Diventare Consulente del lavoro: le sue funzioni e cosa studiare
Il consulente del lavoro è una figura molto ricercata ai giorni d’oggi. Anche se non è lo sbocco lavorativo più noto, un laureato in economia può diventare professionista in tale ambito. Cerchiamo di capire insieme qualcosa di più su questo lavoro!
Chi è e di cosa si occupa il consulente del lavoro
Il consulente del lavoro è un libero professionista che collabora con delle aziende. È un professionista versatile che, in linea generale, aiuta l’impresa nell’ amministrazione del personale. Deve imparare a gestire diverse pratiche e relazioni nelle piccole/medio imprese. Nello specifico si occupa di:
- gestire adempimenti fiscali, previdenziali e assicurativi;
- elaborare buste paga;
- gestire le relazioni con enti come Inps, Agenzia delle Entrate, sindacati;
- occuparsi delle risorse umane;
- tenere la contabilità aziendale;
- gestire le controversie che sorgono in ambito lavorativo;
- elaborare la situazione di crisi di impresa, nel caso avvenga;
- fare consulenza tecnica d’ufficio.
Cosa studiare per diventare consulente del lavoro
Per poter esercitare la professione di consulente del lavoro è necessario ottenere una laurea triennale o specialistica. È possibile scegliere tra una delle seguenti facoltà universitarie:
- Scienze dell’Economia e della Gestione Aziendale
- Economia e della Gestione Aziendale
- Servizi Giuridici
- Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali
- Lauree Magistrali in Giurisprudenza
- Economia
- Scienze Economiche
- Pubbliche Amministrazioni
- Scienze Economico-Aziendali e della Gestione Aziendale
- Scienze della Politica.
Le materie trattate a riguardo sono:
- Diritto privato e pubblico;
- Economia aziendale;
- Elementi di ragioneria;
- Adempimenti e scadenze fiscali;
- Elementi della normativa sulla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori in tutti i settori di attività privati e pubblici;
- Normativa in materia di tutela della Privacy;
- Diritto del lavoro, sindacale e tributario;
- Normativa previdenziale e pensionistica;
- Procedure di gestione del personale;
- Elementi di normativa fiscale e tributaria;
- Normativa sui contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL)
- Sistemi retributivi;
- Normativa sul mercato del lavoro;
- Tecniche di gestione contabile e finanziaria e della contrattazione;
- Vocabolario tecnico fiscale, del lavoro e della legislazione sociale.
La scelta è molto varia proprio per via delle diverse realtà che il futuro consulente del lavoro si può trovare ad affrontare. Il titolo deve per forza essere riconosciuto dal MIUR.
Periodo obbligatorio di praticantato
Dopo aver acquisito il titolo è necessario procedere con un praticantato. Questi, può essere iniziato per un totale di 6 mesi in contemporanea alla frequenza del corso di studi. Ciò accade se si tratta dell’ultimo anno e si è in pari con gli esami da sostenere. La decisione a proposito è stata presa in collaborazione da MIUR e Ministero del Lavoro.
La durata del praticantato per diventare consulente del lavoro ha una durata di 18 mesi. È possibile effettuarlo presso:
- studio di un consulente del lavoro iscritto all’Albo da almeno 5 anni;
- avvocato abilitato da almeno 3 anni;
- commercialista abilitato da almeno 3 anni.
Per attestare lo svolgimento del praticantato è inoltre necessario iscriversi presso il registro del Consiglio Provinciale dell’Ordine.
Esame di Stato
Dopo aver terminato il periodo di tirocinio si può procedere con l’esame di Stato. Le prove sono suddivise in tale modo:
- scritta: con argomenti su diritto del lavoro e legislazione sociale;
- pratico/teorica: su diritto tributario.
Il tempo a disposizione è fissato a 7 ore. È possibile, durante lo svolgimento dell’esame, consultare alcuni testi di legge. Questi devono essere non commentati e autorizzati dalla commissione d’esame.
Una volta superate queste due prove si procede alla terza che è orale e pone domande su tematiche tratte da:
- diritto del lavoro;
- legislazione sociale;
- ordinamento professionale;
- deontologia;
- diritto tributario;
- elementi di ragioneria;
- elementi di diritto privato, pubblico e penale.
Una volta superate tutte e tre le prove con successo, è necessario iscriversi all’Albo Professionale del Consulente del Lavoro.
Iscrizione all’ Albo Professionale del Consulente del Lavoro
Solo dopo l’iscrizione è possibile esercitare la professione di consulente del lavoro a pieno titolo. È inoltre necessario entrare a fare parte dell’Ordine della propria provincia. Ogni anno è inoltre necessario pagare una quota e fare degli aggiornamenti periodici su materie fiscali, economiche e giuridiche.
Il minimo di crediti formativi da ottenere è di 50 a biennio, 20 dei quali possono essere acquisiti tramite l’e-learning. L’aggiornamento costante sulle materie giuslavorative è fondamentale per poter esercitare tale professione al meglio. I cambiamenti in questo campo sono infatti costanti. È anche possibile continuare l’istruzione iscrivendosi a master e corsi di perfezionamento.
Mansioni e guadagno del consulente del lavoro
Un consulente del lavoro si occupa principalmente di:
- esercitare funzioni in caso di segnalazioni di denuncia di attività di riciclaggio o atti di finanziamento al terrorismo;
- inquadrare i dipendenti lavoratori dell’impresa;
- elaborare contributi e paghe mensili;
- assolvere gli adempimenti assicurativi e previdenziali;
- provvedere a fare consulenza tecnica sia di parte che di ufficio;
- agire da consulente sia in contenziosi che in materia di lavoro.
Il guadagno effettivo di un consulente del lavoro è molto alto, anche se si è agli inizi. La paga può infatti, per un neo laureato, arrivare a 2.000 € al mese. Per chi invece è un professionista autorevole per anzianità è solito guadagnare 3.000 € mensili. Essendo un libero professionista il consulente del lavoro ha da tenere in considerazione i costi legati alla gestione della propria attività.