Google Trends 2020: nella top ten presenti due termini della scuola
Ogni anno, il colosso dell’informatica made in USA Google pubblica quella che è conosciuta come Google Trends: si tratta di una classifica, stilata dai team di ricercatori che lavorano per il gigante tech americano, che comprende i termini più ricercati tramite, appunto, il motore di ricerca Google, che ormai si è affermato come il più usato al mondo. Classifica che varia di paese in paese, Google Trends in Italia per l’anno 2020 si è chiusa con una presenza non banale di termini del tutto nuovi, o quasi. Si, perché se fino al 2019 gli argomenti più cercati su Google potevano essere, con molta più probabilità, nomi di celebrità, di politici, e qualche caso di cronaca che avesse fatto parare di sé più degli altri, il 2020 è stato un anno particolare per le necessità di informarsi della popolazione, in Italia come nel mondo.
In un anno marcato così profondamente dalla pandemia di Coronavirus, era scontato che le ricerche sul Web di parole, concetti ed entità legate in qualche modo ad esso sarebbero aumentate in maniera esponenziale: parole come appunto coronavirus, dpcm, contagi, ed altri, compaiono infatti tutti nella top ten di Google Trends per il 2020. Ciò che ha stupito alcuni, tra gli osservatori attenti e gli addetti ai lavori, è però la presenza di non uno, ma ben due termini legati al mondo della scuola. Si tratta di ‘weschool’ e di ‘classroom’, che rispettivamente rimandano alle due piattaforme di gestione della didattica a distanza, WeSchool e Google Classroom. Insieme ad esse, figurano nella classifica dei più cercati di Google Trends altri nomi che rimandano agli incontri virtuali, tra cui Meet e Teams, che molti di noi hanno imparato a conoscere molto bene nel corso del 2020. Ma cosa sono esattamente queste due piattaforme che abbiamo nominato?
Alla luce della necessità, improvvisa e inaspettata, di trasferire l’insegnamento online in maniera totale, nel Marzo scorso, ogni scuola d’Italia si è trovata a prendere decisioni importanti riguardo di quali metodi avvalersi per continuare ad erogare gli insegnamenti in maniera efficace. Quali software sono più intuitivi? Quali riescono a coinvolgere un numero grande di studenti e professori? Quali permettono di gestire meglio ogni aspetto della didattica, anche da remoto? Di seguito, potrete trovare una breve descrizione e storia di ciascuna delle due.
WeSchool
La piattaforma di online learning WeSchool vanta una storia che risale a ben prima dell’emergenza sanitaria Covid: fondata nel 2016, ha da sempre l’obbiettivo di rendere l’apprendimento più digitale, gratuito e disponibile a tutti. Perché non sfruttare il mezzo straordinario che Internet offre, infatti, per raggiungere il maggior numero di studenti possibile, e affiancarli nel loro percorso di studi, a qualsiasi livello? Su WeSchool sono disponibili più di 7000 lezioni, redatte e pubblicate da professori seri ed esperti, alle quali qualunque studente può accedere senza problemi.
Ma come ha fatto WeSchool ad affermarsi così tanto durante l’ultimo anno? Con l’avvento della pandemia, e la conseguente chiusura delle scuole, molti istituti hanno cercato una piattaforma dove poter caricare le lezioni dei propri docenti, in modo che queste venissero poi rese disponibili ai loro studenti, con facile accesso. Hanno trovato la risposta in WeSchool: l’azienda dichiara che, a partire dall’inizio del primo lockdown ad oggi, oltre una scuola superiore italiana su quattro ha iniziato ad usare i loro servizi per erogare la didattica a distanza ai propri studenti. Un risultato straordinario, anche alla luce del tasso di funzionamento altissimo che WeSchool ha saputo mantenere, facendo fronte ad una domanda cresciuta così tanto e così in fretta.
Google Classroom
Il caso della statunitense Google Classroom è un po’ diverso: annunciato dal colosso dell’informazione telematica Google nel 2014, e reso disponibile al pubblico poco dopo, già da tempo vanta un numero enorme di scuole ed istituti che ne fanno uso. A differenza di WeSchool, Classroom è utilizzabile solo attraverso la creazione di account istituzionali e iscrizioni, tramite codici appositi, a ‘classi’ riservate (ognuna di esse relativa ad una materia di studio, per esempio, di un determinato professore).
Le funzionalità principali di Classroom, che lo hanno reso popolare, sono la facile condivisione di materiale di tutti i tipi tra docenti ed alunni, la possibilità di assegnare e gestire veri e propri compiti a casa (con data di consegna ultima eccetera), e molte altre. Con l’intuitività che contraddistingue i prodotti di casa Google, Classroom è diventato naturalmente una delle scelte preferite dalle scuole italiane e non solo per la condivisione più ‘privata’ di materiale ed informazioni. Un metodo veloce e funzionante che, secondo il parere di molti, esperti e non, è destinato a restare, in una forma o nell’altra, nel presente ma anche nel futuro dell’apprendimento.