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Un anno di Dad: cosa funziona e come migliorarla

Un anno di Dad: cosa funziona e come migliorarla

un anno di dad
  • Gaja Mogi
  • 21 Aprile 2021
  • Scuola e università
  • 4 minuti

Didattica a distanza, croce e delizia della scuola nell'anno 2020

A distanza di oltre un anno dall’annuncio del primo lockdown totale, da parte del governo italiano, la scuola si ritrova in una situazione molto più simile a quella di allora di quanto non si potesse immaginare, quando ancora ci si trovava agli albori della pandemia. La stragrande maggioranza degli studenti italiani, a partire da quelli che frequentano la scuola d’infanzia, fino ad arrivare agli studenti delle scuole superiori, si ritrova ancora oggi a fare i conti con la famigerata Dad, acronimo di didattica a distanza, ovvero il sistema di erogazione delle lezioni remoto che, nel corso dell’anno appena passato, ha fatto assai discutere grandi e piccini.

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La Dad e le scuole: un compromesso necessario

Nonostante le normative riguardo l’obbligo di rimanere a casa siano uguali (più o meno) per tutti, tocca alle singole scuole decidere, per la maggior parte, come amministrare la didattica a distanza ai propri studenti. Si tratta di un fattore da tenere bene a mente, anche quando si analizzano i punti deboli e, dalla parte opposta, i lati positivi della Dad: è inevitabile che alcuni istituti abbiano avuto capacità di gestione (economica, di expertise tecnologica e creativa, solo per nominarne alcune) maggiori rispetto ad altri. A seconda delle risorse disponibili, ogni scuola ha deciso (e continua tuttora a decidere) in maniera autonoma come amministrare e somministrare la didattica, in questo periodo difficile. Alcune di esse hanno tratto vari insegnamenti dall’esperienza in Dad di quasi un anno, altre meno. Non bisogna dimenticare che, in fin dei conti, la gestione di una riorganizzazione tale del sistema scolastico è in mano a degli esseri umani, con tutti i rischi e i benefici che ciò comporta.
 

Il problema degli alunni più giovani

Uno dei problemi emersi dall’erogazione della didattica a distanza è senza ombra di dubbio il coinvolgimento delle fasce d’età più giovani. Si tratta degli alunni che frequentano le scuole dell’infanzia e le scuole elementari: soggetti il cui apprendimento dipende moltissimo dal coinvolgimento fisico, emotivo e relazionale, sono forse le categorie di studenti che rischiano di ritrovarsi con le lacune maggiori, a livello di apprendimento. Dopotutto, è proprio durante l’educazione primaria che si imparano le basi per tutto l’apprendimento successivo: leggere, scrivere, eccetera. Trovare metodi di apprendimento a distanza per questi alunni così piccoli continua ad essere un cruccio di molti istituti ed educatori.

La minaccia della scarsa attenzione

Passando alle fasce d’età più grandi, i problemi si riscontrano principalmente a livello di condotta e di effettiva utilità della didattica a distanza in Italia. Sorprende (anche se non troppo) scoprire che quasi un terzo degli studenti ammette di seguire le lezioni con addosso il pigiama, se non addirittura steso o comodamente seduto sul proprio letto o divano. Un po’ a causa delle circostanze, un po’ perché manca, per molti, la spinta disciplinante data dal frequentare le lezioni in presenza, questi sgarri (grandi o piccoli che siano, frequenti o meno) possono tradursi in minore attenzione e minore facilità di apprendimento da parte degli studenti. La situazione si complica ancora vista la facilità con la quale è possibile, seguendo una lezione via Zoom o simili, sparire dalla vista e dall’udito del professore, semplicemente spegnendo microfono e telecamera. Una scorciatoia che ancora molti usano per distrarsi e non seguire la lezione, ma che può anch’essa avere conseguenze disciplinari ed educative.

L’accesso alle risorse digitali

Non è da sottovalutare neanche il contributo dell’ambiente casalingo in cui si sta per seguire le lezioni: nonostante la maggioranza degli studenti riporti di essere riuscito a trovare uno spazio adatto, in casa, è ancora considerevole il numero di studenti italiani che non hanno accesso ad una connessione a Internet sicura, veloce e affidabile. Per non parlare della percentuale (abbastanza esigua, ma comunque alta se paragonata a quella di altri paesi ricchi) di studenti che non hanno accesso ad un dispositivo informatico, o che devono condividerlo con altri membri della famiglia: più del dieci per cento, combinando queste due ultime categorie.

Come rendere la Dad ancora più efficace

Non vogliamo di certo essere solamente portatori di dati negativi: va detto anche che le scuole italiane hanno fatto il possibile, e continuano tuttora a farlo, per ottimizzare l’esperienza della didattica a distanza e renderla fruibile, per non dire sopportabile. Tra tutti i lati da migliorare, sono apparsi anche dei miglioramenti: si pensi, ad esempio, alla maggiore digitalizzazione ed educazione alle risorse informatiche di alunni e professori.

Le dritte degli esperti per rendere la Dad efficace

Alla luce di un anno di Dad, cosa consigliano gli esperti rispetto ai metodi da adottare per ottimizzare l’apprendimento a tutte le età?

Soprattutto quando si tratta di coinvolgere studenti più piccoli, è di fondamentale importanza creare un ambiente di studio (fisico e mentale) che emuli il più possibile la scuola vera a propria. Niente pigiami, distrazioni o ambienti rumorosi: lo studente deve poter essere in grado di concentrarsi. Imperativa anche la telecamera sempre accesa, per rispetto nei confronti di tutta la classe, professori compresi.

Limitare il tempo passato di fronte allo schermo fuori dalle ore di didattica a distanza è un’altra strategia da tener bene in considerazione. Ciò non è solo un modo per far sì che l’esperienza di apprendimento a distanza sia, per così dire, compartimentata e non confusa in un mare di contenuti digitali, ma anche un’occasione per dedicare alla salute fisica tempo ed energie necessari affinché il benessere mentale, psicologico e appunto fisico non ne risentano.

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