Giovani talenti: l'importanza di obiettivi di carriera oltre allo smart working
I giovani talenti ad oggi puntano quasi nella loro totalità all’opportunità di lavorare in smart working. Nel mondo post COVID 19, questa modalità di lavoro pare essere una vera e propria conquista. E quindi non solo il primo obiettivo da raggiungere ma anche il fattore principale su cui valutare il potenziale datore di lavoro.
Ma la verità è che lo smart working non dovrebbe essere la priorità dei giovani talenti. Scopriamo insieme perché.
Indice
Giovani talenti: le priorità nel mondo lavorativo attuale
La pandemia di COVID-19 ha permesso di implementare una modalità lavorativa distante dal luogo di lavoro fisico. Di certo ha permesso maggior
energia, comunicazione, motivazione e produttività.
Inoltre la questione riflette infatti un sentiment in risposta al cambiamento di percezione dei valori legati al lavoro. Il cambiamento del mondo del lavoro è accelerato negli anni della pandemia. Ad oggi si procede verso la ricerca della sostenibilità sociale. Obiettivo difficilmente misurabile ma con un impatto notevole a livello economico e organizzativo.
Alla base di questo cambiamento di priorità su come le persone vivono oggi il mondo del lavoro c’è un’evoluzione psicologica. Questa fattore riguarda il rapporto tra la persona e la propria mansione. Ai giorni d’oggi infatti il lavoro deve soddisfare le proprie esigenze principali tramite più fattori:
- retribuzione: resta un elemento motivante e trainante;
- realizzazione personale: iniziative che aiutino a preservare il benessere delle persone;
- equilibrio fra vita professionale e vita privata
- conferimento di uno scopo alla propria attività lavorativa;
- inserimento del lavoro in un progetto di vita.
Altri fattori prioritari guardati da professionisti nella scelta di un lavoro, oltre alla possibilità di smart working sono:
- benefit;
- welfare aziendale;
- programmi di formazione.
Ma lo smart working non dovrebbe comunque essere la priorità nei colloqui, soprattutto per le nuove generazioni.
Benefici del lavoro in sede per i giovani talenti
Come abbiamo visto insieme lo smart working offre molti benefici. Ma per le nuove generazioni può essere deleterio. Perché?
I giovani talenti che si affacciano al mondo del lavoro hanno bisogno di confrontarsi con una realtà che è per loro nuova. Il lavoro in smart working non permette questa possibilità e decelera la crescita, sia a livello personale che professionale.
Lavorare in sede permette alcuni benefici non erogabili da remoto. Tra questi principalmente:
- mentoring: il mentore è chi fa un investimento personale sulla crescita ed il successo della persona. Per chi è nuovo nel mondo lavorativo ciò che si impara dai propri superiori è la prima componente retributiva. Tale attività si compie giorno per giorno, rapportandosi con il proprio superiore;
- continuo apprendimento: nella maggior parte dei casi il vero motivo per il quale una persona lascia l’azienda è perché smette di imparare. Essere lasciati a lavorare in modo autonomo spesso può diventare noioso, ripetitivo e poco stimolante.
- possibilità di networking: il network costruito attorno al mondo del lavoro permette di procedere in carriera e far si che si aprano future nuove opportunità;
- socializzazione professionale: non si apprende solo verticalmente, ma anche orizzontalmente. Osservando, scambiando opinioni con i colleghi e paragonando la risoluzione dei problemi che si riscontrano sul lavoro.
L’importanza della socializzazione extra-professionale
Soprattutto quando si è giovani, l’ufficio è un luogo in cui socializzare con persone di estrazione ed esperienze differenti. Il luogo di lavoro permette di conoscere persone interessanti, e approfondire e consolidare tale rapporti intorno all’orario dell’ufficio. E quindi tramite pranzi, aperitivi, formazioni ed eventi aziendali.
Alcune forme di comunicazione interpersonale vengono a mancare quando si lavora a distanza. Bisogna sempre mantenere vivo lo spirito di gruppo e creare uno spazio per interagire su ciò che non riguarda prettamente scadenze e lavoro.
Inoltre mantenere una comunicazione sana e di confronto con i colleghi, soprattutto quando si lavora con un team, è fondamentale. Quando si lavora in smart working, la comunicazione vis-à-vis è limitata e non è possibile fare affidamento sul linguaggio del corpo.
Lo smart working è una grande conquista e dovrebbe essere offerto dalle aziende con intelligenza e fiducia. Lavorare da ad oggi presenta molte opportunità redditizie e le possibilità offerte dal mercato post-pandemia sono alte.
Di certo è più semplice stabilire confini netti tra vita privata e vita lavorativa. Ma allo stesso tempo può essere fuorviante per i giovani talenti perché non possono approfittare della possibilità di crescita umana e professionale che offrono i luoghi di lavoro.
Il fenomeno degli slash worker
Un’altra risposta dei giovani talenti al mondo lavorativo contemporaneo prende il nome di slash worker.
Gli Slash Worker, anche detti slashers, sono nuove figure professionali freelance indipendenti di giovane età che si caratterizzano per:
- lavorare solo e unicamente da remoto;
- svolgere più professioni diverse o simili tra loro;
- avere un bagaglio di competenze varie, e soprattutto digitali, che permette di avere più fonti di reddito;
- avere un alto grado di flessibilità per adattarsi facilmente alle richieste mutevoli del mercato lavorativo.
La scelta di svolgere più professioni, spesso non correlate tra loro, non è dovuta solo al desiderio di avere più fonti di guadagno. Una delle caratteristiche principali è infatti quella di seguire le proprie passioni.
La difficoltà nel trovare un posto fisso di lavoro che garantisca stabilità economica viene interpretato in modo costruttivo:
- adattando le proprie qualità alle richieste del mercato;
- trasformando la precarietà in un’opportunità di crescita;
- godendo della possibilità di svolgere il proprio lavoro da remoto.
Ad oggi in Italia esistono all’incirca 5,3 milioni i lavoratori autonomi, il 23% dei lavoratori totali. La percentuale è ben più alta della media europea, che si attesta intorno al 15%. Di questi il 3,5% sono freelance. E l’80% dei freelance possono essere considerati slash worker come risposta alla crisi lavorativa, soprattutto giovanile.
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