Flessibilità: concetto fondamentale per gestire i talenti
La flessibilità nelle attività lavorative è diventata ormai un requisito fondamentale per attirare e trattenere i talenti. Lo sa bene chi si occupa della gestione delle risorse umane. Questi, infatti, deve trovare soluzioni efficaci al fenomeno della great resignation (grandi dimissioni) che sta caratterizzando il mondo del lavoro dalla fine dell’emergenza pandemica.
Quando si parla di flessibilità si intende la necessità della aziende di essere maggiormente elastiche e di soddisfare le esigenze dei lavoratori. Gli ambiti in cui si richiede maggiore elasticità alle aziende sono innanzitutto quelli riguardanti l’orario e il luogo di lavoro. Questi due vincoli sembrano essere diventati particolarmente soffocanti per i lavoratori che richiedono una maggiore libertà.
Un altro ambito, non meno importante, è quello della flessibilità della carriera, intesa come possibilità di accedere a posizioni lavorative anche da remoto o poter spaziare nella scalata di diversi ruoli in base alle proprie inclinazioni ed effettive capacità.
Per essere al passo con i tempi, le aziende sono chiamate a innovarsi e usufruire della tecnologia e delle intelligenze artificiali. In questo modo è possibile trovare soluzioni che permettano di conciliare gli interessi di tutti e impedire che talenti di valore abbandonino le loro occupazioni
Flessibilità dell’organizzazione del lavoro
Quando si parla di flessibilità nell’organizzazione del lavoro, si intende in primo luogo la possibilità di scegliere autonomamente il proprio orario di lavoro e il luogo da cui offrire la propria prestazione. Dover passare le canoniche otto ore nel solito ufficio senza possibilità di scelta, sta diventando sempre più vincolante e frustrante per i lavoratori.
Questo sentimento, molto comune soprattutto da dopo la pandemia, è particolarmente percepito dalle nuove generazioni, Quest’ultime sono meno disposte rispetto al passato ad accettare condizioni di lavoro che intacchino quello che nel settore viene chiamato “work-life balance”. L’equilibrio tra la vita privata e la vita lavorativa è un fattore determinante per il benessere del lavoratore al punto che questo rientra tra i principali fattore della great resignation, le dimissioni di massa di talenti preziosi che si stanno diffondendo in tutto il mondo.
Una delle conseguenza delle restrizioni del Covid-19 è stata la presa di consapevolezza dell’importanza del tempo e del modo in cui viene speso. Chiunque abbia lavorato in ufficio sa che spesso il tempo di lavoro effettivo non corrisponde alle ore passate alla scrivania. In alcuni casi può perfino capitare di dover trovare escamotage per far trascorrere la giornata senza annoiarsi. Tutto questo, risulta essere uno spreco di tempo prezioso che potrebbe essere investito in altro.
Il problema “tempo” si lega strettamente al vincolo dello spazio fisico quando le distanze da percorrere sono lunghe oppure si resta imbottigliati nel traffico. Decidere autonomamente da dove lavorare, quando è possibile, permette al dipendente di non essere più legato a un ufficio, al tempo per arrivarci e alle conseguenti spese e poter decidere liberamente dove vivere. Pensiamo a quanti, approfittando del lavoro agile durante il periodo del lockdown sono tornati nelle loro città d’origine.
Flessibilità nei percorsi di carriera
L’altro tipo di flessibilità che sembra essere sempre più un fattore decisivo per trattenere i talenti è la flessibilità nei percorsi di carriera. Questo aspetto appare molto interessante soprattutto tenendo conto della diffusione della data analysis all’interno delle aziende. Grazie ai programmi di intelligenza artificiale e modelli matematici è possibile tenere traccia dei progressi dei dipendenti e delle sue effettive abilità. Raccogliere questi dati permette di avere un approccio consapevole e personalizzato nei confronti dei dipendenti.
Il passo successivo è quello di dare la possibilità di fare carriera a chi si impegna realmente e mostra di avere le capacità necessarie. La possibilità di crescere professionalmente, in base ai propri desideri e competenze, è un aspetto determinante per i dipendenti.. Il bisogno di riconoscimento, le prospettive di miglioramento e la possibilità di raggiungere posizioni di rilievo sono tutti elementi che possono aiutare a trattenere personale competente e produttivo.
Un’altra faccia di questo tipo di flessibilità è la scelta del candidato: slegando il dipendente dal luogo fisico si possono individuare i collaboratori migliori e creare gruppi eterogenei, con membri che possano stimolarsi gli uni con gli altri e migliorarsi. Voci nuove, provenienti da luoghi diversi, infatti, possono diventare un’ottima occasione di confronto e di crescita con beneficio per l’intera organizzazione. I vantaggi derivano dal fatto che il dipendente si sentirà maggiormente motivato, infonderà maggior impegno nel proprio lavoro e sarà meno portato ad abbandonare l’azienda.
I vantaggi per le imprese
Quando si parla di flessibilità spesso si tiene in considerazione soprattutto il punto di vista del lavoratore senza tenere conto degli effetti positivi che può portare all’intera azienda. Un collaboratore soddisfatto, non oberato e stressato è anche un lavoratore migliore: maggior impegno, maggior fidelizzazione all’azienda e anche maggiore creatività e produttività. Soprattutto, un collaboratore scontento del proprio lavoro potrebbe desiderare di cambiare azienda. Il rischio di perdita di talenti per queste ragioni, come abbiamo visto, è sempre più comune.
Ma quali sono i vantaggi per le aziende di un’organizzazione più flessibile? In particolare si possono distinguere:
- Migliore gestione dei talenti interni: permettendo al personale di gestire il proprio tempo e il proprio lavoro liberamente, come abbiamo detto, sarà meno portato ad abbandonare la propria occupazione. Preferirà di gran lunga restare nell’organizzazione che gli permette di non dover scegliere tra lavoro e vita al di fuori dell’ufficio.
- Maggior benessere del personale: strettamente legato al punto precedente, il miglioramento delle condizioni di lavoro ha come primo effetto una riduzione dello stress e un maggior impegno. Maggiore flessibilità significa innanzitutto meno vincoli e meno stress e una mente serena è molto più attiva e creativa. Fin troppo noti, infatti, sono i sintomi del burnout, le sue cause e le sue conseguenze, a volte fin troppo debilitanti.
- Maggior coinvolgimento dipendenti: rendere il lavoro flessibile significa responsabilizzare e coinvolgere il proprio personale che dovrà gestire autonomamente il lavoro senza un controllo diretto. La possibilità di far gestire il lavoro autonomamente, di poter dire la propria in fatto di organizzazione è un modo per far sentire il proprio collaboratore parte di qualcosa. E questo mostrerà sicuramente i suoi frutti in impegno e produttività.
- Diminuzione di dimissioni e turnover: per qualsiasi attività, assumere un nuovo dipendente è un investimento in termini di tempo e di denaro. Quanto impiegato per formare il nuovo personale potrebbe essere speso per far progredire la propria azienda e aumentare i propri profitti. Con una maggiore flessibilità si va incontro a molte delle necessità dei lavoratori che saranno meno portati a lasciare le loro posizioni e continuare a mettere le loro competenze a disposizione dell’azienda.