Iure sanguinis: come funziona la cittadinanza italiana per discendenza
Quello della cittadinanza iure sanguinis è un principio giuridico fondamentale, strettamente legato al diritto di cittadinanza. Il principio è inserito all’interno dell’ordinamento italiano e, con la Legge n. 91/1992 ha stabilito che un figlio di padre o madre già cittadini diventa cittadino per nascita.
Dunque, indipendentemente dal luogo di nascita, si acquisisce il diritto automatico alla cittadinanza per linea di sangue. In ogni caso, la cittadinanza iure sanguinis ha subito degli aggiornamenti, che sono stati oggetto del decreto legge n. 36 del 28 marzo 2025. All’interno del DL, denominato Disposizioni urgenti in materia di cittadinanza e grazie a due disegni di legge, è stata inaugurata una vera e propria riforma dell’acquisizione della cittadinanza per linea di sangue.
Cos’è la cittadinanza iure sanguinis
Quando si parla di cittadinanza iure sanguinis, che letteralmente significa “cittadinanza per diritto di sangue”, si intende la trasmissione della cittadinanza per mezzo della discendenza diretta da un cittadino italiano, indipendentemente dal luogo di nascita.
Il termine deriva ovviamente dal latino “iure sanguinis”, da ius che si traduce con diritto e sanguis con sangue. Secondo questo principio giuridico, la cittadinanza non dipende dal territorio di nascita, ma dall’appartenenza familiare.
Questo istituto si distingue nettamente dal modello dello ius soli, il quale prevede l’acquisizione della cittadinanza in caso di nascita giuridica in un determinato Paese. Questo secondo modello è tipico degli Stati Uniti, che applicano lo ius soli in modo automatico e senza condizioni.
Cittadinanza italiana: requisiti previsti
L’acquisizione della cittadinanza italiana avviene in diverse circostanze. Innanzitutto, per origine: se il padre o la madre, cioè, sono cittadini italiani. In questa casistica rientra dunque anche la cittadinanza iure sanguinis che, come abbiamo visto, si acquisisce se il padre o la madre hanno cittadinanza italiana. E questa acquisizione non dipende dal luogo di nascita.
Ma la cittadinanza può essere attribuita anche in altri casi. Ad esempio, i figli di cittadini apolidi possono ottenere la cittadinanza se nati in Italia.
Allo stesso modo, i nati da ignoti, se la nascita è avvenuta in Italia, possono richiedere la cittadinanza italiana.
Possono acquisire cittadinanza italiana anche coloro che risiedono nel Paese senza interruzioni fino ai 18 anni. In questo caso, la richiesta deve essere presentata entro il 19esimo anno di età.
Infine, la cittadinanza italiana può essere conferita per residenza, matrimonio o adozione.
Cittadinanza iure sanguinis prima del 2025: la normativa italiana
Come abbiamo anticipato, a marzo 2025 è stata attuata una vera e propria riforma normativa relativamente alla cittadinanza iure sanguinis.
Tuttavia, per comprenderla appieno dobbiamo partire dall’analisi delle norme precedenti. Prima della riforma, e senza che la legge prevedesse limiti legati al tempo o alla generazione, veniva riconosciuta la cittadinanza italiana per discendenza, semplicemente tenendo conto dello status civitatis. Non era necessaria la residenza nel Paese: veniva riconosciuta in automatico.
La trasmissione era inizialmente riconosciuta per linea paterna, ma venne estesa anche alla linea materna con la Costituzione del 1948.
Prima di tale data, non solo la cittadinanza iure sanguinis non era riconosciuta per trasmissione materna, ma c’era dell’altro. Le donne che sposavano cittadini stranieri perdevano anche la propria cittadinanza. Lo prevedeva la Legge n. 555/1912.
La situazione cambio solamente grazie all’Art. 3 della nostra Costituzione. L’articolo prevede, oltre alla cittadinanza iure sanguinis automatica, anche la possibilità di richiederla per nascite precedenti.
In caso di nascita prima del 1948, gli interessati potevano quindi fare richiesta giudiziale per ottenere la cittadinanza italiana per diritto di sangue.
La legge sulla cittadinanza italiana: L. 91/1992
Per il superamento della legislazione del 1912, è servito però attendere il 1992, con la Legge n. 91.
Tale legge ha stabilito chiaramente che è cittadino italiano chi nasce da padre o madre cittadini italiani. Questo principio non aveva all’epoca limiti di generazioni: in teoria, quindi, anche un discendente di quinta o sesta generazione da un avo italiano avrebbe potuto rivendicare il diritto, a condizione di poter dimostrare la discendenza diretta e continua.
Il decreto legge n. 36/2025
La riforma sulla cittadinanza iure sanguinis è stata attuata grazie al recente decreto legge n. 36/2025.
Il decreto ha permesso di modificare la Legge n. 91/1992, aggiungendo l’articolo 3-bis. Il nuovo articolo prevede che la trasmissione automatica della cittadinanza iure sanguinis sia limitata al massimo alla seconda generazione di nati all’estero.
Sono stati poi approvati due diversi disegni di legge. Il primo, denominato Disposizioni in materia di cittadinanza, serve a introdurre il principio di legame affettivo tra chi richiede la cittadinanza iure sanguinis e il Paese.
In dettaglio, la cittadinanza verrà concessa solamente se verrà attestato un effettivo vincolo affettivo con l’Italia. Tra i requisiti richiesti perché si possa parlare di legame affettivo, c’è quello della residenza qualificata, che non deve essere inferiore ai due anni consecutivi.
Allo stesso modo, la cittadinanza si può ora perdere pe desuetudine se il cittadino nato e residente all’estero che possiede anche altra cittadinanza non mantiene vincoli affettivi con l’Italia per almeno 25 anni.
Il secondo disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri mira invece a introdurre disposizioni per la revisione dei servizi per i cittadini e le imprese all’estero.
Per richiedere la cittadinanza, gli italiani dovranno presentare domanda non più ai consolati, ma in un apposito ufficio che verrà istituito alla Farnesina.
Come ottenere la cittadinanza iure sanguinis
L’ottenimento della cittadinanza iure sanguinis prevede una richiesta formale, che deve prevedere l’accertamento di uno status civitatis originale.
L’interessato dovrà presentare la domanda preso il Comune di residenza se si trova in Italia. Per i residenti all’estero, al momento la richiesta va presentata al Consolato (anche se, come abbiamo detto, verrà presto istituito un apposito ufficio presso la Farnesina).
Al momento della richiesta, sarà necessario dimostrare che l’avo cittadino italiano ha mantenuto la cittadinanza fino alla nascita del discendente, fornendo il certificato negativo di naturalizzazione.
L’interessato è inoltre tenuto a provare che non ci sono state interruzioni nella trasmissione della cittadinanza, come per esempio rinunce da parte di altri discendenti prima della nascita della generazione successiva.
Infine, è necessario attestare la discendenza diretta, attestazione che avviene presentando tutti i certificati di nascita e matrimonio.
In media, dopo la presentazione dei documenti la cittadinanza iure sanguinis viene attribuita dopo circa un anno e mezzo.
