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Disinformazione: in testa sui social Russia, Cina e USA

Disinformazione: in testa sui social Russia, Cina e USA

Disinformazione in testa sui social Russia Cina e USA
  • Laura Infante
  • 30 Marzo 2023
  • News
  • 5 minuti

Disinformazione: in testa sui social Russia, Cina e USA

Quanto incide la disinformazione sull’orientamento delle scelte? Prima di prendere qualsiasi decisione o per crearsi e offrire un’opinione su un determinato tema, è essenziale informarsi sull’argomento. Sentire i diversi punti di vista, raccogliere dati e confrontarli tra essi è necessario per avere un quadro completo di una situazione e poter poi dire la propria. 

Se l’informazione ha questo enorme potere di poter influenzare il pensiero, la disinformazione non è da meno. Con notizie false, parziali o distorte, impedisce a chi si affida a questo tipo di notizie di avere una chiara visione della realtà dei fatti e, di conseguenza, un’immagine veritiera degli eventi. Questo influenzerà il suo modo di pensare e di agire. 

Ma quali sono i Paesi in cui è più facile incontrare questo fenomeno? Stando al report di Meta dedicato alla rilevazione di minacce cibernetiche su social come Facebook, Twitter, Instagram, Telegram, i Paesi con una maggiore produzione di notizie false o ingannevoli sono Russa, Cina e Stati Uniti. Ma come si diffondono? Continua a leggere nei prossimi paragrafi per scoprirlo.

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Il report di Meta sulle notizie ingannevoli

Ogni anno il gruppo Meta (ex Facebook) si impegna per analizzare i contenuti condivisi sulle principale piattaforme social, come Twitter, Telegram e, ovviamente, Instagram e Facebook. Meta svolge le sue analisi tenendo conto della qualità e della tipologia dei contenuti che circolano sulle sue piattaforme. 

All’inizio del 2023 è stato condiviso l’Adversarial Threat Report, il rapporto incentrato sulle minacce cibernetiche rilevate sui social durante il terzo trimestre 2022. Il report si inserisce in un lavoro che Meta porta avanti già da cinque anni e si occupa di fare un resoconto delle attività definite “coordinated inauthentic behaviour (Cib)”. Queste sono le attività di utenti virtuali, non riconducibili in modo evidente a persone reali. Il loro obiettivo è quello di fare pendere l’opinione pubblica in una determinata direzione sfruttando i social. 

I social, infatti, sono ad oggi tra i canali principali di informazione. Questo fenomeno riguarda sia i ragazzi che gli adulti, senza molta differenza di ceto sociale o culturale. Proprio per questo chi gestisce i social, come Meta, ha il compito di monitorare i contenuti senza limitare la libertà di espressione. Il continuo lavoro di monitoraggio permette di sviluppare algoritmi sempre più attenti al comportamento degli utenti, in modo da eliminare prontamente i profili falsi e fraudolenti.

Il lungo lavoro di Meta ha mostrato che ci sono tre Paesi in cui la disinformazione ha una particolare rilevanza e diffusione: Russia, Cina e Stati Uniti. Proprio qui, infatti, le notizie sono in continuo fermento, soprattutto quelle tendenziose e propagandistiche. Per farlo, sfruttano anche le Intelligenze Artificiali in grado di generare immagini e testi che sembrano veri in tutto e per tutto.

La disinformazione in Russia

La Russia si attesta come il Paese con il più alto numero di account cancellati per disinformazione e diffusione di notizie fraudolente. L’analisi e il monitoraggio di Meta su questo tipo di informazioni ha portato alla cancellazione sulla sola piattaforma social Facebook di oltre 1600 profili, tutti appartenenti a uno stesso gruppo, e 29 account Instagram: una vera e propria fucina di disinformazione. 

