60 CFU: la novità della Riforma Bianchi per il reclutamento docenti
Sebbene fino a qualche mese fa bastassero i celebri 24 CFU per l’insegnamento, grazie alla cosiddetta Riforma Bianchi sono ora necessari 60 CFU per accedere alla docenza.
Infatti, quello dei 60 crediti formativi universitari è diventato un requisito imprescindibile per ottenere l’abilitazione alla docenza in istituti secondari di primo e secondo grado.
Tuttavia, essendo una Riforma abbastanza recente, quella Bianchi è ancora oggi poco conosciuta. Anche tra coloro che aspirano a diventare insegnanti, tra l’altro, vige la confusione. Per questo motivo, in questa guida analizzeremo tutti i dettagli della Riforma Bianchi e dei 60 CFU necessari per l’insegnamento.
60 CFU per l’insegnamento: le novità della Riforma Bianchi
La nuova Riforma Bianchi, che ha rivoluzionato il mondo dell’insegnamento e dell’accesso alla docenza, è stata approvata dalla Camera il 28 giugno 2022. Prende il nome dal Ministro che l’ha promossa, ossia l’ex Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi.
Dall’approvazione della Riforma, sono necessari 60 CFU e non più 24 per ottenere l’abilitazione come docente.
Per chi si chiede di cosa si tratta, altro non sono che Crediti Formativi Universitari. Tali crediti si conseguono mediante attività formative che siano utili per il ruolo di insegnate.
Secondo quanto disposto dalla nuova Riforma, ad oggi, per accedere all’insegnamento bisognerà conseguire una formazione specifica mediante un percorso universitario, che dia appunto accesso ai 60 crediti richiesti.
La questa non è l’unica novità introdotta. Gli aspiranti insegnanti dovranno anche sostenere un concorso pubblico, che potrà essere organizzato a livello regionale o inter-regionale. Inoltre, pur avendo superato il concorso, l’insegnante sarà sottoposto ad un periodo di prova di un anno.
Dopo questa prova, si dovrà sostenere un esame finale.
Le nuove modifiche che cambiano il volto al reclutamento docenti sono state volute per migliorare la qualità dell’insegnamento negli istituti italiani.
Come ottenere i 60 CFU: il percorso formativo
Secondo quanto previsto dalla nuova Riforma, sono le Università ad organizzare percorsi specifici di formazione che consentano di ottenere il 60 CFU previsti per accedere all’insegnamento.
Infatti, ci si può iscrivere a tali percorsi universitari, appositamente strutturati. Non si tratta però di corsi di laurea veri e propri: lo testimonia il fatto che è possibile accedervi anche se contemporaneamente iscritti ad un corso di laurea, sia triennale che magistrale.
Questo è il caso, ad esempio, di tutti quei crediti che non rientrano all’interno del piano di studi del proprio corso di laurea. Si potranno comunque conseguire i crediti mancanti per raggiungere i 60 CFU, pur continuando a frequentare il proprio corso di laurea regolarmente.
Il tirocinio formativo obbligatorio: differenze tra diretto e indiretto
Altra novità che gli aspiranti docenti italiani dovranno affrontare è quella che riguarda il tirocinio obbligatorio, che sarà parte integrante dei 60 CFU previsti.
Secondo la Riforma, infatti, oltre alle attività formative universitarie, i futuri docenti che aspirano ad insegnare nelle scuole secondarie di primo e secondo grado dovranno ottenere:
- 10 CFU mediante tirocinio indiretto
- 20 CFU mediante tirocinio diretto.
Il tirocinio diretto verrà svolto direttamente sul campo: l’aspirante insegnante dovrà infatti effettuare delle attività di insegnamento a scuola. Si tratta di una forma di apprendimento che permetterà al futuro insegnanti di apprendere sul serio lo svolgimento del proprio ruolo.
Per quanto riguarda il tirocinio indiretto, invece, è previsto che vengano svolte delle simulazioni realistiche direttamente all’Università. Anche in questo caso, l’aspirante docente apprenderà ad affrontare il suo ruolo di insegnante al meglio.
Modalità di accesso ai corsi: possibile l’introduzione del numero chiuso
Sfortunatamente, la Riforma Bianchi prevede di apportare anche delle modifiche relative all’accesso all’insegnamento per ciò che concerne il numero degli aspiranti docenti abilitati.
Si parla infatti ormai da mesi di un possibile numero chiuso, che verrebbe introdotto per accedere ai percorsi formativi universitari che permettono di acquisire i 60 CFU richiesti.
Vero è che ancora oggi si attende il DPCM che renda operative le nuove regole, ma è anche altrettanto vero che il numero chiuso è purtroppo molto vicino all’introduzione.
In effetti, senza introdurre una selezione iniziale, il numero di aspiranti docenti che partecipano alla formazione universitaria per ottenere i 60 CFU potrebbe essere di gran lunga superiore rispetto al reale fabbisogno delle scuole italiane.
In ogni caso, comunque, al momento non si hanno ancora informazioni in merito ai criteri di selezione, né ad eventuali requisiti di accesso.
Per scoprirli, dovremo attendere l’apposito DPCM che provvederà ad illustrare le regole nel dettaglio.
Quando i 60 CFU diventeranno obbligatori?
Ci troviamo infatti in una fase che potremmo quasi definire di transizione. Al momento, i 60 CFU non sono ancora richiesti per accedere all’insegnamento.
Oltre a dover attendere la pubblicazione del DPCM, dovremo anche aspettare la data del 31 dicembre 2024. Fino a questa data, chi ha conseguito i 24 CFU entro il 31 ottobre 2022 potrà comunque sfruttarli, completando però l’acquisizione dei crediti richiesti e arrivando ad acquisire i 60 CFU previsti dalla Riforma Bianchi.
60 CFU, in questi casi non vengono richiesti
Infine, è ovvio che non tutti gli insegnanti dovranno necessariamente acquisire i 60 CFU previsti dalla Riforma Bianchi. Ci sono infatti determinate categorie che verranno esonerate da tale acquisizione.
In primis, coloro che sono precari, ma hanno cumulato almeno tre anni di servizio nell’ultimo quinquennio potranno evitare di acquisirli, in quanto per loro non sono obbligatori.
Una volta superato il concorso nazionale, entro dodici mesi dalla presa di servizio dovranno acquisirne solamente 30.
Un discorso analogo viene fatto per chi ha già conseguito un’abilitazione per classe di concorso differente o altro grado di istruzione, o per chi ha ottenuto l’abilitazione come insegnante di sostegno. Tutte queste categorie di docenti non dovranno conseguire 60 CFU, ma solamente 30 crediti.
In ultimo, i 60 CFU non servono a chi intende inoltrare la MAD per lavorare nelle scuole. Così come anche i vecchi 24 CFU, per l’assegnazione delle supplenze temporanee ottenute mediante la messa a disposizione non verranno richiesti i 60 crediti, necessari solo per l’abilitazione all’insegnamento.
Possedere i 60 CFU nel caso di invio di una MAD, tra l’altro, non consente di ottenere alcun beneficio, né nessuna priorità per ricevere l’eventuale incarico di supplenza in una scuola.