Disprassia, tra motricità e apprendimento
La disprassia è un disturbo definito come incapacità o difficoltà a eseguire movimenti diretti a uno scopo preciso (fonte: vocabolario Treccani), un termine medico che indica una condizione neurologica che impedisce a certi individui di muoversi in maniera ritenuta normale dagli standard di riferimento. Si può manifestare in vari modi, andando a colpire l’efficienza motoria e / o del linguaggio. Ma perché abbiamo scelto di parlarne su questo blog? Forse non molti di noi sono a conoscenza del fatto che la disprassia, in una delle forme che andremo a vedere più avanti, colpisce più di un bambino su venti, in età scolare primaria (ovvero compresa tra i cinque e gli undici anni).
La disprassia, un disturbo ancora poco conosciuto
Nonostante le statistiche indichino una così alta incidenza di questo disturbo all’intero della popolazione dei bambini in età scolare, gli educatori scolastici, così come i genitori, spesso hanno meno conoscenze ed esperienza in materia di disprassia, almeno rispetto ad altri disturbi dell’apprendimento e dello sviluppo più conosciuti (come la dislessia, la discaluculia, la disgrafia eccetera). Nonostante la poca educazione, soprattutto a livello di pubblico, nei rispetti di questo disturbo, la disprassia rientra a pieno titolo in quelli che sono definiti Bisogni Educativi Speciali (anche noti con la sigla BES).
BES e DSA, cosa sono e differenze
Prima di proseguire a parlare di disprassia nel bambino, è bene aprire una piccola parentesi sui Bisogni Educativi Speciali (BES) e sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA).
Contrariamente a quanto si potrebbe credere, i DSA non sono una categoria a parte, bensì una sottocategoria dei BES: quest’ultima include, oltre ai disturbi dell’apprendimento, situazioni svantaggiose dal punto di vista sociale ed economico, disabilità certificate e disturbi del linguaggio, disturbi motori e altri. Ed è proprio tra i disturbi motori e del linguaggio che si inserisce la disprassia.
Caratteristiche e sviluppo della disprassia
La disprassia è un disturbo che riguarda le capacità motorie, e non ha nulla a che vedere con le capacità intellettive e analitiche di un bambino. Molti ritengono doveroso menzionare questa distinzione, poiché i trattamenti da riservare ai bambini disprassici sono molto diversi rispetto a quelli da destinare, ad esempio, ai bambini affetti da deficit a livello intellettivo.
Si tratta, in poche parole, di un disturbo che impedisce a chi ne è affetto di compiere movimenti, con il proprio corpo, con la destrezza e articolazione che ci si aspetterebbe dalla fase dello sviluppo in cui si trova. Prendiamo ad esempio un bambino che fa fatica ad allacciare i bottoni di una camicetta, oppure a scrivere con fluidità sulla lavagna in classe, o ancora ad articolare bene le parole a livello orale: tutti questi potrebbero essere segnali che il bambino è affetto da disprassia.
Gli esperti fanno una distinzione ulteriore tra disprassia motoria, orale e verbale. La prima è abbastanza semplice da identificare, poiché riguarda movimenti e azioni che non coinvolgono l’uso del linguaggio. Tra i due tipi di disprassia che riguardano le abilità verbali, o meglio, l’uso della bocca, la differenza sta nel non riuscire ad articolare bene le parole (disprassia verbale), piuttosto che non riuscire a muovere bene il tratto vocale anche quando non utilizzato per formare parole (disprassia orale).
Diagnosi di una possibile disprassia nel bambino
Come per la maggior parte dei disturbi di questo tipo, è bene ricordare che i sintomi della disprassia possono svilupparsi anche in concomitanza, e / o interazione, con altre condizioni. Di conseguenza, è bene non saltare a conclusioni affrettate, e rivolgersi ad uno specialista per la diagnosi, quindi ad un pediatra oppure neurologo, oppure a uno specialista psicologo nell’ambito scolastico.
Trattamento della disprassia
Non esiste una vera e propria cura per la disprassia, ma grazie all’aiuto di professionisti esperti è possibile educare il bambino che ne è affetto in modo da permettergli di non essere svantaggiato nella quotidianità. Le figure professionali in grado di assistere il bambino e la famiglia sono innanzitutto logopedisti e psicomotricisti specializzati in età pediatrica. Inoltre, è importante ricordare il ruolo della scuola nell’aiuto nel progresso del bambino disprassico.
Come aiutare un bambino disprassico: il ruolo della scuola
Al momento, la sola disprassia non è riconosciuta dalla legge 104/92, che dà accesso a misure speciali che facilitano le attività scolastiche per il bambino che ne è affetto. Tuttavia, parlare con maestri e personale scolastico del problema è altamente consigliabile, per far sì che anche l’educatore si comporti in maniera utile e incoraggiante nei confronti del bambino.
Le azioni che si possono compiere per aiutare un bambino disprassico, da parte di un insegnante, sono molte, dall’aiuto nei compiti alla creazione di un ambiente senza distrazioni, e che incoraggi il bambino ad allenare la motricità. Consigliamo di consultare i siti di associazioni come l’AIDEE (http://www.aidee.it/) o l’AD&F (https://ade-f.org/ ) , per informarsi riguardo cosa si può fare per rendere più agevole l’apprendimento del bambino disprassico, così come le sue esperienze di vita quotidiana, coinvolgendo famiglia, insegnanti, e tutti coloro che gli sono vicini.