Esterovestizione dal punto di vista fiscale
Ad oggi, l’esterovestizione è uno dei fenomeni fiscali più discussi e monitorati, soprattutto in un contesto economico globalizzato dove le imprese possono facilmente spostare la propria sede legale all’estero. Con questo termine si indica la pratica di localizzare formalmente una società fuori dall’Italia, pur mantenendo nel nostro Paese la gestione effettiva e le principali attività operative.
L’esterovestizione è spesso utilizzata per accedere a regimi fiscali più vantaggiosi o per ridurre la pressione tributaria, ma in Italia è considerata un comportamento illecito, soggetto a rigidi controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza.
Conoscere bene la normativa è quindi fondamentale non solo per evitare pesanti sanzioni, ma anche per distinguere tra una legittima pianificazione fiscale internazionale e una condotta che può configurare evasione o frode fiscale.
In questo articolo analizzeremo cos’è l’esterovestizione, come funziona, quali sono i criteri usati per individuarla e quali rischi legali e fiscali comporta per le imprese coinvolte.
Che cos’è l’esterovestizione
La residenza fiscale è il criterio cardine per stabilire una tassazione in Italia o nel paese estero in cui la sua sede. Nello specifico, in base all’ art 73 co. 3 del TUIR, una società o ente è considerata fiscalmente residente in Italia se rispetta almeno uno dei seguenti parametri:
- per la maggior parte del periodo d’imposta, ha sede legale o statutaria, e quindi è formalmente registrata nel territorio dello Stato italiano;
- se la gestione dell’amministrazione e le principali decisioni strategiche vengono prese da soci residenti in Italia;
- se la società svolge la maggior parte delle sue operazioni economiche e commerciali nel territorio italiano.
Esterovestizione: funzionamento a livello pratico
- non dispongono di uffici, dipendenti e risorse materiali ma si limitano ad una presenza meramente formale;
- utilizzano strumenti finanziari, come conti bancari e operazioni economiche, riconducibili a soggetti italiani;
- la maggior parte delle decisioni viene presa nel territorio italiano;
- gli amministratori e i soci principali risiedono in Italia.
- effettuare controlli approfonditi;
- analizzare la sostanza economica dell’attività svolta all’estero;
- visionare documenti contabili, contratti, rapporti commerciali e testimonianze di dipendenti o clienti.
Rischi: conseguenze fiscali e sanzioni
- pagamento di sanzioni amministrative ed interessi di mora: le multe possono raggiungere il 200% dell’imposta evasa, a seconda della gravità dell’infrazione. Inoltre, vengono applicati interessi per il periodo in cui le imposte non sono state versate;
- accusa di frode fiscale agli amministratori della società, con conseguenze che includono sanzioni economiche e penali. L’esterovestizione, infatti, non viene considerata solo una violazione di carattere amministrativo, ma può rientrare tra i reati tributari in quanto attuata con l’intenzione di sottrarsi al pagamento delle tasse;
- recupero delle imposte evase: tutte le tasse non versate devono essere corrisposte, con ricalcolo aggiuntivo anche dei tributi non dichiarati;
- compromissione dell’immagine aziendale con ripercussioni sulla fiducia di clienti, fornitori e investitori ed esclusione da appalti pubblici e agevolazioni fiscali.
- elevate sanzioni pecuniarie, proporzionali all’imposta evasa;
- interdizione dai pubblici uffici e dall’esercizio di attività imprenditoriali;
- reclusione fino a sei anni per dichiarazioni fraudolente.
Consigli pratici
- adottare una gestione aziendale trasparente e conforme alla normativa italiana: in quest’ottica affidarsi ad esperti in diritto tributario internazionale e condurre la pianificazione fiscale affiancati da esperti del settore è fondamentale per ottenere indicazioni su come eseguirla in modo corretto ed evitare errori;
- garantire che la sede legale all’estero sia effettivamente operativa e non solo formale: l’impresa deve possedere uffici, personale e un’effettiva attività e nel paese in cui è registrata;
- documentare in modo dettagliato l’operatività: mantenere una documentazione societaria e conservare prove tangibili della gestione dell’azienda all’estero, quali verbali di riunioni, contratti con fornitori e clienti, registrazioni fiscali locali e così via;
- rispettare le normative internazionali ed evitare contestazioni da parte delle autorità fiscali: adottare strategie legittime per la propria espansione internazionale senza ricorrere a schemi di elusione fiscale. Ad oggi, inoltre, i controlli fiscali sono sempre più rigorosi grazie all’intensificarsi della cooperazione tra gli stati.