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Sanità in Italia: spese inferiori all’UE ed aumento ricavi settore privato

Sanità in Italia: spese inferiori all’UE ed aumento ricavi settore privato

Sanita in Italia spese inferiori a UE e aumentano i ricavi settore privato
  • Sara Elia
  • 22 Giugno 2023
  • News
  • 4 minuti
  • 22 Febbraio 2024

Sanità in Italia: spese inferiori all'UE ed aumento ricavi settore privato

La situazione della sanità in Italia, a livello di spesa pubblica, non è tra le migliori. Infatti indagini riportano che il nostro Paese sostenga delle spese inferiori rispetto al resto dell’Unione Europea. Le cliniche private sono però in rapida salita per quanto riguarda il giro d’affari. Ad oggi hanno addirittura superato i livelli precedenti alla pandemia di COVID-19.

Analizziamo insieme la situazione al meglio.

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Sanità in Italia: strutture pubbliche vs strutture private

Si stima che i Paesi della OCSE spendano pro capite in sanità all’incirca $ 4.350, un 9,8% sul PIL. Ma l’Italia risulta collocarsi sotto la media in termini pro-capite con soli $3,7mila e 7,3% sul PIL.
 
In questo modo il nostro Paese si posiziona in relazione alla spesa sanitaria pubblica ben dietro:
  • Spagna (7,8%);
  • Regno Unito (9,9%);
  • Francia (10,3%);
  • Germania (10,9%).
In valore assoluto, la spesa sanitaria pubblica in Italia è aumentata dai $78,5 miliardi di fine 2002 ai $127,8 miliardi di euro di fine 2022. L’ampia crescita media annua del periodo 2002 è dunque rallentato tra il 2012 e il 2019 al +0,9%. Per poi espandersi nuovamente a causa della crisi pandemica dell’ultimo biennio con +5,1%.
 
Ad oggi il 78,6% del valore complessivo è originato dalle strutture pubbliche, il 21,4% da quelle accreditate. È dunque evidente una netta crescita delle strutture private rispetto a quelle pubbliche. Ma a questo dato fa eccezione il periodo d’emergenza. In quest’arco temporale infatti il Sistema Sanitario Nazionale ha preso numerose misure di potenziamento:
  • reclutamento di personale;
  • ottimizzazione delle prestazioni;
  • adeguamento delle infrastrutture. 

Sanità in Italia: un po’ di dati

Il superamento dei livelli pre-crisi pandemica registrano tali risultati. I ricavi ammontano a:
  • +6,7% per gli operatori ospedalieri;
  • +44,1% per la diagnostica;
  • – 0,3% riabilitazione;
  • – 0,2% gestori di RSA.
I giri d’affari sono stati inoltre equivalenti a 8,8 miliardi di euro:
  • in crescita del 15,2% sul 2021;
  • crescita del 6,3% sul 219;
  • calo del 7,8% nel 2020 per via dalla sospensione parziale delle attività sanitarie e ospedalizzazioni non urgenti.
Ma i dati sulla sanità italiana non terminano qui. Infatti il valore della forza lavoro è aumentato del 4,5% negli anni della pandemia. Ed i numerosi bandi di assunzione indetti dalle ASL hanno causato una carenza di personale medico tra gli operatori privati. Di conseguenza il costo del lavoro delle strutture private è aumentato del 13,6% nel triennio per ricorso a personale interinale. Ma non solo! Anche per l’ erogazione di compensi aggiuntivi volti a trattenere i sanitari rispetto alle più allettanti offerte del pubblico.
 
La redditività è ad oggi in recupero, ma ancora inferiore ai livelli pre-pandemici. Le misure di contrasto all’epidemia hanno causato un sensibile aumento dei costi di produzione. E gli stessi sono stati coperti dai ristori previsti da apposite normative emergenziali solo in parte.
 

Medici: la grande fuga all’estero

Un problema con cui ad oggi la Sanità si deve confrontare è la fuga all’estero di medici e talenti in ambito.
 
Lo Stato italiano spende per la formazione di ogni studente in ambito medico in media ben 150mila euro. 
Nonostante questo all’incirca 1000 medici all’anni decidono di abbandonare il nostro Paese. Si tratta quindi di più di 150 milioni all’anno regalati dall’Italia ad altri Paesi che hanno la fortuna di ritrovarsi con medici già formati.
 
Tra le leve principali di fuga:
  • stipendi mediamente più bassi rispetto ai colleghi europei.
  • pandemia di Covid-19;
  • tetti di spesa alle assunzioni;
Il fenomeno aggrava inoltre la carenza di medici e personale sanitario. E di coloro che lasciano il Servizio pubblico per andare a lavorare in cliniche private. O, come vedremo meglio in seguito, a fare il medico gettonista ovvero a chiamata.
 
Destinazioni principali per fare carriera all’estero: Germania, Inghilterra, Francia e Spagna. Le prime due sono le destinazioni preferite, mentre Francia e Spagna stanno crescendo perché si trovano stipendi più alti.
In Germania si guadagna quasi il doppio, mentre in Inghilterra e Francia si guadagna circa un terzo in più. All’estero inoltre esiste una maggiore considerazione dell’atto medico e la carriera è praticamente automatica.
 

Medici a gettone: il fenomeno

Un’alternativa presa in considerazione da molti professionisti presso il Servizio Sanitario Nazionale è quella di diventare medici a gettone.
Pagati per ricoprire un singolo turno di lavoro sono solitamente chiamati da società private o cooperative. Le loro caratteristiche principali sono:
  • svolgono il lavoro da liberi professionisti;
  • giovane età, senza esperienza né specializzazione;
  • vengono pagati molto di più rispetto ai colleghi;
  • servono a tappare eventuali buchi dell’amministrazione;
  • non essendo assunti dall’azienda ospedaliera hanno bassa responsabilità e minimi compiti burocratici. 
La mancanza dei medici, aggravata in particolare nel periodo post-crisi sanitaria, ha dato slancio al fenomeno. Il nodo della fuga del personale sanitario va a ricercarsi in:
  • turni massacranti;
  • stress;
  • stipendi non adeguati. 
Ad oggi è stata registrata una netta propensione ad abbandonare il servizio sanitario pubblico per lavorare a chiamata. I dati del sondaggio dalla Federazione sindacale dei medici parlano chiaro:
  • 37,6%: vuole spostarsi alle coop;
  • al 50% per le fasce più giovani;
  • 45% per chi ha tra i 36 e i 45.
Il fenomeno è inoltre sempre più in espansione. Speriamo si trovino le soluzione adatte per arginare questo e tutti gli latri problemi del settore Sanità.
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