Educazione finanziaria: via al disegno di legge per insegnarla a scuola
È un periodo di gran fermento per il sistema scolastico italiano. Oltre alla necessità di prevedere un potenziamento dell’educazione stradale e civica, si parla di inserire l’educazione finanziaria nei programmi degli istituti scolastici.
In particolare, esiste un disegno di legge, al quale il Consiglio dei Ministri ha fornito il proprio lasciapassare, che prevede l’introduzione di questa materia nell’ambito dell’educazione civica.
Il disegno di legge parla chiaro: nelle scuole italiane c’è la necessità di introdurre l’educazione finanziaria. Le linee guida specifiche devono ancora essere stabilite, ma il progetto sta prendendo forma. E, in tempo brevi, potrebbe raggiungere gli istituti scolastici del nostro Paese. Ecco qualche dettaglio già noto in merito al provvedimento che, a breve, giungerà in Parlamento.
Educare alla finanza: il progetto del Governo
L’ambizioso piano del Governo prevede di inserire l’educazione finanziaria all’interno dei programmi delle nostre scuole per dei motivi ben precisi. Gli istituti localizzati in territorio italiano dovranno cioè conformarsi a quella che viene definita Legge sulla Competitività.
In verità, come abbiamo già anticipato, non si può ancora parlare di una vera e propria legge. Il disegno c’è, ed è stato approvato di recente dal Consiglio dei Ministri.
Manca ancora del tempo, però, perché dal disegno di legge si passi alla norma vera a propria. Il prossimo step sarà quello di ottenere l’ok sull’insegnamento dell’educazione finanziaria da parte del Parlamento.
Il disegno di legge sull’educazione finanziaria a scuola
Cerchiamo adesso di capire e analizzare il contenuto del disegno di legge che potrebbe estendere l’insegnamento dell’educazione finanziaria alle scuole italiane.
L’iniziativa è stata promossa dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, che intende inserire l’educazione finanziaria nell’ambito dell’insegnamento dell’educazione civica.
Tra gli obiettivi principali, quello di educare i giovani alla finanza, con due finalità. La prima è quella di accrescere le competenze dei giovani studenti italiani in materia. Per quanto riguarda la seconda finalità, questa è legata all’acquisizione di una maggior consapevolezza finanziaria.
Si vogliono cioè fornire ai giovani studenti degli strumenti che li aiutino a comprendere qual è il ruolo di ciascun italiano nell’economia del nostro Paese.
Il progetto è dunque ambizioso: per questa sua natura, è ovvio che non potrà contare solamente sul sostegno delle istituzioni scolastiche.
Gli enti promotori dell’educazione finanziaria a scuola
In effetti, le scuole non possono essere lasciate da sole a gestire l’introduzione dell’educazione finanziaria nelle proprie classi. Ad ogni modo, questo problema non si pone, dato che il disegno di legge ha già previsto la partecipazione di vari enti.
In primis, saranno le istituzioni a dover fornire un aiuto concreto alle scuole; è inoltre prevista la cooperazione con vari soggetti economici, che dovranno fare la propria parte nel concreto.
Infatti, ad iniziare dalle linee guida che serviranno a gestire l’insegnamento dell’educazione finanziaria nelle scuole, si prevede un lavoro congiunto da parte del Ministero dell’Istruzione, del Consob e della Banca d’Italia.
Ma il lavoro del Ministero e degli enti economici, chiaramente, non si esaurirà con la definizione delle linee guida che le scuole dovranno adottare. È prevista la partecipazione dei vari enti che, mediante accordi, aiuteranno nella promozione e nella realizzazione di eventi per educare i giovani alla finanza.
In questa nuova avventura, comunque, le scuole manterranno un buon grado di autonomia decisionale.
Educazione finanziaria a scuola: le criticità da risolvere
È evidente che siamo ancora all’inizio di quel che sembrerebbe essere un progetto davvero molto ambizioso. E non sorprende, dunque, che nonostante la legge manchi ancora, siano già sorte le prime criticità da risolvere.
In particolare, i presidi di alcune scuole hanno espresso svariati dubbi, concretizzati nelle parole della Presidente di ANP Lazio Costarelli.
È stato fatto notare come, per poter procedere con l’insegnamento dell’educazione finanziaria, sia necessario reclutare insegnanti competenti. O, in alternativa, formare il personale scolastico in maniera adeguata.
Non tutti i docenti italiani sono infatti pronti per affrontare l’argomento, né tantomeno per esporlo alle proprie classi. L’introduzione di un nuovo insegnamento, dunque, presuppone la necessità di formazione da parte degli insegnanti.
Una soluzione fornita dalla Presidente Costarelli sarebbe quella di organizzare corsi di formazione per gli insegnanti, con l’auto di Consob e Banca d’Italia.
In alternativa, o da considerarsi come un piano aggiuntivo, il Ministero dell’Istruzione e gli enti che si occuperanno del progetto potrebbero fornire insegnanti specializzati in educazione finanziare alle scuole.
Non è un mistero, in effetti, come tale soluzione sia già stata adottata in piccolo, durante l’organizzazione dei progetti PCTO (per l’acquisizione delle competenze trasversali, tra cui quelle che hanno a che fare con l’economia) nelle scuole. Progetti che si rivelano vincenti solamente perché vengono coinvolti docenti esperti in materia.
Le perplessità dei sindacati
Oltre alle criticità individuate, il progetto del Governo ha causato varie perplessità, in parte sollevate. In particolare, sono stati i sindacati ad esprimersi e a comunicare in maniera abbastanza diretta la propria titubanza.
Ad esempio, di recente Ivana Barbacci, segretaria di CISL Scuola, ha detto la sua in merito, esprimendo un’opinione non proprio favorevole. A suo parere, inserire l’educazione finanziaria all’interno del programma di educazione civica penalizzerebbe quest’ultima materia di insegnamento.
In un periodo in cui si vorrebbe al contrario potenziare l’educazione civica, insomma, aggiungere altra carne al fuoco potrebbe far perdere di vista gli obiettivi formativi della materia di insegnamento primaria.
Per la segretaria, tra l’altro, inserire l’educazione finanziaria come un’estensione dell’educazione civica rischia di trasformare quest’ultima in una materia che nulla ha a che vedere con quanto originariamente dovrebbe insegnare.
Bisognerà quindi evitare che l’educazione civica venga sfruttata come una sorta di contenitore all’interno del quale inserire diverse materie che poco hanno a che fare con questo insegnamento.
Educazione civica nelle scuole italiane: l’entusiasmo del MUR
Nonostante dubbi e perplessità, il Ministero dell’Istruzione e del Merito continua a procedere con entusiasmo, sostenendo con convinzione il piano del Governo.
Proprio recentemente, il nostro Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha espresso la propria opinione sul suo account Twitter. Non nascondendo, tra l’altro, il proprio entusiasmo nei confronti della possibile introduzione dell’educazione finanziaria nelle scuole italiane.
In particolare, per il Ministro Valditara il progetto potrebbe essere l’occasione giusta perché i nostri ragazzi apprendano le basi del risparmio e le regole da rispettare quando si effettuano degli investimenti.