Per quanto riguarda i contenuti diffusi, il pubblico di riferimento era quello tedesco, seguito da quello francese, italiano, ucraino e del Regno Unito. Il tema ricorrente era il conflitto russo-ucraino. Nello specifico venivano prese le parti del Cremlino e criticate aspramente le sanzioni economiche. 

La tipologia dei contenuti era varia, e andava dai meme, ai video su Youtube senza escludere Facebook, Instagram, Telegram, Twitter e alcuni siti web per le petizioni.

Cina e disinformazione antigovernativa

Andando ad analizzare il flusso di notizie e disinformazione sui social in Cina, Meta ha riconosciuto e cancellato ben 81 profili Facebook, tutti riconducibili a uno stesso gruppo, e 2 account Instagram. In questo caso il pubblico di riferimento era quello di lingua cinese e francese. 

Gli argomenti trattati erano per lo più a tema politico. Infatti, riguardavano soprattutto gli Stati Uniti e Repubblica Ceca. Di questi Stati si metteva in discussione la scelta dei governi sostenere il governo Ucraino nell’attuale guerra contro la Russia. L’attenzione era posta soprattutto sull’aspetto economico e su come queste scelte avrebbero portato a gravi conseguenze.

Un altro gruppo di contenuti, infine, era preposto a difendere Pechino dalle critiche che gli Stati Uniti avevano mosso riguardo ai suoi interventi sulle Filippine e in generale nel Sud-Est asiatico. In questo caso, i social più utilizzati sono stati Twitter, Facebook e Instagram.

Stati Uniti e propaganda

Gli Stati Uniti sono uno dei Paesi al mondo, in cui la disinformazione si realizza soprattutto come propaganda a sostegno di una fazione, di una guerra o di un intervento politico rispetto a un altro.

I 39 account rimossi da Facebook negli USA e i 26 account Instagram che sono stati eliminati da Meta nell’ultimo periodo, concentravano la loro attività di disinformazione soprattutto su questioni riguardanti Afghanistan, Algeria, Iran, Iraq, Kazakistan, Kirghizistan, Russia, Somalia, Siria, Tagikistan, Uzbekistan e Yemen. Sebbene lo stato di provenienza sembrino essere gli Stati Uniti, la lingua per lo più utilizzata nei contenuti era la lingua russa, mentre il pubblico di riferimento era quello di Asia centrale.

Gli argomenti trattati comprendevano la politica estera russa, fortemente criticata e accusata di espansionismo imperialista, nonché dei modi in cui la Cina si relaziona con la comunità musulmana. Allo stesso tempo, però, elogiavano le operazioni militari americane e il beneficio che le missioni statunitensi apportavano nei territori a oriente.

Le piattaforme preferite erano Twitter, YouTube, Telegram, VKontakte e Odnoklassniki.

Come gestire la disinformazione

Il lavoro portato avanti da Meta si è concentrato soprattutto su questi tre grandi Stati, ma in Italia la situazione non è molto diversa. Anche qui i social stanno diventando sempre più i canali preferenziali per reperire informazioni e capire il mondo che ci circonda. Le fake news (o come diremmo qui in Italia le “bufale”) sono all’ordine del giorno.

Il continuo monitoraggio di queste attività da parte dei gestori delle piattaforme come Meta, permetterà all’algoritmo che le sostiene di identificare e eliminare automaticamente sia le notizie false che gli account fake.

Tuttavia è sempre molto importante che l’utente faccia la sua parte e che alleni le proprie capacità critiche. In questo modo potrà sia istruire la macchina segnalando le notizie false e tendenziose sia diffondere la vera informazione.

Quando ci si trova davanti a una notizie è bene tenere a mente e praticare questi tre passaggi:

  • assicurarsi che la fonte sia attendibile
  • usufruire interamente del contenuto e non fermarsi unicamente al titolo
  • confrontare più fonti e approfondire l’argomento.
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Laura Infante
Seo copywriter freelance. Ciò che amo del mio lavoro è la possibilità di scoprire sempre cose nuove e raccontarle nel modo migliore possibile.
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