale in questo settore sono sicuramente destinate a salire nei prossimi anni, aggravando una situazione che non è del tutto favorevole neanche adesso. La popolazione italiana è una delle più vecchie al mondo e senza questa categoria di lavoratori potremmo assistere, a breve, ad un tracollo del sistema sanitario.
Ogni anno la carenza di infermieri aumenta vertiginosamente anche a causa del forte squilibrio creatosi tra pensionamenti (circa 17.000 all’anno) e nuove assunzioni (8.000 annue) e se il Governo non intervenisse subito per cambiare la situazione potremmo trovarci a far fronte ad un’importante emergenza sanitaria.
A denunciare questa carenza è la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi) che ha proposto delle soluzioni a breve e a lungo termine per fermare questo problema. Scopriamolo meglio nel prossimo paragrafo!
Emergenza infermieri: come intervenire?
Nonostante nel 2020 l’indirizzo in infermieristica sia stato l’unico ad ottenere un aumento dell’8% contro le altre lauree di tipo sanitario, gli infermieri sono comunque pochi.
La carenza maggiore si registra al Nord, seguito da Sud, isole e Centro. A livello regionale è la Lombardia a soffrire di più questa condizione, mentre al secondo e terzo posto troviamo Lazio e Campania.
Per arginare questa problematica la Fnopi ha proposto diverse soluzioni: primo fra tutti l’eliminazione del vincolo che vieta ad un infermiere di poter esercitare la libera professione se opera già nel settore sanitario pubblico. Questo obbligo di esclusività limita molto la possibilità di crescita dell’infermiere, che si vede costretto a dover dare un rallentamento alla propria carriera lavorativa.
Secondariamente, dovranno essere previsti dei progetti che supportino l’assistenza infermieristica nelle strutture residenziali territoriali, in cui le attività svolte avverranno al di fuori dell’orario di lavoro e di conseguenza avranno una remunerazione a parte rispetto allo stipendio.
Tra le altre norme previste per incentivare i ragazzi a intraprendere questa carriera professionale vi sono:
- il riavvicinamento territoriale del dipendente al suo luogo di residenza;
- il riconoscimento e la valorizzazione delle loro competenze specialistiche attraverso maggiori responsabilità, piena autonomia e corrispettivo economico più opportuno;
- l’inserimento dei livelli essenziali di assistenza, per dare uniformità di prestazioni a sia a livello regionale che nazionale per quanto riguarda le branche specialistiche;
- il rientro in patria dei circa 20.000 infermieri all’estero con incentivi sia a livello contrattuale che economico.
Si stima che lo stipendio di un infermiere in una struttura pubblica a metà carriera si aggiri attorno ai 1400 euro, contro la media europea che è di 1900 euro.
Un grande divario, insomma, rispetto al corrispettivo dei colleghi europei, che continua ad alimentare un senso di insoddisfazione e incertezza negli infermieri che si vedono costretti a cercare fortuna nei paesi esteri, in cui ottengono condizioni di lavoro migliori e salari decisamente più alti.
Attuando queste misure, si potrebbe sicuramente migliorare la situazione e sperare che questi professionisti ottengano davvero l’importanza che meritano.