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Riconoscere la disgrafia e come intervenire

Riconoscere la disgrafia e come intervenire

disgrafia - come riconoscere questo disturbo specifico dell'apprendimento
  • Sara Elia
  • 27 Agosto 2024
  • Scuola e università
  • 4 minuti
  • 29 Agosto 2024

Il disturbo specifico della scrittura nella riproduzione di segni alfabetici e numerici (disgrafia)

La disgrafia fa parte dei disturbi del linguaggio (DSL) e consiste nella difficoltà che riguarda il tratto grafico di parole e numeri e vari deficit a livello motorio. 

Analizziamo insieme che cos’è, come riconoscerla e quali sono segnali e difficoltà di un bambino disgrafico!

Indice
Integrazione degli alunni con disturbi specifici di apprendimento
Corso riconosciuto e accreditato MIUR
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Che cos’è la disgrafia

La disgrafia è un disturbo specifico dell’apprendimento che coinvolge la capacità di scrittura di parole e numeri.
L’uso del segno grafico può infatti essere compromesso in modo lieve, medio o grave determinando una grafia disordinata, difficilmente leggibile e poco chiara.
 
Si tratta di un disturbo non verbale, che si differenzia dalla disortografia, in quanto coinvolge i processi di realizzazione grafica legati a deficit di natura motoria.
In altre parole, le abilità motorie legate al processo fisico della scrittura sono carenti o mancanti.
 
La disortografia, con la quale spesso viene confusa, coinvolge invece la componente linguistica. Essa si caratterizza per la difficoltà di scrivere in modo corretto le parole da un punto di vista grammaticale, ortografico e sintattico. Il bambino ha capacità scarse o nulle nell’applicare le regole  che si traduce  nella difficoltà di tradurre i suoni parlati in simboli grafici.
 
Come è evidente, in entrambi i casi le cause non sono da ricercarsi nei deficit cognitivi. L’intelligenza del bambino disgrafico è sempre del tutto nella norma.
 
In generale, nel processo di scrittura le componenti che vengono utilizzate sono:
  • coordinazione occhio-mano;
  • rapidità motoria;
  • abilità motorie, i movimenti svolti quando si scrive;
  • abilità visuospaziali. 
Nel bambino disgrafico, queste abilità sono carenti o mancanti, determinando così tutta una serie di difficoltà nell’apprendimento.

I principali segnali della disgrafia

Come abbiamo visto insieme finora, la disgrafia interessa varie abilità che si riflettono nel tratto grafico. Stiamo parlando di coordinazione, conoscenza, gestione dello spazio e consapevolezza corporea.
 
I principali segnali di disgrafia sono:
  • produzione di testi scritti poco leggibili con parole disallineate rispetto alle righe e lettere di grandezza differente;
  • significativa lentezza di scrittura;
  • eccessiva pressione sul foglio con la penna;
  • interruzioni nel tratto e distanza tra le parole variabile;
  • ricalco o sovrapposizioni di lettere;
  • impugnatura scorretta della penna;
  • difficoltà in dettati, compiti scritti e nel ricopiare dalla lavagna.
Il bambino può inoltre avere della difficoltà nell’organizzazione del materiale scolastico e nello svolgere i compiti a casa in autonomia. 
 
La disgrafia può essere diagnosticata dalla fine della seconda elementare, quindi verso i 7 anni. Infatti, prima di quest’età, la scrittura non è ancora un’abilità automatica per nessuno. Esistono tuttavia alcuni segnali precursori precedenti all’età scolastica che possono far sospettare del disturbo.
Nello specifico:
 
  • difficoltà in attività che coinvolgono abilità grafiche
  • incertezza sulla mano da scegliere per disegnare
  • impaccio nell’impugnare matite e pennarelli
  • approssimazione nei lavori di precisione (incollare, ritagliare, etc)
  • mancato rispetto dei margini nel colorare album
Ad ogni modo, è fondamentale precisare che avere semplicemente una brutta grafia non indica per forza la presenza di un DSA. È infatti sempre necessaria un’accurata diagnosi.

Valutazione specialistica e diagnosi

Per riconoscere la disgrafia è necessario affidarsi ad una valutazione specialistica. La diagnosi deve essere svolta da un team di esperti in Neuropsichiatria Infantile in un centro autorizzato, in grado di fornire una certificazione DSA.
 
Durante la visita vengono raccolte informazioni anamnestiche e condotti test cognitivi. Dopodiché il bambino viene indirizzato verso un terapista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva per la valutazione funzionale degli aspetti grafici. In questo contesto si analizza:
  • impugnatura di strumenti di scrittura e produzione grafica, ad esempio facendo disegnare e scrivere il bambino in autonomia senza regole;
  • test specifici per valutare il disturbo, al fine di ottenere un riscontro oggettivo;
  • osservazioni del professionista.
Tra i test utilizzati per diagnosticare la disgrafia i più utilizzati sono il BHK (scala sintetica per la valutazione della scrittura in età evolutiva) e il 
DGM-P (test per la valutazione di difficoltà posturali e grafo-motorie della scrittura).
 
Questi test considerano aspetti quali fluidità, velocità del gesto grafico, costruzione dei grafemi, dimensione e disposizione delle lettere sulla pagina.
 
La valutazione finale permette di determinare se il bambino è affetto dal disturbo.
 
In ogni caso, è consigliato evitare una diagnosi troppo prematura ma di effettuare la valutazione a partire dai 7 anni. Infatti, è solo in questa fase dello sviluppo che diventa possibile rilevare le difficoltà legate all’organizzazione e all’automatizzazione della scrittura.

Trattamenti e tecniche utilizzate

Per affrontare la disgrafia il metodo da utilizzare più efficace è la rieducazione del gesto grafico. Si tratta di un percorso personalizzato che mira a sostenere il bambino nel recuperare o consolidare le proprie abilità grafo-motorie, al fine di raggiungerne la padronanza.
 
Tale processo interviene su varie aree, tra cui principalmente:
  • percezione visuo-spaziale;
  • coordinazione visuo-motoria e oculo-manuale;
  • postura e impugnatura corretta;
  • motricità fine della mano e delle dita;
  • equilibrio e rilassamento muscolare;
  • attenzione;
  • organizzazione spazio-temporale;
  • costruzione dello schema corporeo.
Occorre sottolineare che la scrittura non è un processo spontaneo. Essa viene infatti acquisita attraverso l’apprendimento, ed è cruciale che le abitudini relative a direzioni dei tratti, modelli delle lettere e così via vengano apprese nel tempo. La pratica attiva circuiti neurali capaci di generare automatismi corretti.
Se però durante il periodo di apprendimento, vengono sviluppati automatismi errati o non funzionali, tali abitudini possono peggiorare nel tempo.
 
La rieducazione della scrittura serve proprio a questo:
  • sostituire eventuali automatismi errati tramite percorsi neurali efficaci dal punto di vista funzionale;
  • far emergere potenzialità latenti non ancora sfruttate dal soggetto;
  • creare abitudini che agevolino la scrittura in termini di leggibilità, fluidità e organizzazione spaziale.
Le tecniche utilizzate variano tra tecniche di meditazione, esercizi di macrografia e di pregrafismo, rieducando il bambino alla scrittura. 
 
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