Sfida degli Executives: distinguere tra lavoro e carriera
Il ruolo degli Executives, all’interno di un’azienda, si occupa di assegnare varie mansioni e far si che vengano portate a termine in maniera corretta. Ad oggi, l’errore più frequente di queste figure professionali è quella di confondere il lavoro con la carriera.
Cerchiamo di capire meglio ed analizzare questo problema e in che cosa consiste.
Indice
Executives: di cosa si occupa questa figura professionale
Il termine Executive deriva dal latino e significa letteralmente “seguire fino alla fine“. Gli Executives hanno infatti il compito di guidare il proprio gruppo lavorativo ed assicurarsi che i risultati siano completi e realizzati nei tempi stabiliti.
Per ricoprire questo ruolo è necessario possedere alcune caratteristiche particolari, tra cui:
- atteggiamento propositivo: deve trovare soluzioni per risolvere i problemi, non crearli. Al contrario, un atteggiamento lamentoso non permetterebbe di raggiungere gli obiettivi stabiliti;
- competenze adeguate: possedere la capacità di dare ordini chiari e precisi al team. E per farlo deve sapere come indirizzare nel raggiungimento dei risultati che l’azienda si è prefissata. Dare indicazioni errate e non conoscere al meglio il proprio campo d’azione può avere effetti deleteri;
- capacità di relazionarsi con gli altri: essere in grado di comunicare e andare d’accordo con le persone con cui collabora;
- leadership: deve essere in grado di impartire ordini, farli rispettare e fornire indicazioni utili su come raggiungere gli obiettivi. Questo elemento è strettamente correlato con le competenze necessarie. Per assegnare compiti è necessario conoscere come questi devono essere svolti.
Il ruolo di questa figura all’interno dell’azienda è, come abbiamo visto insieme, fondamentale. Se ben svolta permette infatti di raggiungere risultati eccellenti.
Executives: lavoro vs carriera
Un fattore importante da interiorizzare per gli Executives è la distinzione tra lavoro e carriera, che sono infatti due concetti completamente differenti.
Sono tre le domande da porsi per rimanere rilevanti nel mondo del lavoro, indipendentemente da settore, posizione ed azienda. E nello specifico:
- sto acquisendo nuove skills e capacità? Imparare sempre qualcosa di nuovo e possedere un mindset di curiosità e di apprendimento è fondamentale;
- sto coltivando relazioni? Avere un network di persone con cui si è creato un rapporto di fiducia reciproca è infatti molto importante. Non investire in nessuna relazione o non essere disponibile ad aiutare colleghi in difficoltà, può essere deleterio;
- quale è la mia reputazione? La reputazione cresce molto rapidamente ma allo stesso tempo può cadere alla medesima velocità. Diventare dei punti di riferimento per la propria azienda può rivelarsi, a lungo termine, decisivo.
In conclusione, il lavoro è quello che si svolge, la carriera è il proprio capitale sociale e relazionale. E quindi come si è, come si viene percepiti, cosa si impara e come ci si relaziona.
Il lavoro non è quindi la carriera. Investire almeno 10% del proprio tempo su sé stessi è il miglior investimento che si possa fare.
L’importanza del work balance
Non investire su sé stessi, sulla formazione, nel coltivare relazioni è un grave errore. Svolgere con impegno e risultati eccellenti le proprie mansioni da Executives non è sufficiente. Si rischia solo un cattivo work balance, a discapito della salute e della famiglia.
Il termine work balance indica un bilanciamento tra il tempo dedicato alle attività professionali e quello dedicato alla vita personale. Da questo equilibrio dipende anche quello psico-fisico.
Riuscire ad evitare che il lavoro prenda il sopravvento sulla vita privata non è semplice. Senza di questo però ci si può trovare soffocati da stress, tensioni ed ansia. Un ritmo di lavoro eccessivo provoca inoltre significativi cali di performance e mancanza di motivazione.
In ambito lavorativo è importante non sottovalutare:
- atmosfera di lavoro piacevole;
- retribuzione e benefit;
- sicurezza del posto di lavoro;
- possibilità di percorso di carriera.
Molti studi dimostrano quanto i sovraccarichi di lavoro si associno a maggiori rischi in termini di salute psico-fisica. Alcuni dei sintomi più comuni associati sono:
- stress;
- difficoltà relazionali.
- difficoltà di concentrazione;
- minor produttività;
- irritabilità;
- disturbi del sonno.
Il work-life balance è strettamente individuale che varia così come variano le esigenze e le situazioni. Ogni persona può adottare strategie ed accorgimenti utili a mantenere un sano equilibrio.
La nuova concezione di welfare aziendale
Molte aziende, ad oggi consapevoli dei contraccolpi di uno squilibrio tra vita professionale e vita privata, hanno cominciato a dare priorità al benessere e alla soddisfazione dei propri collaboratori. Le aziende stanno iniziando a farle rientrare nelle politiche di Welfare aziendale e parte integrante della propria strategia d’impresa.
Benessere e soddisfazione sono i fattori principali per aumentare la produttività e favorire il team work.
Un’impresa che favorisce un buon equilibrio vita-lavoro possiede un grande vantaggio competitivo. Inoltre, retribuzioni alte o premi in denaro, da soli, non sono sufficienti ad incrementare la motivazione e la soddisfazione dei collaboratori. La produttività sembra infatti essere direttamente influenzata dal benessere sul lavoro.
Dal punto di vista aziendale, puntare al benessere delle persone è una priorità attuale. E quindi:
- incoraggiare dipendenti a fare delle pause. Fermarsi, quando l’ambiente di lavoro è frenetico e scandito da scadenze imminenti, è importantissimo.
- essere flessibili: aiutare i propri collaboratore a gestire la sua vita privata crea una relazione di fiducia, motivazione e ottime performance sul lavoro;
- ascoltare: dedicare tempo per capire le esigenze di ogni singolo.
Lo squilibrio non rappresenta un danno solo per le singole persone ma anche per l’azienda nel suo complesso. Un ritmo di lavoro eccessivo è all’origine di significativi cali di performance e mancanza di motivazione.
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