Calcolo termini processuali: 5 cose da sapere sui termini

Calcolo termini processuali: 5 cose da conoscere sui termini

Il calcolo dei termini processuali riveste un ruolo fondamentale nella pratica legale poiché garantisce il rispetto delle scadenze e dei tempi previsti dalla legge.
Il rispetto dei termini processuali è cruciale per evitare conseguenze legali negative, quali la decadenza dei diritti, la perdita di opportunità di ricorso e altro ancora. I professionisti legali devono essere impeccabili nella gestione dei tempi per assicurare una rappresentazione efficace dei propri clienti.

Di seguito, illustriamo 5 punti chiave da conoscere su questi periodi determinanti, ampliati con ulteriori approfondimenti.

1. Classificazione dei termini


Innanzitutto, è vitale distinguere tra diversi tipi di termini processuali. La distinzione primaria si attesta tra termini acceleratori e termini dilatori.
I termini acceleratori, o finali, delimitano il lasso entro cui un atto deve essere necessariamente eseguito, come la proposizione dell’appello nei processi civili e penali. Contrariamente, i termini dilatori indicano il momento prima del quale non è possibile eseguire un determinato atto.

Un’altra classificazione importante riguarda i termini perentori e termini ordinatori: i primi implicano la decadenza dal diritto di agire se non rispettati, i secondi no.

Approfondimento: termini sostanziali vs. processuali

È importante sottolineare la differenza tra termini sostanziali e termini processuali.
I primi si riferiscono ai periodi di tempo entro i quali devono essere esercitati diritti o azioni per non decadere dal loro esercizio, come i termini di prescrizione. I termini processuali, invece, sono quei periodi definiti per la realizzazione di atti procedurali, essenziali per il corretto svolgimento di un processo.

2. La decadenza


Un concetto chiave è la decadenza, che si applica esclusivamente ai termini perentori. Questi termini, infatti, sono imposti dalla legge: non possono essere abbreviati o prolungati. La loro non osservanza comporta la perdita del diritto di compiere certi atti legali. Tuttavia, in casi di mancato rispetto involontario, è possibile richiedere la rimessione in termini, permettendo così di agire oltre la scadenza prevista.

Casistica e implicazioni

La decadenza ha implicazioni significative nel diritto processuale. Ad esempio, la mancata impugnazione di una sentenza entro i termini previsti comporta l’impossibilità di contestarla successivamente, cristallizzando gli effetti giuridici della decisione. Questa sezione sarà arricchita da esempi pratici che illustrano le conseguenze della decadenza in vari ambiti del diritto.

3. Calcolo dei termini: la regola del Dies a Quo


Quando si calcolano i termini espressi in giorni, è fondamentale seguire la regola del Dies a Quo: il giorno iniziale non viene conteggiato, mentre l’ultimo sì. Se il termine scade in un giorno festivo, la scadenza viene automaticamente prorogata al giorno lavorativo successivo.
Se i termini sono fissati in mesi o anni, deve essere osservato il calendario comune. Viceversa, quando vengono stabiliti termini a giorni (ad esempio, entro 15 giorni), esiste la regola secondo cui non deve essere computato il giorno iniziale, mentre deve essere contato il giorno finale. Se quest’ultimo è un giorno festivo, la scadenza viene prorogata di diritto al primo giorno seguente non festivo.

Esempio pratico

Secondo la regola del dies a quo di cui all’articolo 163 bis del Codice di procedura civile, tra la notifica della citazione e l’udienza deve intercorrere un termine libero non inferiore a 90 giorni. Questo principio stabilisce che se, ad esempio, la citazione è stata notificata il 10 marzo, la fissazione dell’udienza può essere avviata a partire dal 9 giugno. Il conteggio inizia l’11 marzo (dies a quo) ed esclude l’8 giugno (dies ad quem), come da norma imperativa. In questo modo si garantisce che tutte le parti abbiano il tempo necessario per prepararsi a comparire prima dell’inizio del procedimento giudiziario.

4. La sospensione feriale


Nel calcolo dei termini processuali è importante tener presente l’esistenza di un ulteriore principio. I termini processuali subiscono una sospensione di diritto dal primo al 31 agosto di ciascun anno. Ne consegue, innanzitutto, che se il termine ha inizio durante questo periodo, esso viene posticipato di diritto alla fine di quest’ultimo. In secondo luogo, se la scadenza interviene durante il periodo di sospensione, anch’essa deve essere postdatata alla fine della sospensione. Così, se la scadenza di un termine è al 10 agosto, i dieci giorni compresi nella sospensione feriale dovranno essere calcolati a partire dal primo settembre, con la conseguenza che la scadenza effettiva sarà, appunto, al 10 settembre.

Questo principio è spesso sottovalutato ma la sospensione feriale dei termini processuali interviene dal 1° al 31 agosto. Durante questo periodo, i termini sono automaticamente sospesi, con implicazioni dirette sia sulla data di inizio che sulla scadenza dei termini stessi.

5. I procedimenti d’urgenza


Le regole sulla sospensione feriale, tuttavia, non si applicano ai procedimenti indicati dalla legge come particolarmente urgenti. In queste ipotesi, infatti, ragioni di effettività delle ragioni processuali rendono indifferibile la scadenza del termine. Si tratta, in sintesi, dei procedimenti cautelati, di quelli concernenti cause alimentari, convalida di sfratto, opposizione all’esecuzione, dichiarazione e revoca del fallimento e controversie in materia di lavoro e previdenza.

 

La corretta comprensione e applicazione dei termini processuali sono indispensabili per i professionisti del diritto. Tenere a mente queste distinzioni e regole permette di navigare con sicurezza nel complesso mondo giuridico, assicurando che le proprie azioni legali siano eseguite nel rispetto dei tempi prescritti dalla legge. L’approfondimento di questi temi, con esempi pratici e analisi comparative, non solo arricchisce la conoscenza teorica ma fornisce anche strumenti concreti per l’applicazione pratica.

Torna in alto